Maledetto 2020, addio. Ci hai cambiato per sempre

esercito bergamodi Pasquale Romano - Angoscioso, straziante, quasi infinito. Oggi il 2020 chiude un sipario che sembrava apertosi in un'altra vita. Perche' il 31 dicembre del 2019 era, a tutti gli effetti, un'altra vita. Dodici mesi in cui le abitudini sono state stravolte, la quotidianità spazzata via, le città di ogni continente sono diventati agghiaccianti teatri fantasma. Il mondo 'normale' ha praticamente cessato di esistere. Accadimenti, malattie, novità di ogni tipo e forma: qualsiasi cosa è stata subordinata, passata in secondo piano rispetto al Covid-19.

Ogni essere umano ha scoperto la paura, o almeno una nuova sfumatura che non aveva mai conosciuto prima. La solitudine, elemento spesso temuto e talvolta allontanato con sospetto, è diventata compagna fedele. Il 2020 ci ha costretto a fare i conti con noi stessi. Ci ha messo davanti ad uno specchio, nudi e soli, impotenti e completamente all'oscuro del domani. La percezione del vivere alla giornata si è democraticamente accentuata, facendo pesare ogni giro di lancetta come fosse a rallentatore.

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Un esame di vita che nessuno si aspettava di dover affrontare e (anche) per questa ragione complicatissimo. Un esame che, se superato, ha comunque chiesto un prezzo alto in cambio. Ognuno ha ben stampata nella mente la sua fotografia personale dell'anno che sta per concludersi. Chi ha avuto la fortuna di non dover vivere in prima persona, o tramite familiari e persone care, il viaggio dalla destinazione incerta chiamato Covid-19, ne ha comunque una rappresentazione individuale. Ogni paese sparso per il mondo ha avuto le sue bare per le vie di Bergamo, il personale sanitario stremato dal lavoro, i malati costretti a dire addio ai propri cari tramite telefono.

Eravamo psicologicamente, fisicamente e ideologicamente impreparati ad uno tsunami di questo tipo. Come fosse un puzzle intricato, le anime di ogni essere umano nel corso dei 365 giorni si sono scomposte e ricomposte in modo diverso rispetto alla versione precedente.

Non saremo mai più quelli di prima, il 2020 ci ha cambiati per sempre, e ad ognuno spetta il personale compito di capire se in meglio o in peggio. Sarà questa la più grossa eredità da portare nel nuovo anno, un fardello confezionato su misura e che costringerà ad affrontarsi ancora una volta.

Del tunnel buio però si inizia a intravedere la fine, la speranza torna a fare capolino dopo mesi nei quali aveva dovuto lasciare posto esclusivamente a paure e preoccupazioni. La lunga e triste processione sembra avvicinarsi all'ultima stazione, quella da cui sarà possibile ripartire.

Serve immaginazione per trovare qualcosa di positivo vissuto nel 2020 da portare nel nuovo anno. Ma forse una cosa c'è, il 31 dicembre. L'ultimo giorno di un anno che, comunque vada, non potrà più ritornare.