Federalismo fiscale, lo sfogo di Falcomatà: “La più grande riforma sarebbe sbloccare le risorse dei Comuni per fare concorsi pubblici e adeguare gli organici”

falcomatagiuseppe160418di Mario Meliadò - Non s'è certo limitato a "fare gli onori di casa", il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, rispetto all'iniziativa in materia di federalismo differenziato tenutasi a Palazzo Alvaro su impulso di Mdp e chiusa dall'articolato intervento del presidente della Giunta regionale della Toscana Enrico Rossi. Tema "caldo", il regionalismo differenziato che sta per sfociare in più ampie sacche d'autonomie per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna potenzialmente assai pericolose... ma non solo.

Sindaco, anche il governatore Rossi ha voluto "vedere di persona" la situazione alla Baraccopoli e alla Tendopoli di San Ferdinando. Dove, al di là delle intenzioni – e delle lentezze – dello Stato, si sono registrati decessi francamente evitabili...
«Questo, senza dubbio. Ma quello che mi ha colpito delle parole del presidente Rossi è che finalmente anche lui ha potuto vedere una realtà diversa da quella che passano i media... San Ferdinando, purtroppo, balza agli onori della cronaca esclusivamente per quelli che sono gli eventi negativi della Tendopoli in sé e per ciò che accade all'interno della Tendopoli, però, è stato molto bello che Rossi abbia evidenziato che, intorno, c'è un sistema di Enti locali che lavora non soltanto per reprimere determinate situazioni con la forza, ma soprattutto per costruire. E quindi è stato bello il passaggio che ha fatto a proposito del sindaco sanferdinandese Andrea Tripodi, è stato bello il passaggio che ha operato rispetto a una realtà, quella di San Ferdinando e di chi ci vive, che sicuramente è tanto di più e tanto di bello rispetto a ciò che "passa" sui media locali e nazional ueQuesQuei. E questo ci rimanderebbe a un ragionamento più ampio, in un contesto in cui troppo spesso si preferisce la cattiva notizia, quando non direttamente le fake news, alla buona notizia».

E il regionalismo differenziato in sé?
«Il regionalismo differenziato è una proposta da affrontare nel modo giusto. Già. Ma, prima di parlare di regionalismo differenziato, credo che le Regioni debbano essere tutte messe nella stessa situazione di partenza l'una rispetto all'altra: oggi, questa situazione in Italia non c'è, c'è una profonda differenza anzi, un profondo gap tra le varie Regioni che invece, prima di parlare di regionalismo differenziato, dovrebbero partire dallo 0-0: in quel caso, poi, ognuna se la giocherà con le sue bellezze, le sue unicità...».

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Già nei giorni scorsi il presidente calabrese dell'Anci – il sindaco di Pizzo Calabro Gianluca Callipo – ha fatto sapere che in questi giorni verrà diffusa una lettera-appello a tutti i sindaci calabresi contro i danni legati all'applicazione del federalismo fiscale. Realistica l'idea d'impugnare il decreto di riparto del Fondo perequativo, o di sollevare un conflitto d'attribuzioni davanti alla Corte costituzionale?
«Sì; come abbiamo fatto finora, anche rispetto ad altre cose che non investivano direttamente le competenze degli Enti locali, che fossero Comuni o Città metropolitane: penso al "decreto Sicurezza", penso al "decreto Periferie"... Il Fondo perequativo? Ha un vizio antico, previsto già nel 2011: farò l'esempio di Reggio Calabria, secondo quel Fondo perequativo, Reggio Calabria non avrebbe avuto diritto ad asili-nido semplicemente perché non ne aveva mai attivati, oggi invece ne ha tre. Ma ne ha tre solo grazie all'utilizzo di fondi esterni all'Ente che sono i fondi Pac, cioè del Piano azione-coesione. E oggi si parla anche d'"infrastrutture sociali", ossia di tutto quel tessuto di risorse che dev'essere messo a disposizione di un Ente locale per far crescere la comunità».

Ma è giusto parlare di "secessione dei ricchi"? E perché?
«Questo è un termine forte, d'accordo. Ma è anche un termine che ci descrive esattamente ciò che si sta tentando di fare; e se non fosse stato per una mobilitazione importante dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei partiti, delle associazioni che rappresentano i sindaci come l'Anci, probabilmente nelle intenzioni di chi ci governa questo disegno sarebbe passato rapidamente, con un paio d'approvazioni all'interno del Consiglio dei ministri... In realtà, per come si presenta oggi quel che è formalmente definito "regionalismo differenziato", è una cosa che dobbiamo osservare con grande attenzione. E questo, senza tendere nel tranello che qualcuno ci vuole tendere: quando si lancia una sfida importante come quella di dare più autonomia alle Regioni, beh, c'è il pericolo di suscitare l'orgoglio di qualcuno. E noi al Sud, di orgoglio, ne abbiamo tantissimo... dunque il rischio è che, se non si ha la lucidità di capire "a bocce ferme" cosa accadrebbe se "qui e ora" fosse approvato il regionalismo differenziato, magari porterebbe noi orgogliosi meridionali a dire "sì, accettiamo la sfida, siamo più che pronti"».

...E invece?
«...E invece sarebbe letalmente sbagliato!, perché sposteremmo la sfida proprio sul terreno più congeniale a questi signori... Ho sentito parlare addirittura di un "referendum sul Mezzogiorno": non che io sia pregiudizialmente contrario, ma almeno apriamo una discussione che consenta di far prendere il via a tutte le Regioni dallo stesso punto di partenza. Invece, le risorse comunitarie e delle politiche di coesione che dovevano essere aggiuntive rispetto a quelle ordinarie proprio per consentire alle Regioni "più indietro" di colmare il gap, di fatto si sono costituite come risorse sostitutive rispetto a quelle ordinarie, oggetto di pesantissime tagli. Come uniche risorse che hanno consentito di programmare una rete d'infrastrutture sociali sul territorio».

Declinato sul territorio, tutto questo cosa implica, Falcomatà?
«Il rischio, o meglio la realtà..., è la desertificazione degli Enti locali, specialmente da Roma in giù. Esempi? Torno a parlare delle realtà, e dunque anche degli Enti, che conosco meglio... Comune di Reggio Calabria: pianta organica di 1.797 dipendenti, ne ha allo stato attuale 800 scarsi. Con la "quota 100", già oggi sono pervenute agli uffici comunali 37 domande di pensionamento non previste rispetto al Piano del fabbisogno di personale 2019. La Città metropolitana dovrebbe avere 800 dipendenti, ne ha 500 scarsi: anche alla Metrocity 10 domande di pensionamento non previste nel Piano fabbisogno personale 2019... C'è il rischio-desertificazione, già. E c'è dunque il rischio che con la desertificazione la programmazione, la pianificazione strategica, la realizzazione delle opere pubbliche previste tra le attività della Città metropolitana rischiano di non potersi realizzare perché, di fatto, sono sempre meno i professionisti che se ne possono occupare... E allora, per dirompente che possa apparire quest'affermazione, bisogna pur dirlo: la più grande riforma che avrebbe ricadute occupazionali serie sarebbe di sbloccare le risorse dei Comuni per fare concorsi pubblici».