Occupazione dei posti chiave tra spettro-‘ndrangheta e “questione morale”: passa dalla Calabria la scalata al Grande Oriente d’Italia

massoneriapersone500di Claudio Cordova - La nuova Gran Maestranza verrà votata tra circa tre anni, ma la corsa è già partita, anche attraverso l'occupazione di postazioni di grande rilievo all'interno della massoneria. L'attuale Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Stefano Bisi, infatti, concluderà il suo secondo mandato e non potrà più ricandidarsi.

Ma i giochi o, verrebbe da dire, le trame, sono già in atto da un po'.

Centrale, evidentemente, il ruolo rivestito dalla Calabria. Tra tutte le regioni italiane, infatti, la Calabria è tra quelle a più alta presenza massonica. Un dato notorio. Che, però, non ha solo significati sociologici e, in alcuni casi, di rilievo penale. Tutto ciò, all'interno della massoneria nazionale pesa. Pesa molto. Basti pensare che, alle recenti elezioni per il Consiglio dell'Ordine, solo la Toscana ha eletto più rappresentanti rispetto a Calabria e Sicilia.

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Il Consiglio dell'Ordine della Massoneria è, per intenderci, una sorta di Parlamento nazionale della Fratellanza.

A metà dello scorso settembre, quindi, non più tardi di un mese e mezzo fa, il Gran Maestro Bisi ha proclamato l'elezione dei consiglieri nazionali e la Calabria (come la Sicilia) ha eletto ben 5 rappresentanti. Solo la Toscana ha una rappresentanza maggiore, 6 unità. Una proporzione non di poco conto se si pensa che regioni importanti, come il Lazio, la Lombardia o il Piemonte ne eleggono solo 4.

E tra le persone elette (e, quindi, votate dagli altri fratelli) spicca il nome di Cosimo Petrolino. Non un nome nuovo. La sua vicenda e la sua appartenenza massonica emergono nell'inchiesta "Eyphemos", con cui la Dda di Reggio Calabria ha colpito la 'ndrangheta di Sant'Eufemia d'Aspromonte e dintorni. A finire in carcere, ancor prima di insediarsi a Palazzo Campanella, anche il consigliere regionale Antonino Creazzo, di Fratelli d'Italia, anch'egli massone, accusato di connivenza con la 'ndrangheta. Dall'indagine sarebbe emerso un episodio estorsivo, aggravato dal metodo mafioso, commesso da Francesco Crea, soggetto di Taurianova, ai danni di Cosimo Petrolino. A seguito di un prestito di 57mila euro restituito in misura maggiorata di euro 65mila euro, Francesco Crea, con minacce, avrebbe compiuto infatti atti univocamente diretti a conseguire la disponibilità di un importo maggiore, ovvero ulteriori 35mila euro, provocando nella vittima uno stato di esasperazione. Secondo l'indagine "Eyphemos", l'azione delittuosa di Crea non sarebbe stata portata a compimento, grazie all'intervento in ausilio di Petrolino proprio di Nino Creazzo, che avrebbe investito della risoluzione della vicenda l'amico 'ndranghetista Domenico Alvaro, uomo forte del casato di Sinopoli. Questi avrebbe fatto pervenire tramite terze persone un'ambasciata mafiosa a Francesco Crea, obbligandolo a rinunciare al suo asserito credito verso Petrolino, comunque privo di qualsiasi titolo giustificativo.

Si tratta della vicenda già in parte emersa nelle conversazioni tra Creazzo e la moglie Ivana Fava, ufficiale dell'Arma dei Carabinieri e figlia di quell'Antonino Fava, anch'egli carabiniere, ucciso insieme al collega Giuseppe Garofalo in un agguato dalla 'ndrangheta, probabilmente nell'ambito della strategia stragista porta avanti dalla criminalità organizzata calabrese in combutta con Cosa Nostra nei primi anni '90. (leggi qui). La ragione per cui Creazzo avrebbe assunto l'incarico di intervenire in favore di Cosimo Petrolino risiederebbe proprio nella comune appartenenza alla massoneria. Nelle intercettazioni si fa riferimento alla loggia "Pitagora" e all'importanza che Petrolino rivestirebbe all'interno della massoneria. Anche grazie a queste intercettazioni di fine 2019, forse, si può spiegare l'elezione di Petrolino nel "Parlamento" della massoneria nazionale, arrivata peraltro diversi mesi dopo che il coinvolgimento di Creazzo per "risolvere" l'estorsione era divenuto pubblico.

Comportamenti, quelli che sarebbero stati messi in atto da Creazzo e da Petrolino, che andrebbero a cozzare, peraltro, con gli insegnamenti dei "puristi" della massoneria. L'uomo Massone non può comportarsi da "Iniziato" all'interno del Tempio e da "Non Iniziato" al di fuori di esso, in ogni manifestazione della sua vita. Egli dovrà, quindi, all'esterno, avere un ruolo attivo, vivo, di esempio e di guida, di colui che indica una via da percorrere sicché "se nel lungo cammino della vita qualcuno rimane indietro, Lui è pronto a fermarsi ed aspettarlo".

