Ma Spirlì difende la gita allo stadio: "Violenza ottusa da mestatori di fango"

spirlifalcomatastadio2"Offende la Calabria tutta e i calabresi, la violenza ottusa e malevola che un plotone di 'comandati a distanza' semina, ad ogni pie' sospinto, sulle pagine social. Oggi più che mai, un manipolo di mestatori di fango mediatico ha tentato di mescolare verità e opinione, col solo fine di attaccare il presidente della Regione". Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Calabria Nino Spirlì, dopo le polemiche per la sua presenza oggi allo stadio "Granillo" di Reggio Calabria (insieme al sindaco Giuseppe Falcomatà) dove si disputava l'incontro fra Reggina e Vicenza. "Definire il lavoro di centinaia di operatori sportivi, a partire dai calciatori fino ai tecnici, dagli arbitri ai dirigenti, dai sanitari ai titolari di impianti, 'un divertimento', 'un gioco', 'un passatempo' di cui, addirittura, vergognarsi, è demoniaco", scrive Spirlì, che poi aggiunge: "Definire un incontro di calcio un'occasione di passatempo inutile è vergognosamente offensivo, se non colpevole! Il fine ultimo, chiaramente, era quello di colpire il presidente della Giunta, il quale, in quanto tale e in quanto delegato allo Sport, ha voluto onorare l'intero comparto, accettando l'invito del Presidente di una nobile squadra calabrese - la Reggina, appunto - a presenziare, in uno stadio aperto, secondo le norme, ad un ridotto numero, e abbondantemente presidiato dalle FFOO, all'appuntamento settimanale col campionato. Nulla di cui doversi vergognare! Anzi"

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Certo, prosegue Spirlì, "la nostra Regione, come tutto il mondo, sta vivendo giorni, mesi, un anno, terribili. E, alla morsa del Covid, stiamo dedicando le ore di tutti i nostri giorni. In ogni campo. Da quello sanitario (ferito da decenni di furti e silenzi) a quello dell'istruzione, del lavoro, dell'impresa, dei commerci, dell'arte, della cultura, dei traporti...in ogni campo: anche in quello dello sport. Che non è un passatempo né una vergogna. Vergognoso è accanirsi, oltretutto a comando, con le istituzioni e con chi, gli sportivi, svolge un lavoro dignitoso e con grande difficoltà". Subito dopo Spirlì sottolinea: "Non è piacevole, per i calciatori e le terne, scendere in campo, col cuore stretto nell'ansia e nel dolore: eppure, lo fanno. E a loro bisogna pensare quando, comodi col cellulare o il computer in mano, offendiamo il loro impegno! Certo, le elezioni sono all'orizzonte, ma l'umanità non si pesa a schede elettorali. Né - conclude Spirlì - a maledizioni sganciate come bombe a mano. Quelle, sono solo simbolo di debolezze morali o stanchezze. Nell'ultimo caso, generano compassione. Nel primo, pena. Molta pena".