Persone, non numeri: a Roccella l'odissea dei migranti e il grido d'allarme dei soccorritori - FOTO

migranti-roccella-ildispacciodi Mariateresa Ripolo - Una foto segnaletica e sul petto il numero con cui vengono identificati dopo aver toccato finalmente terra dopo giorni in mare aperto.

Tanti. Troppi per la macchina organizzativa operativa a Roccella Jonica. Il Porto delle Grazie, soprattutto negli ultimi mesi, è la meta delle imbarcazioni che vengono soccorse senza sosta al largo delle coste della Locride. Solo ieri quattro sbarchi. Persone provenienti prevalentemente da Afghanistan, Siria, Iraq, Iran, Pakistan, Bangladesh.

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Qualche giorno fa, in un solo giorno, trecento migranti tutti provenienti dall'Egitto.

Si è arrivati a contare oltre quaranta arrivi negli ultimi quattro mesi nel porto della cittadina della Locride, il cui sindaco oggi chiede a gran voce l'intervento della prefettura reggina.

Ma chi assiste al loro arrivo lo sa meglio di chiunque altro: i migranti, - donne, uomini, bambini - le cui vite vengono spesso ridotte a semplici numeri e a statistiche settimanali, sono molto più di quello.

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Donne e uomini in prima linea

«È impossibile non essere coinvolti emotivamente durante gli sbarchi. Come possiamo non esserlo quando vediamo quei bambini salutarci con la manina ancor prima di scendere dall'imbarcazione?». Concetta Gioffrè è la presidente della Croce Rossa-Comitato Riviera dei Gelsomini. Senza il prezioso contributo dei volontari della CRI gli sbarchi non potrebbero avvenire in sicurezza. Al Porto di Roccella, il container che li ospita - e dentro il quale si rifocillano tra un intervento e l'altro - è un punto di riferimento per i soccorsi. L'organizzazione è minuziosa.

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All'interno generi alimentari, indumenti e dispositivi di protezione indispensabili per non entrare direttamente in contatto con i tantissimi migranti a cui danno assistenza ininterrottamente. «Il problema - ci spiega Gioffrè - non è solo il Covid. Spesso vengono riscontrati anche casi di scabbia». Alcuni arrivano in condizioni disperate. «Ci troviamo davanti persone che non mangiano e non bevono da diversi giorni. Il nostro compito - spiega Gioffrè - è fornire loro assistenza da questo punto di vista, ma non solo». «I soccorritori - racconta - hanno visto con i loro occhi i segni delle torture dei lager libici», i centri di detenzione per migranti in Libia, luoghi di violenze e torture, da cui spesso provengono. 

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Una donna di mezza età si accascia a terra. È stremata dalla traversata e soffre di ipotensione, spiegano agli interpreti le persone che le stanno accanto. Lei e molti altri hanno i vestiti bagnati. A soccorrerla un'infermiera, anche lei volontaria della Croce Rossa.

Alcuni camminano scalzi perché hanno le scarpe zuppe di acqua salata. Un'ora dopo l'arrivo dei primi migranti soccorsi dalla Guardia Costiera, approda un veliero con a bordo anche un bambino di pochi mesi.

Indumenti asciutti, coperte per avvolgere chi non riesce a riscaldarsi dopo aver trascorso chissà quante notti in mare. Cibo e acqua, omogeneizzati e un biberon. I volontari pensano a tutto. Ma sembra non bastare. Perché è solo l'inizio di una giornata che sembra infinita.

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Emergenza senza fine

La richiesta da parte del sindaco di Roccella, Vittorio Zito, alla prefettura di Reggio Calabria è quella di un "intervento urgentissimo". «Roccella - afferma la presidente Gioffrè - è stato sempre un porto gestibile, nell'ultimo anno però si può parlare di una vera e propria emergenza». Negli ultimi mesi, e soprattutto dopo gli sbarchi dei giorni scorsi, la macchina dei soccorsi fatica. Croce Rossa, Protezione Civile, forze dell'ordine, Usmaf, Usca, 118. «Ultimamente abbiamo difficoltà a coordinare il tutto», spiega Gioffrè, «Normalmente dopo l'identificazione e l'esito del tampone venivano ospitati presso una struttura comunale, da qualche giorno la situazione è cambiata».

Nella richiesta di "intervento immediato e straordinario" alla Prefettura e alla Regione, il primo cittadino evidenzia le criticità causate dal sovrannumero di interventi. «Gli ultimi sbarchi - scrive il primo cittadino in data 20 ottobre - hanno fatto registrare la presenza di numerosi casi di positività al Covid la cui gestione, che non compete in alcun modo al Comune, ha registrato fortissime criticità. A ciò si aggiunga che la struttura messa a disposizione dal Comune non consente di ospitare più di 120 migranti ma questo numero è stato più volte e ampiamente superato e ciò ha comportato importantissime criticità di carattere igienico sanitario». Ma non solo. Zito infatti evidenzia le criticità determinate dalle ingenti spese affrontate dall'Ente comunale.

Una gestione, che secondo il sindaco di Roccella «non può più essere affidata al solo Comune e necessita di una regia e di un potere decisionale adeguato alle necessità».

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«Faremo tutto quello che possiamo affinché l'assistenza ai migranti continui in modo dignitoso, ma attendiamo risposte», ci spiega la presidente Gioffrè prima di tornare in prima linea. Gli arrivi proseguono anche di notte, alle 22 un altro sbarco. La macchina dei soccorsi riparte.