In politica si chiamerebbe "questione morale". Tutto ciò, però, non avrebbe impedito a Petrolino di continuare la propria ascesa all'interno della massoneria. Del resto, già alla fine del 2019 il massone e politico Nino Creazzo diceva: "Poi ricordati ... però ... una cosa, che se ... se ci saranno sgambetti a ... a Petrolino ... l'unico che glieli può fare è Uccio! Non ce ne sono altri!". Un soggetto, "Uccio", che l'indagine non riuscirà a identificare. In quell'inchiesta, diversi sono i riferimenti alla massoneria. Le dichiarazioni, per esempio, del vicesindaco di Scido, centro della Piana di Gioia Tauro, Giuseppe Tarsitani, che ha avuto un fratello ucciso in agguato mafioso: "Io stesso sono "massone", iscritto alla loggia Pitagora di Reggio Calabria, da tre anni, ma dopo il primo anno, non ho più frequentato. L'esponente più importante è Peppe Giannetto. Ne fa parte l'avvocato Bizintino, originario di Sinopoli, che vive a Reggio e la cui madre è un'Alvaro. Parla spesso di ndrangheta. Il "Venerabile" è l'avvocato Menonna. So che a Locri c'era una "loggia deviata" cui apparteneva un Papalia, Pietrangelo o Piero Angelo, di Delianuova che si congratulò circa il fatto che fossimo diventati fratelli".

Insomma, sarebbero ben lontani i tempi delle denunce del Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, che aveva parlato, negli anni '90, di 28 logge calabresi su 32 infiltrate dalle cosche o quelli, assai più recenti (siamo nel 2013) in cui l'allora Gran Maestro Gustavo Raffi scioglieva per infiltrazioni mafiose la loggia "Rocco Verduci" di Gerace.

La Calabria pesa. Il peso e la rappresentanza dell'Obbedienza calabrese, peraltro, emerse anche qualche anno fa nei rilievi mossi dalla Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Rosi Bindi. Ma la Calabria continua a pesare tuttora. Anche in vista della successione di Bisi.

Nelle intercettazioni, infatti, viene menzionato un altro massone di enorme livello con cui Petrolino sarebbe in ottimo rapporti: Antonino Seminario. Dice l'ex consigliere regionale Creazzo: "Cosimo si deve tenere buono perché ... sennò non prende nie ... ma Cosimo è ... io ti dico io, che Cosimo con Tonino Seminario, lo so io per certo, vanno bene".

Ma chi è Antonino Seminario?

Gran Maestro Aggiunto (una sorta di vice di Bisi, quindi), originario di Crosia, nel Cosentino. Questa la sua descrizione dalla fonte ufficiale del Grande Oriente d'Italia: "Risiede a Rossano dove ha sede anche la sua loggia di appartenenza, la "Francesco Galasso" (1269) di cui è uno dei fondatori ed è stato maestro venerabile. Iniziato nel 1986 nella Loggia Luigi Minnicelli (972), sempre di Rossano, ha ricoperto la carica di Grande Ufficiale, di Presidente del Collegio Circoscrizionale della Calabria e, infine, di Primo Gran Sorvegliante nella Giunta del Grande Oriente d'Italia nel quinquennio 2014-2019. Appartiene al Rito Scozzese Antico ed Accettato, insignito del 33esimo grado, ed è membro attivo del Supremo Consiglio. Sposato e padre di due figli, ha conseguito il diploma secondario superiore e ha frequentato corsi in Economia presso l'Università di Salerno. Interrotti gli studi universitari, si è dedicato all'attività imprenditoriale e commerciale di aziende operanti nell'ambito del petrolio, gas ed energia. Lavora in Calabria come consulente d'imprese e società".

Soggetto, quindi, di grandissima influenza nella massoneria, non solo calabrese, che, stando alle ultime evoluzioni, sarebbe tra i papabili proprio per la successione a Stefano Bisi al vertice del Grande Oriente d'Italia. E, anche, qui, i riferimenti nell'indagine antimafia, vanno a cozzare con quello che dovrebbe essere il fine ultimo della massoneria, puramente filantropico. Creazzo, infatti, parla di nomine massoniche ispirate da Petrolino e Seminario: "Perché di solito, l'Ispettore Circoscrizionale ... figurati che se ne frega Tonino Seminario ... da chi gli arrivano? Dalla "Pitagora" glieli manda Cosimo ... da Reggio glieli manda Mimmo Battista ... voglio dire ...---//".

Seminario e Petrolino, uomini di grande livello all'interno della massoneria calabrese, a loro volta legatissimi a Ugo Bellantoni, vibonese, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d'Italia e Sovrano del Rito Scozzese, quello maggiormente riconosciuto all'interno della Fratellanza, quello a cui appartiene Seminario. Qualora Seminario dovesse effettivamente decidere per una scalata elettiva al Grande Oriente potrebbe contare sull'appoggio di Bellantoni, che nel Vibonese (una delle province a più alta densità massonica) e in Calabria rappresenta una vera istituzione.

Bellantoni fu accusato, con l'esecuzione della maxi-operazione "Rinascita-Scott" di concorso esterno in associazione mafiosa. Sarà la stessa Procura di Catanzaro, retta da Nicola Gratteri, a stralciare successivamente la posizione di Bellantoni, chiedendone l'archiviazione. Dopo una parentesi con alcune ombre (una "triste vicenda" la definirà l'avvocato di Bellantoni dopo la richiesta di archiviazione), quindi Bellantoni continua a essere uno degli elementi più influenti della massoneria calabrese e non solo. Con lo stesso decreto con cui il Gran Maestro Bisi ha proclamato l'elezione del Consiglio dell'Ordine (e quindi anche di Petrolino) ha proclamato Domenico Bellantoni, figlio di Ugo, giudice della Corte Centrale del Grande Oriente d'Italia.

Una sorta di Cassazione della massoneria nazionale.