Voci dalla zona rossa: rassegnarsi mai, ma quanti sacrifici

download 12di Francesca Gabriele - Ci risiamo. La Calabria di nuovo supera i livelli di contenimento dei contagi e ritorna ad essere zona rossa. Altra mazzata più di ogni altra categoria per i ristoratori e i baristi. Regole rigide e nessuna consumazione all'interno dei locali. Neanche la messa a norma, secondo le disposizioni Anticovid, è bastata.

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Delusione, amarezza, preoccupazione e rabbia sono questi gli stati d'animo diffusi tra gli operatori del settore. Di sacrifici ne sa qualcosa Mauro Scebba, un diploma all'Alberghiero, e un'esperienza nel settore della ristorazione che lo hanno portato ad aprire un ristorante – pizzeria, "Gourmet", tra i più frequentati in quel di Rende, nel Cosentino. Quando tutto sembrava andare bene ci ha pensato la pandemia a creare le prime difficoltà. "La ristorazione è stato, e continua ad essere, il settore più colpito da questa pandemia, si vive – ci ha raccontato - nella completa incertezza. Ritornare nuovamente in Zona rossa è l'ennesima dimostrazione che questa situazione inizia ad essere insostenibile. Abbiamo solo voglia di lavorare, anzi ne abbiamo proprio la necessità, soprattutto ora che siamo in primavera e aspettiamo l'estate. Restare chiusi nelle ore serali e lavorando d'asporto , non ci permette di immaginare un futuro per la nostra attività. Possiamo solo sperare, di ritornare alla normalità, che lo Stato capisca realmente la nostra situazione e che ci dia il suo sostegno".

Non è per nulla ottimista, Felice Caruso, un negozio di calzature ben avviato a Lamezia Terme. "I problemi – ci ha detto subito - sono sia a livello economico e sia a livello individuale. Il futuro appare abbastanza nebuloso anche perché tutto è stato gestito in modo non eccellente".

Attilio Ghionna, non riesce a darsi pace. Proprietario di un rinomato bar a Cosenza centro, da un anno combatte con una situazione così critica e lo fa senza mai mollare e sempre lasciando spazi di riflessione nelle sue esternazioni. "La pandemia è una cosa che almeno gente della mia età si poteva solo immaginare o pensava di poter leggere solo sui libri di storia. È già passato un anno tra speranze e promesse. Ritornare in Zona rossa potrebbe significare la fine per molte attività. Già la situazione economica italiana (soprattutto) ed europea non era delle migliori, ma con il ritorno del virus adesso sarà difficile rialzarsi almeno per categorie come la mia. Per un anno intero ci siamo sentiti dire "ce la faremo"; aprire - chiudere, asporto. La speranza sicuramente è il vaccino e, naturalmente, con queste chiusure ci auguriamo che le istituzioni non ci abbandonino come sta accadendo. A volte, non riuscire a portare un pezzo di pane a casa, per un uomo di quarant'anni, è mortificante".

Giovanni e Cinzia, fratello e sorella, proprietari a Cosenza del bar "Angelo azzurro", fino allo scorso anno, conducevano una vita normale. Il lavoro a conduzione familiare, i collaboratori che avevano trovato un'occupazione in una città del profondo Sud poco riposo, ma tutti con il sorriso sempre stampato sul viso. A parlare è Cinzia. Pragmatica come tutte le donne che hanno sulle spalle sudore e responsabilità. "Paura e incertezza continua" sintetizza così un periodo che inizia a non reggersi.

Fulvio Cicerelli, le sue mani parlano per lui, raccontano, nonostante non abbia neanche cinquant'anni, la vita di un lavoratore. "Da muratore sto lavorando il trenta per cento in meno. Le persone hanno paura di questo maledetto Covid, non è facile avere contatti anche distanziati e per lavoro".

Non si contano negli anni gli artisti che ha portato ad esibirsi nel Cosentino. Ha da poco compiuto i suoi primi sessant'anni, Gianfranco Scalzo. "Lavoro come Road manager musicale per conto di diverse agenzie anche fuori regione. Essendo queste agenzie in difficolta automaticamente lo sono anch' io. Purtroppo, il nostro è un settore dove, o vuoi o non vuoi, richiede la presenza di tante persone".

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Mario Napoli è tra i più apprezzati parrucchieri del Cosentino. Salone sempre pieno, con il ritorno delle restrizioni più rigide ha dovuto sospendere l'attività. "In zona arancione la produttività si era ridotta del cinquanta per cento. Ora, ci dice, le lascio immaginare. Quando tutto sarà finito sarà dura riprendersi".

Ritorna ad esternare, dopo un lungo silenzio, anche Antonio Valente, già vicesindaco di Bianchi, un paese dell'Alto Savuto e amministratore di "TRV" con sede a Rende. "Fare impresa in Calabria implica il doppio delle energie, perché metà le impieghi a pareggiare il disavanzo (infrastrutture, accesso al credito, ecc.), rispetto ad altre località italiane. La pandemia, ora, è stato il pettine in cui tutti i nodi si sono incagliati. Qui, il rosso della chiusura, ha la sfumatura del fallimento di intere classi politiche (di destra e di sinistra). Qui le emergenze (non solo quella sanitaria) si intrecciano e si amplificano; il Covid ora rappresenta l'ennesima sfida per intere categorie che si trovano in ginocchio. Tuttavia, siamo stanchi di veder rappresentata la Calabria solo come aneddoto di mala politica, mala sanità, malcostume. Ritengo che da noi la rassegnazione sia un lusso che non possiamo permetterci. Per cui tocca fare l'ennesimo sforzo e ripartire. Lo dobbiamo a noi, ai nostri figli e alla nostra amata -seppur amara- terra".