Reggio brucia. Di coraggio e speranza

MuStruMu7di Anna Zaffino e Valeria Guarniera - Il fuoco non brucia ma alimenta la passione. E' questo il messaggio che arriva all'indomani dell'incendio doloso perpetrato nei confronti del Museo dello Strumento Musicale. Si possono distruggere i beni materiali ma l'amore per tutto ciò che è cultura risiede dentro le persone. Non può essere spento dalle fiamme ma anzi è dalle ceneri che si rialza e rivive.
Attraverso quel Museo - la sua creatura - Demetrio Spagna ha voluto condividere la sua passione per la musica. Strumenti musicali d'epoca ed etnici provenienti da tutto il mondo, spartiti antichi, una ricca biblioteca: un regalo per la sua città. Ha creato con grande forza di volontà un luogo di condivisione, l'ha fatto crescere con dedizione e l'ha custodito con altrettanta abnegazione.
Fin quando qualcuno non ha appiccato fuoco.

Un centro di aggregazione e conoscenza, un "viaggio musicale" dentro la tradizione reggina e dentro quella di luoghi lontani, tutto a disposizione della comunità: questo era il Mu.Stru.Mu. Un polo culturale completamente finanziato dai suoi soci che ne hanno costruito la memoria in vent'anni, giorno dopo giorno. Persone positive che hanno creduto in un progetto. Oggi – però – buona parte del Mu.Stru.Mu. è andato distrutto ad opera di coloro che lo hanno profanato nella notte. L'incendio però non ha spento la passione dei soci, né quella di una parte dei cittadini: anche se è andato in fumo un patrimonio culturale e storico di inestimabile valore c'è la voglia di reagire e di riscrivere il futuro.

Il vile gesto consumatosi all'alba del 4 novembre è un ignobile attentato a una cultura libera, condivisa, favorevole alle sperimentazioni e assai lontana dal torpore che – soprattutto in questo periodo – avvolge Reggio. L'attentato incendiario è un altro colpo inferto a quello che – oggi – è il corpo agonizzante di una città. A Reggio si comunica così, con le taniche di benzina e con gli incendi. E' una consuetudine. Può essere il portone di un edificio, la Procura della Repubblica, un'automobile, una Chiesa, un centro sociale, la dinamica è la stessa. E' accaduto al Centro sociale "Cartella", al Magna Graecia Wind Club, alla Banda Falò e alla Chiesa ortodossa, luoghi di aggregazione sociale violati per motivi ancora ignoti. Ma perché si colpiscono i piccoli operatori culturali che tengono in vita Reggio? Si "brucia" la cultura per tentare di affossare la città ma non ancora le coscienze e la volontà di reagire di una parte di essa. Si violano quelli che – probabilmente – non si vuole siano simboli di Reggio. La musica, l'arte, la "rete" fanno crescere una comunità, contribuiscono a risvegliare le coscienze. E il tentativo, probabilmente, è provare ad evitare che ciò avvenga.

Ma c'è una musica nuova nell'aria. Una melodia diversa, che ha il suono del cambiamento. E' facile da suonare: non servono spartiti e – volendo – ci si può anche improvvisare. Appartiene a tutti e tutti la possono suonare. Nasce da sola, parte dal cuore e arriva dove vuole lei. C'è una musica nuova nell'aria. E' fatta di storie, racconta il coraggio e la passione. La sofferenza e il pianto. La gioia e la tenacia. Il giusto e la sua negazione. Il bello e ciò che non lo è. Una musica nuova, che esprime sentimenti universali, che varca i confini, abbatte le barriere e annulla le distanze. E lascia un segno, indelebile. Ci sono avvenimenti che restano impressi nella memoria, che provocano reazioni, e smuovono coscienze. E ci sono giornate che passano alla storia, che rappresentano una linea di confine: bisogna decidere da che parte stare. Con "Suona Reggio, Suona!" gran parte della città ha fatto la sua scelta: in tanti – armati di nacchere, tromboni, chitarre e tamburi – a mostrare vicinanza e solidarietà a chi ha subìto questo vile gesto. Un corteo infinito ha invaso il Corso Garibaldi: una marcia (per niente silenziosa) verso quello che è diventato un simbolo della rinascita culturale di questa città. Ebbene, ieri Reggio è stata indubbiamente capitale della cultura. Una cultura fatta di uomini e donne, che sanno da che parte stare. Che prendono posizione e lo urlano a gran voce. Una cultura fatta di bambini, che partecipano gioiosi ad una festa, facendola propria, provando con tutte le loro forze a capirla. Una cultura fatta di parole, urlate in faccia a chi non vuole che la comunità cresca. Sussurrate a chi, con le ferite ancora sanguinanti, ha bisogno di conforto. Parole che definiscono fatti e raccontano storie. E dove queste non arrivano arriva la musica.

Da tutte le parti, Istituzioni, associazioni e cittadini è arrivata la solidarietà al Museo dello Strumento Musicale. Ma è adesso che viene il "bello". Passato il primo periodo di indignazione non ci si deve assopire. Il rischio c'è. Ma bisogna difendere la cultura, le arti, la storia e le radici. E' un patrimonio che va tutelato perché motore di crescita per tutti. Occorre coltivare e stimolare il risveglio delle coscienze. Reggio c'è, lo ha dimostrato. E ancora una volta, è messa ala prova. La comunità è chiamata a "far quadrato" attorno a una realtà troppo importante per la città. Ci si chiede da quale lato penderà la bilancia, se a pesare di più sarà ciò che finora l'ha incatenata oppure ciò che – alimentato e valorizzato – la potrebbe liberare.