Marina, la trasgressione diventata poesia

marinaripadimeanadi Enzo Romeo - L'Italia bacchettona, bigotta ed anche quella dei vizi privati e delle pubbliche virtù rimpiangerà nel tempo Marina Punturieri in Ripa di Meana. Ne siamo certi, perchè questo nostro bel paese è così. Una donna, che rompe gli schemi, spiazza, innervosisce pure, perchè la sua verità si distingue dalle altre e, soprattutto, mette in risalto le umane meschinità, alla fine, quando il "pericolo" è passato, riesce a conquistare e a trovare il riscontro della gente. Magari tardivo, ma lo trova.

E' morta una dama, una signora dell'alta borghesia, ma che non faceva mistero di avere passato periodi senza un soldo in tasca. Una donna, strordinaria, che aveva una profonda sensibilità intellettuale, e che aveva saputo dare forza ad idee nuove e in controtendenza. Contariamente a quanto il distorto immaginario collettivo pensi, la signora Ripa di Meana, aveva lavorato molto nella sua vita. Per decenni stilista di moda, con un atelier nel centro di Roma da far rabbrividere, e poi un libro (il cinema e il tetaro) e collaborazioni con grandi intellettuali, pittori soprattutto, ma non solo. Moravia e Parise erano suoi amici veri, segno che la letteratura non lasciava insensibile questa donna di grande fascino. Era una calabrese di Reggio, Marina Ripa di Meana e avrebbe meritato di esser meglio considerata in vita dalla sua regione. Non è nemmeno vero che avesse chiuso con la sua terra di origine. Una come lei non poteva non essere una cittadina del mondo, ma non dimenticava valori essenziali. Noi, che arrabbattiamo queste quattro parole, la vedemmo un giorno in via del Babbuino a Roma, dove abitava negli anni 80. Era con i suoi due cagnolini, che per anni sono stati il simbolo del suo impegno animalista. Imberbi e aspiranti scribacchini rimanemmo affascinati non tanto dalla bellezza, quella era una certezza, ma dalla capacità di rapportarsi con la gente della strada, cioè con il popolo.

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La donna degli eccessi e delle tragressioni ( i suoi amori non furono mai misteri e diciamolo senza infingimenti, quanto vorremmo avere quel coraggio e quella intelligente e artistica spudoratezza) aveva saputo anche coniugare attività di grande livello politico e sociale.

Era un vulcano, le cui esplosioni potevano provocare ammirazione e invidia. Ammirazione dagli uomini? Non solo. Molte donne l'avevano presa a modello. Invidia, invece, da molti, davvero tanti.

Il coraggio di combattere contro il cancro per 16 anni è il paradigma perfetto di un'esistenza sopra le righe e anche piacevole, eccessiva e misurata, a seconda dei momenti e delle situazioni. Una vita intensa quella di questa grande testarda calabrese, diventata romana per anagrafe, ma molto più avanti della migliore romanità ( ce n'è una anche brutta). Una donna senza confini geografici e senza condizionamenti di analisi, del cui profondo pensiero si saranno accorti Vittorio Sgarbi e Maurizio Costanzo, riavvicinatisi a lei, con amicizia e rispetto, dopo il piscio di artista lanciato sulla camicia del critico d'arte e la torta in faccia spiaccicata un po' sui baffoni e sul bavero della giacca del giornalista-conduttore.

Ma sarebbe sbagliato limitare la vita di donna e imprenditrice di se stessa a questa semplicistica iconografia.

Marina Ripa di Meana era stata madre complicata, ma attenta, adorante della propria figlia e nonna originalissima.

L'uscita di scena poi, anch'essa capace di sorprendere, con la scelta di affrontare il pubblico, attraverso un commovente video. Poi l'oblio, senza funerali. Ma scordarla sarà impossibile. Noi, nel nostro piccolo, ci inchiniamo e, rispettosamente, osserviamo il silenzio.