Il Tribunale di Sorveglianza di Milano: “Casa di lavoro per Rocco Papalia”

PapaliaRocco1Accolta la richiesta della Procura di applicare la misura di sicurezza detentiva della "casa di lavoro", assimilabile al carcere, per Rocco Papalia, definito il 'padrino' di Buccinasco (Milano). Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Papalia, che era in libertà vigilata, è considerato uno dei più importanti capi della 'ndrangheta al nord e scarcerato un anno fa, dopo 26 anni di detenzione. I giudici lo hanno pure dichiarato "delinquente abituale".

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"Faremo appello perché a nostro avviso mancano i requisiti per applicare misura di sicurezza detentiva della casa di lavoro" per Rocco Papalia. Lo ha affermato l'avvocato Annarita Franchi che con la collega Ambra Giovene assiste il cosiddetto 'padrino' di Buccinasco (Milano), dopo la decisione del Tribunale di Sorveglianza di accogliere la richiesta dal pm di Milano Adriana Blasco. Il legale, che ha ricevuto la notizia della decisione dei giudici dalla figlia di Papalia, considerato uno dei più importanti capi della 'ndrangheta al Nord e scarcerato nel maggio 2017, dopo aver scontato 26 anni di detenzione, ha spiegato che "la sua famiglia è affranta per questa situazione che è nata dopo che lui ha espiato la pena". Riguardo invece alla chiusura del bar della moglie di Papalia - locale che si trova in via Lodovico il Moro, zona sud ovest della città - disposta nei giorni scorsi dalla Prefettura come misura interdittiva antimafia non è escluso un ricorso al Tar della Lombardia.

La misura di sicurezza detentiva della casa lavoro per due anni è stata disposta dal giudice del Tribunale di Sorveglianza Ilaria Pia Maria Maupoil in quanto ha ritenuto che Rocco Papalia "versa nelle condizioni per essere dichiarato delinquente abituale" in base allo specifico articolo del codice penale (il n. 103) per via della "incessante prosecuzione e progressione dell'attività delinquenziale (...) palesata dalla commissione di crimini senza sostanziale soluzione di continuità nell'arco di circa 20 anni". Il magistrato, nel suo provvedimento, ha sottolineato, tra l'altro, l'alto numero dei reati commessi "gravissimi e di elevato allarme sociale", e che hanno portato a una pena pari a 96 anni e 8 mesi di carcere rideterminati in 30 anni poi scesi a 27 per via dello sconto legato alla liberazione anticipata di cui ha goduto in quanto in carcere Papalia ha avuto una condotta "regolare".

Anche dopo la scarcerazione a pena espiata, Rocco Papalia "non ha saputo dimostrare una presa di distanza dall'ambiente deviato" in cui sono maturati i suoi delitti, è stato "lontano dal rinnegare i legami con gli affiliati alla consorteria mafiosa di appartenenza" e, "lungi dall'esprimere sia un pur minimo segno di pentimento o di pietà per le vittime, si è limitato a riconoscere parzialmente le proprie responsabilità tentando di minimizzare il suo ruolo", nei sequestri di persona per cui è stato condannato o nell'omicidio che ha negato. Per questo motivo, il magistrato di sorveglianza di Milano, Ilaria Mauopil, ha ritenuto che per il cosiddetto 'boss' di Buccinasco "non è venuta meno la pericolosità (...) intesa come probabilità di reiterazione del reato". Il giudice, oltre a sottolineare più volte la mancanza di "dissociazione" dal clan Papalia, ha elencato le varie violazioni delle prescrizioni legate alla libertà vigilata disposta dopo la sue scarcerazione, avvenuta nel maggio dell'anno scorso, e ha ritenuto ci siano i presupposti per accogliere la richiesta del pm Adriana Blasco di dichiararlo "delinquente abituale" e di disporre la misura di sicurezza detentiva della casa lavoro per due anni.(