Pacilè si dimette da segretario del Circolo Pd di Vibo Valentia

"Da quando ho iniziato ad occuparmi attivamente della cosa pubblica, ho sempre messo la faccia per battaglie e progetti in cui credevo convintamente. A discapito di quanto affermato da qualche "piccola" persona negli ultimi giorni, non sono mai stato la "testa di ariete" di nessuno, né tanto meno l'uomo di chicchessia. Ho sempre ammirato e rispettato il motto "la libertà equivale alla mia vita", libertà di ragionamento politico che io ho e che molte altre persone purtroppo non hanno. Questa libertà di pensiero, mi ha portato, nelle scorse settimane, ad avanzare una proposta politica per la situazione emergenziale che sta attraversando la nostra Città. Tale proposta, da molti riassunta volutamente in mala fede come "inciucio di potere", prevedeva e prevede un accordo programmatico per Vibo Valentia che riguardasse una vasta platea di forze politiche, anteponendo l'interesse comune all'interesse di parte, e coinvolgendo seriamente le migliori forze e i migliori uomini presenti in Città. Tutto questo col solo fine di ricostruire quell'agibilità politico-amministrativa perduta, che nel giro di cinque anni possa far tornare l'alternanza di governo ad essere una seria prassi democratica anche a Vibo Valentia. La proposta poc'anzi brevemente esplicata, condivisa fino a qualche tempo fa da una parte della dirigenza provinciale che ha poi dovuto cambiare idea per diktat provenienti da altre parti della nostra provincia in vista delle prossime elezioni regionali, è stata tuttavia bocciata dal mio partito a livello cittadino. Nel prendere atto che l'alternativa al progetto da me proposto è l'ennesima battaglia minoritaria e velleitaria dove coinvolgere tutta una serie di "vecchi volponi" che nell'ultimo decennio sono stati, ahimè, la rovina del centro-sinistra a Vibo e i co-responsabili della drammatica situazione in cui versa la Provincia, dove non saranno gli iscritti a scegliere il candidato a Sindaco, ma dinamiche che con la Città c'entrano poco, ho deciso di rassegnare oggi stesso le dimissioni da Segretario del Circolo PD di Vibo Valentia. In questi mesi in cui ho avuto l'onore di guidare i democratici di Vibo Città, ho cercato, nei limiti del possibile, di creare nuovamente entusiasmo, aprendo la sede, dando dopo anni la possibilità agli iscritti di esprimersi, ascoltando le associazioni presenti sul territorio, cercando di ridare centralità al partito vibonese (cosa per la quale sono spesso stato ostacolato) ma soprattutto portando tanti giovani all'interno di un partito lontano anni luce dalle istanze giovanili. Purtroppo, a poco più di un anno dalla mia elezione, mi tocca constatare che le incrostazioni presenti nel PD Vibonese sono assai difficili da rimuovere, ma sono sicuro che a farlo, ci penseranno gli elettori (come già per altro hanno fatto alle ultime elezioni politiche) a partire dalle prossime elezioni regionali, bocciando l'operato di chi avrebbe dovuto portare avanti le istanze del territorio vibonese in Consiglio Regionale, ma che invece era troppo impegnato a giocare al divide et impera per riconfermare la propria candidatura. Ho sempre pensato che l'interesse della Città venga prima dell'interesse del Partito, e per questo motivo, alla luce delle drammatica situazione in cui versa Vibo Valentia (si va spediti verso un secondo dissesto finanziario) sono convinto che solo un governo di "salute pubblica", dove coinvolgere il meglio delle forze politiche e civiche presenti in Città, possa essere la soluzione per evitare il baratro. Questo, a differenza di quanto volutamente frainteso da molti, non significa rinunciare alla propria identità politica o non denunciare le responsabilità amministrative degli ultimi anni di governo cittadino, ma significa anteporre per cinque anni l'interesse comune a quello di parte. Per quando mi riguarda continuerò a condurre le mie battaglie liberamente e mettendoci la faccia (cosa che purtroppo molti non possono fare). Per fare la politica serve principalmente buona volontà, ed io continuerò a coltivare questa mia battaglia da cittadino e da semplice iscritto". Lo afferma in una nota Francesco Pacilé.

--banner--