Falcomatà si dimetta e si ricandidi. Per la sua dignità e per quella di Reggio Calabria

Falcomata 2 ottobredi Claudio Cordova - C'è un messaggio intellettuale, comunicativo, che può essere messo nero su bianco ed essere più efficace, più devastante, di quanto, a partire dal mese di dicembre 2020, sta affiorando sulle ultime consultazioni elettorali a Reggio Calabria?

Probabilmente no.

Il punto è che, quasi nessuno, sembra voler recepire quanto le indagini stanno facendo emergere sul conto del consigliere comunale del Partito Democratico, Antonino Castorina. E a poco valgono gli appelli al recupero della fiducia e della dignità della cittadinanza, trasmessi, sia a dicembre, sia ieri, dal questore di Reggio Calabria, Bruno Megale, reggino e sconfortato, prima ancora come cittadino, che come poliziotto, dal quadro sconfortante del "Sistema Castorina".

Se il primo troncone dell'indagine aveva fatto emergere lo squallore di determinati comportamenti, che vanno ben oltre il dato penale e giudiziario della vicenda, l'ulteriore ordinanza di custodia firmata dal Gip Stefania Rachele, regala alla città un quadro di illegalità, ma, soprattutto, di ignoranza e sciatteria amministrativa che, dopo gli anni bui dello scioglimento per 'ndrangheta del Comune, Reggio Calabria sperava di essersi lasciata alle spalle.

Il "Sistema Castorina" era ben noto a tutti, almeno a partire dal 2018. Ma nessuno ha fatto nulla per contrastarlo, anzi, ignoranza e quella sciatteria (nel migliore delle ipotesi) hanno contribuito al suo consolidamento, al suo perfezionamento, tramite l'occupazione, anzi, come è scritto nelle carte d'indagine, "l'infiltrazione", in incarichi cruciali, come quello della Commissione Elettorale, che Castorina si sarebbe accaparrato in maniera illegittima e nel silenzio generale.

Anche di politici esperti.

Come è possibile che un presidente del consiglio comunale pro tempore, come Demetrio Delfino, non conoscesse le più elementari norme che regolano le commissioni, quelle, cioè, che sanciscono l'ingresso o la fuoriuscita di un componente? Una ignoranza inaccettabile, soprattutto perché Delfino, nella vulgata, è sempre stato considerato "uno dei migliori", quello con "una storia politica". Eppure, sarebbe stato proprio Delfino il primo ad avallare, non facendo nulla, le condotte di Castorina, diventando un indagato proprio per la sua ignoranza amministrativa, manifestata candidamente davanti agli inquirenti, che lo interrogavano come testimone, ma che, in diretta, nel corso dell'interrogatorio, hanno dovuto prendere atto dei profili di natura penale che stavano emergendo a suo carico.

Per questa ignoranza amministrativa, Delfino otterrà anche la "promozione" ad assessore comunale, nel secondo mandato di Giuseppe Falcomatà, forse anche per togliere dalla Giunta qualche indagato/imputato, figure che non mancano tra i sodali del primo cittadino.

Ma, adesso, anche Delfino è indagato.

E, però, come detto, si continua a voler minimizzare un problema che, ancor prima che penale, è politico. Falcomatà, infatti, ha rinnovato la fiducia al suo assessore, che, nonostante tutto, non deve dimettersi. C'era una volta la questione morale nella sinistra.

Ma veniamo proprio al sindaco di Reggio Calabria.

Come è possibile che, davanti ai magistrati, Falcomatà non ricordi di fatto nulla rispetto a quelle vicende? Come è possibile che venga smentito – e che tutto ciò non abbia alcun senso politico - dal suo capo di Gabinetto, Giampaolo Puglia, che con fermezza ha affermato di averlo informato circa le grandi manovre messe in atto da Castorina già dal 2018. Come è possibile che un sindaco, ormai al secondo mandato, possa ignorare, come nel caso di Delfino, alcune norme basilari della Pubblica Amministrazione, arrivando persino a firmare deleghe in mezzo alla strada, a margine di un incontro pubblico?

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Il primo mandato di Falcomatà si è caratterizzato per il cosiddetto "Caso Miramare", che ha portato il sindaco e diversi membri dell'ex Giunta tuttora imputati in un lungo processo. Adesso, nel "secondo tempo", arriva qualcosa di ancor più grave, di ancor più vergognoso: l'ipotesi concreta che le elezioni del 20 e 21 settembre 2020 abbiano subito pesanti condizionamenti per via di evidenti irregolarità, peraltro già sollevate nell'imediatezza del voto.

Non si può far finta di niente o scaricare tutto sull'inqualificabile Castorina. 

Sarebbe interessante quindi conoscere quali scorciatoie del cervello percorrono coloro i quali, in seno all'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, pensano ancora di poter continuare la vita di questa consiliatura.

Vale per tutti, non solo per il centrosinistra.

Mesi fa, era stata anche lanciata l'idea di una dimissione di massa, che potesse porre fine a questo scempio. E, ovviamente, è caduta praticamente nel vuoto, con la sola adesione della consigliera Filomena Iatì, che anche ieri ha rilanciato la volontà di "staccare la spina". Lo stesso Saverio Pazzano, presentatosi come "homo novus", come novello Che Guevara, rimane incollato allo scranno. Delirante la nota rilasciata ieri in cui, a fronte della gravità della realtà, il suo gruppo ha parlato di "quadro ambiguo". Ambiguo...

C'è poco da aspettarsi, invece, dalla dignità del centrodestra, che nei mesi si è fatto passare addosso la vomitevole vicenda che ha riguardato il consigliere Massimo Ripepi, peraltro recentemente beccato in un "pizza-party", mentre la gente continua a soffrire, ammalarsi e morire per la pandemia. Alcune settimane fa, anche il boicottaggio all'iniziativa promossa dal consigliere di Forza Italia, Federico Milia.

Incollati a uno scranno per qualche centinaio di euro.

Tutto ciò porta all'ultima ipotesi. Fantascientifica vista la pochezza dei soggetti in questione. Che possa essere la maggioranza stessa a rendersi conto che la narrazione che racconta come quelli accertati fin qui dalla Procura di Reggio Calabria siano fatti isolati, riconducibili al solo Castorina, non regge più.

E' un dato di fatto. Storico, non giudiziario. Ma la politica è fatta di realtà, di capacità, di sentimenti, di visione, di percorsi, che vanno ben oltre le indagini o le aule di giustizia. 

E quindi, adesso, Falcomatà, che è scampato alla sconfitta solo grazie al nulla cosmico rappresentato dal suo ultimo rivale, Antonino Minicuci, deve superare la paura di perdere e prendere una decisione, che lo farebbe uscire da signore, in una vicenda in cui a soffrire è tutta la città.

Glielo consiglino coloro i quali gli stanno vicini. Glielo consigli il vicesindaco Tonino Perna. Prima che sia troppo tardi.

Nessuno chiede a Falcomatà di dimettersi e di cambiare continente. Ma dignità politica e amore per la città dovrebbero imporre un passo indietro, mantenendo la propria linea: lo deve alla città, ma lo deve anche a se stesso se non vuole convivere con il sospetto di aver vinto un'elezione drogata. Dovrebbe quindi dimettersi e, rivendicando la propria correttezza, ricandidarsi, dando nuovamente voce, quando la pandemia lo permetterà, a una cittadinanza che merita qualcosa di diverso rispetto al "Sistema Castorina".

Se ancora crediamo in Reggio Calabria.