Cosimo Caglioti morto nel carcere di Secondigliano, la famiglia presenta esposto: “Fare luce sul decesso”

carcere500Chiede di fare luce sul decesso la famiglia di Cosimo Caglioti, il trentenne di "Sant'Angelo" di Gerocarne deceduto mercoledì scorso nel carcere di Secondigliano per cause da accertare. Per questo i familiari hanno presentato un esposto alla Procura del capoluogo campano. I congiunti della vittima si sono affidati agli avvocati Vincenzo Galeota e Luca Cianfaroni, che hanno depositato una perizia medico legale disposta dalla Corte d'appello di Catanzaro in cui si sottolineano "le critiche condizioni di salute del giovane" per le quali si era in attesa della decisione del Tribunale in merito alla richiesta di scarcerazione. Caglioti era stato condannato a 30 anni di reclusione in primo e secondo grado per l'omicidio di Michele Mario Fiorillo, da cui era scaturita la faida tra il gruppo di appartenenza del detenuto deceduto, i Patania di Stefanaconi, e quello rivale dei "piscopisani". Il detenuto deceduto era ritenuto il terminale armato della famiglia Patania, alla quale era legato da vincoli di parentela. Caglioti era detenuto dall'ottobre del 2012, dal giorno cioé degli arresti per la faida eseguiti dai carabinieri su direttive della Dda di Catanzaro, prima nel carcere di Cosenza e successivamente in quello di Secondigliano.

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