La calabrese che salva i migranti coi propri soldi: “Europa non si divida”

catambronereginaRegina Catambrone, donna molto elegante, ed imprenditrice di origini calabresi, che vive da anni a Malta, e che, insieme al marito Chris, ha avviato lo scorso anno Moas, la prima missione privata per salvare gli immigrati che affrontano il pericoloso viaggio nel Mediterraneo.

Oggi la Catambrone torna a parlare di emergenza migranti, alla luce della sua esperienza diretta, affidando una breve intervista ai colleghi dell'Adnkronos nella quale confida in una "Europa che non si divida proprio ora".

"Non è il momento di dividersi, di bloccare le frontiere – dichiara - ma è il momento di cooperare di aiutarsi tra tutti paesi europei".

"Le parole chiave ora dovrebbero essere serietà, etica, moralità e soprattutto solidarietà, e non dovrebbero restare solo parole - ha continuato Catrambone - perché l'Italia non può farsi carico di tutto questo peso: l'Italia ha fatto e continua a fare la sua parte ma ora c'è bisogno di cooperazione da parte degli altri paesi europei. Non si tratta di una questione solo italiana, ma coinvolge tutta l'Europa e tutti devono collaborare: Francia, Germania e anche l'Inghilterra".

Una questione Italiana, e meridionale, nella quale proprio la sua Calabria possiede un ruolo principale.

Una emergenza, quella italiana e calabrese, oggi anche all'esame dell'assise regionale.
"In questo momento a bordo della Phoenix ci sono 403 migranti e la nave ha ricevuto l'ordine di sbarcarli ad Augusta", ha aggiunto ancora Catrambone.

Sono 4.441 le vite salvate finora da Moas, l'organizzazione fondata dalla coppia di imprenditori che dal 2014 si occupa di cercare e soccorrere i migranti in difficoltà nel Mediterraneo.

"La nostra organizzazione nasce sull'onda della tragedia di Lampedusa. Era l'estate di due anni fa eravamo in vacanza nel Mediterraneo e lasciando Lampedusa con una barca presa in affitto, dirigendosi verso Tunisi, vidi a pelo d'acqua una giacca, probabilmente di qualche migrante morto in mare. - ha raccontato Catrambone - Qui la svolta. Decidemmo con mio marito di voler contribuire in qualche modo per tentare di fermare le morti in mare. Avevamo dei soldi da parte e acquistammo una barca, la Phoenix, che finora ha salvato 4.400 persone. Una spesa ben ripagata".

Otto milioni di dollari l'anno scorso

"Voglio lanciare un appello per la raccolta fondi, per le donazioni - ha concluso l'imprenditrice calabrese - perché il numero dei migranti è aumentato e l'anno scorso la missione è costata otto milioni di dollari. Ora attraverso la collaborazione con Medici senza frontiere il cui personale opera sulla nostra nave abbiamo il materiale necessario, coperte, giacchetti salvataggio e kit per un primo lo screening sanitario, ma servono carburante per l'imbarcazione e l'affitto dei droni con due piloti e un ingegnere al seguito, è di 300mila euro per un mese. E la maggior parte dei salvataggi avviene proprio grazie ai droni che localizzano i barconi di migranti".