'Ndrangheta, l’imprenditore Nino Cento: “Mi hanno revocato la scorta per critiche a Libera”

"Tra le motivazioni per cui la scorta mi è stata tolta c'è il fatto che su Facebook ho parlato male di don Ciotti e Tiberio Bentivoglio". Lo ha detto – si legge in una nota - lo stesso imprenditore e testimone di giustizia calabrese Nino Cento, ospite della rubrica "Fatti e Misfatti – I Fuorilegge" in onda su TgCom24 e condotta da Paolo Liguori.

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Secondo Cento, "alle 20.30 del 4 dicembre mi hanno notificato il verbale in cui c'era scritto che mi era stata revocata la scorta. Il giorno dopo sono stato invitato in questura e il signor questore mi ha spiegato le motivazioni: tra le altre, il fatto che io avrei scritto frasi su Facebook contro don Ciotti, l'ho chiamato sbirro, e me la sono presa con Bentivoglio, un altro che non è neanche un testimone di giustizia, ha la scorta blindata e i militari davanti al suo negozio. È ridicola la cosa... Mi sento un uomo morto. Ho registrato il boss, l'ho fatto arrestare, ho fatto nomi e cognomi nel processo Alchemia. Il clan è ancora forte e io giro da solo", ha detto Cento a Liguori. Sul fatto che avrebbe tenuto comportamenti non adeguati a chi è sotto scorta, Cento ha risposto: "Solo una volta non ho avvertito gli uomini della scorta, quando sono andato a piedi a Bruxelles. Ma l'ho fatto per protesta".