Reggio, l'ex consigliere Scarfone: "Si riparta da tradizione e identità"

"Le notizie sull'avanzamento del progetto di attracco delle navi a Pentimele lasciano con l'amaro in bocca. L'analisi su quale sia il processo tecnico che porterà o meno a questa infausta realizzazione, come lo stesso possa venire realizzato senza devastare e deturpare un'intera zona del nostro territorio, quanto crescerà il traffico ed il conseguente impatto ambientale (che mi auguro abbiano studiato e valutato!) non rientra certamente tra i miei compiti. Però non serve essere un tecnico per capire che tale operazione potrebbe rappresentare una pietra tombale sulle ultime, labili, speranze che Reggio possa vivere di turismo e per il turismo". E' quanto si legge in una nota dell'ex consigliere Beniamino Scarfone.

--banner--

"Durante le scorse amministrazioni, si è sempre dibattuto in merito a progettualità da realizzare affinché si potessero creare condizioni atte a divenire un unicum da cui trarre profitto: punti di arrivo prioritari, appunto, il porto e l'aeroporto, da cui dipanare circuiti che facessero conoscere le bellezze culturali e naturalistiche nonché le eccellenze enogastronomiche. In sintesi il telaio della cosiddetta città turistica.
Oggi, invece, assistiamo, purtroppo, ad una totale mancanza di idee, ad un'assenza plateale e ingiustificabile di visione, dettata da un'evidente insufficienza di conoscenza dei territori e delle loro necessità. Dal mare possono e devono venire prospettive di progresso. Ma qualcuno forse non conosce la differenza tra città sul mare e città di mare, intendendo con quest'ultima espressione un modo di essere, ovvero il considerare quello che la natura ci ha donato una risorsa da sfruttare in armonia con l'ambiente, con la capacità di rigenerare, urbanisticamente parlando, ciò che dal mare trae linfa vitale e può ricavarne un humus economico (micro e macro) nonché sociale. Esattamente il contrario di quanto sta accadendo.
Nello specifico, l'area interessata avrebbe dovuto essere oggetto di una progettazione mirata per farne uno spazio anche di approdo certo, ma di natura completamente diversa attorno alla quale sarebbero potute sorgere attività balneari, commerciali e d'intrattenimento.
Ripartire è, dunque, la parola chiave: quante città, balconi sul Mediterraneo, possono contare sui nostri medesimi punti di forza? Cioè su una tradizione che affonda le radici nella Magna Grecia, di cui i Bronzi sono la massima espressione, che riesce a produrre l'unicità del bergamotto di Reggio Calabria, ma che nel contempo può crescere focalizzandosi su una biodiversità difficile da rintracciare altrove, su peculiarità significative (che dovrebbero fondersi invece di vivere scollegate all'interno dell'area metropolitana) ed ancora, ad esempio, sul Parco Nazionale dell'Aspromonte, o sul turismo termale o religioso (vedi la Varia di Palmi su tutti).
La terra e l'acqua, in una città con la conformazione di Reggio, dovrebbero incontrarsi in equilibrio e non essere nemiche, a discapito l'una dell'altra. Per lassismo o per incapacità, o per entrambi le motivazioni, quella che dovrebbe essere un'identità specifica si sta rendendo trasparente, quasi inesistente e il progetto del molo di attracco, così come lo stralcio del Waterfront targato Zaha Hadid ne sono la dimostrazione più lampante".