Autobomba a Limbadi (VV), gli indagati restano in carcere

autobomba limbadi3Restano tutti in carcere i quattro indagati raggiunti il 18 luglio scorso da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale con l'accusa di aver fatto saltare in aria con un'autobomba il 9 aprile scorso a Limbadi il biologo Matteo Vinci, ferendo gravemente anche il padre Francesco Vinci. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha infatti rigettato i ricorsi di Rosaria Mancuso, 63 anni, difesa dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Francesco Sabatino; del marito Domenico Di Grillo, 71 anni, difeso dall'avvocato Giuseppe Di Renzo; Lucia Di Grillo, 29 anni (figlia di Rosaria Mancuso), difesa dall'avvocato Giovanni Vecchio e del marito di quest'ultima, Vito Barbara, 28 anni, difeso dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Fabrizio Costarella.Gli indagati sono tutti di Limbadi e si trovano in carcere dal 29 giugno scorso su ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia che pero' all'atto della misura aveva restituito gli atti alla Dda di Catanzaro affinche' avanzasse una nuova ordinanza di custodia cautelare al competente gip distrettuale in quanto i reati di omicidio e tentato omicidio sono aggravati dalle modalita' mafiose. L'autobomba, secondo gli inquirenti, sarebbe stata la risposta di alcuni componenti del clan Mancuso (Rosaria e' sorella dei boss Giuseppe, Diego, Francesco e Pantaleone Mancuso) alla mancata cessione di alcuni terreni agricoli da parte dei Vinci.

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