"Amore letale". Le minacce, la trappola, l'esecuzione a colpi di fucile: Vangeli ucciso e gettato nel fiume Mesima

omicidiovangeli2Gli investigatori hanno ricostruito la vicenda relativa all'omicidio di Francesco Domenico Vangeli, il 26enne di Scaliti di Filandari, nel vibonese, scomparso il 9 ottobre dell' anno scorso e mai più ritrovato.

Il giovane, secondo quanto è stato appurato, sarebbe stato colpito con un fucile, messo in un sacco di plastica, ancora morente, e gettato nel fiume Mesima. Sarebbe morto in modo atroce, dopo una agonia di qualche minuto.

L'operazione denominata "Amore letale" è stata condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia che hanno fermato uno degli esecutori materiali dell'efferato delitto.

Si tratta di Antonio Prostamo, classe '89, di San Giovanni di Mileto, ritenuto dagli inquirenti esponente apicale della Locale di 'ndrangheta dei "Pititto-Tavella-Prostamo". È accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso e di distruzione di cadavere.

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Il provvedimento di fermo arriva al termine di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta dal Procuratore Nicola Gratteri e, oltre a colpire il 30enne di San Giovanni di Mileto, coinvolge quale corresponsabile a pari titolo dell'omicidio anche il fratello di quest'ultimo, Giuseppe Prostamo, classe '84, attualmente detenuto nella casa circondariale di Vibo dopo essere stato arrestato nel maggio scorso per essere stato trovato in possesso di un'arma clandestina con tanto di relativo munizionamento. Adesso deve rispondere anche di omicidio aggravato dal metodo mafioso, minacce e porto abusivo d'arma da fuoco oltreché di distruzione di cadavere. Le attività tecniche svolte dai militari dell'Arma hanno permesso di ricostruire nel dettaglio l'intera vicenda. L'arma utilizzata per il delitto era dunque un fucile occultato all'interno di un pozzo artesiano nei paraggi del fiume Mesima.

Alla base del delitto ci sarebbe infatti la contesa di una giovane di Scaliti di Filandari da parte della vittima, ovvero Vangeli, e di uno dei suo presunti carnefice, Antonio Prostamo. Quest'ultimo lo avrebbe anche minacciato di morte e addirittura di scioglierlo nell'acido con messaggi whatsapp indirizzati sul telefono cellulare utilizzato da Vangeli, sequestrato e analizzato dai Carabinieri. L'altro Prostamo, Giuseppe, avrebbe invece vantato dei crediti di droga da Francesco Vangeli il quale gli avrebbe pure sottratto un'arma da fuoco poi rinvenuta nelle disponibilità del padre a Pisa. La sera della scomparsa sarebbe stato attirato a San Giovanni di Mileto con l'inganno. Da quanto emerso infatti i Prostamo lo avrebbero invitato a raggiungere la loro abitazione per la realizzazione di un tavolino in ferro battuto essendo Vangeli un artigiano come il padre Valerio. Un inganno che lo ha condotto alla morte.