Lega, Tilde Minasi verso palazzo Madama ma lei non conferma: "Non ho ancora certezze"

minasi-tildeNon c'è ancora la foto sul sito del Senato, ma la leghista Tilde Minasi, a quanto apprende AdnKronos sarebbe in procinto di sciogliere la riserva, scegliendo palazzo Madama, dove è subentrata, lo scorso 2 dicembre, al posto di Paolo Saviane, il leghista veneto, scomparso ad agosto.

Sarà lei, tranne colpi di scena dell'ultima ora, la 64esima esponente della compagine di Salvini al Senato, il secondo gruppo più numeroso di Palazzo Madama, dopo il movimento Cinque stelle, che conta 75 'portavoce'. Da parte dell'avvocato di Reggio Calabria, attuale assessore regionale alle Politiche sociali, non arrivano conferme ("non ho ancora certezze", si limita a dire all'AdnKronos).

Ma la riflessione del fine settimana - e i contatti con Matteo Salvini - avrebbero spinto la 61enne calabrese per la scelta che la porterà in pianta stabile nella capitale. Un senatore in più per la Lega e uno in meno per Fdi, visto che in caso di rinuncia a Roma della Minasi, si sarebbe dovuto dare spazio al Senato al secondo dei non eletti in Calabria, il vibonese Fausto De Angelis, che nel 2018 si candidò con la Lega, ma che poi approdò al partito della Meloni. Riavvolgendo il nastro, quello di giovedì scorso, 2 dicembre, giorno in cui il presidente del Senato, Elisabetta Casellati la proclamò senatrice, vide in Aula, in Senato, un braccio di ferro dai toni aspri tra i due maggiori partiti del centrodestra, tra Lega e Fdi, in competizione per avere nuovi senatori, dopo addii e scomparse premature come quella di Saviane.

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Da una parte i salviniani che chiedevano di subentrare con un loro uomo, 'pescando' fuori dal Veneto, dove non avevano altri candidati da eleggere, dall'altra Fdi che puntava a portare in Senato Bartolomeo Amidei, ex sindaco di Loreo ed ex senatore, primo dei non eletti di Fdi in Veneto, che chiedevano invece al Senato di muoversi nella logica della successione territoriale e di coalizione.

A dirimere la vicenda fu Casellati, che preso atto di quanto deciso dalla giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama. Una proclamazione tra le contestazioni, con Salvini che accusò in aula gli alleati ("Per umanità chiedo di chiuderla con questa farsa, per rispetto di un senatore, della sua famiglia e di un'intera comunità che sanno benissimo chi dovrebbe sedere al posto di Paolo", fu il suo j'accuse).

A replicargli Ignazio La Russa che spiegò di essere "sorpreso dai toni incomprensibili usati dai leghisti, perché pur ritenendo eticamente e moralmente legittima la loro pretesa, dal Veneto era arrivata la richiesta di nominare un veneto, come peraltro prescrive la Costituzione".

Poi la settimana di riflessione che ha sciolto il rebus. Ma in agguato restano sempre possibili ricorsi, che potranno essere presentati entro 20 giorni dalla nomina del 2 dicembre.

(Adnkronos)