Violenze contro i medici e spari contro ambulanza nel Reggino, insorge l’Ordine: “Ora basta”

sanita500"Adesso basta! La misura è colma. Basta alle violenze, basta alle aggressioni, alle minacce, alle intimidazioni, alle vessazioni nei confronti di chi opera in sanità, in prima linea ed in prima persona per salvare la vita umana. La misura è colma, i medici reggini sono continuamente oltraggiati ed offesi nella propria dignità professionale da un sistema che non garantisce condizioni di sicurezza e continua a sovraesporre chi opera in campo sanitario". Così in una nota l'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Reggio Calabria che aggiunge: "Purtroppo il grave episodio segnalato presso il Pronto Soccorso di Locri, dove un energumeno, in evidente stato di alterazione, si è scagliato contro medici ed infermieri, rappresenta il sequel di un film visto e rivisto, l'ennesimo episodio di una lunga serie a cui siamo costretti ad assistere impotenti ma non silenti, tanto nel nosocomio locrese quanto in altri presidi sanitari del nostro comprensorio, sebbene, questo triste fenomeno stia registrando ulteriori casi in tutto il Paese.Proprio a Locri, da anni, il primario pro tempore ed i medici, avevano sollecitato le istituzioni competenti al ripristino della postazione di Polizia anche in considerazione del fatto che si tratta di un ospedale spoke con decine di migliaia di accessi all'anno.

Solo qualche giorno fa – continua l'Ordine dei medici – infatti, un'ambulanza del 118, di stanza a Sant'Eufemia d'Aspromonte, è stata oggetto di un grave atto intimidatorio essendo stata attinta da diversi colpi di arma da fuoco. Il Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici, Chirurghi ed Odontoiatri, della provincia di Reggio Calabria, nell'esprimere sostegno e vicinanza ai colleghi, rammenta come, da anni, ormai, reclama presso le istituzioni competenti l'attivazione di misure adeguate ad arginare quella che è divenuta una vera e propria emergenza criminale chiedendo l'attivazione di presidi delle forze dell'Ordine, almeno nei principali nosocomi della provincia.Ognuno per la sua parte, dunque, si metta una mano sulla coscienza e reciti il proprio mea culpa in quanto, più e più volte, abbiamo ribadito che questo stato di cose è generato da un insieme di fattori: un piano di rientro, lacrime e sangue, che si protrae da tempo, sovraesposizione mediatica ingiusta ed ingiustificata, querele e liti temerarie, risorse umane e mezzi assolutamente insufficienti ad assicurare risposte ai pazienti calabresi.

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Ci auspichiamo, inoltre, che le istituzioni preposte raccolgano le proposte della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e che facciamo nostre. E', infatti, assolutamente improcrastinabile l'avvio di un percorso legislativo che porti all'equiparazione di questo reato a quello di violenza a pubblico ufficiale che, renderebbe tali fattispecie, perseguibili d'ufficio e non su querela di parte o, ad ogni modo, un inasprimento delle pene per casi di violenza e minacce perpetrate ai danni di sanitari sul luogo di lavoro. In tutto ciò, non va sottovalutata, poi, l'inadeguatezza, in termini di sicurezza, di molti strutture che ospitano presidi sanitari (ambulatori, guardie mediche ed ospedale) in riferimento alle quali appare indifferibile l'adozione di un piano straordinario, amministrativo e organizzativo in grado di definire misure idonee di sicurezza sui luoghi di lavoro della categoria medica.

Ribadiamo che, ogni qual volta un collega ha denunciato, siamo stati solerti ad esprimere la nostra incondizionata solidarietà e vicinanza, ci siamo appellati al Ministro della Salute, al Prefetto, alla politica ed a tutte le istituzioni competenti; abbiamo invocato un'ispezione ministeriale per verificare che fossero rispettate le condizioni di sicurezza ma, con amarezza, constatiamo che il nostro richiamo è caduto nel vuoto. Abbiamo invocato anche una maggiore collaborazione da parte dei pazienti e dei loro familiari poiché l'unica strategia vincente risiede nell'alleanza terapeutica fra medico e paziente. La situazione, è ormai chiaro, non è più sostenibile. Purtroppo, i nostri appelli e le nostre proposte sono caduti, puntualmente nel vuoto – conclude l'Ordine dei medici – ma non intendiamo rimanere silenti dinnanzi ad un contesto che, se da un lato colpisce direttamente gli operatori della sanità reggina, dall'altro si riverbera su tutto il sinallagma medico-paziente.

In conclusione, auspichiamo che, l'intervento di questo Ordine dei Medici possa scuotere le istituzioni preposte alla sicurezza del territorio ravvivando il dibattito ma, soprattutto, favorendo interventi mirati e concreti prima che si verifichino altri episodi, ancora più cruenti, come, purtroppo, già accaduto sia in passato che di recente".