San Luca senza voto, il commissario Gullì: “Amareggiato, forse i cittadini non si sentono ancòra pronti. Ma lo Stato l’hanno visto…”

gullisalvoistituzionaledi Mario Meliadò - San Luca e i suoi abitanti sembrano non avere pace.

Da un lato, l'automatica identificazione di questo territorio con lo strapotere della 'ndrangheta e i summit all'ombra del Santuario della Madonna di Polsi, più che con la stratosferica capacità giornalistica e letteraria di Corrado Alvaro, il fervido culto mariano o la strepitosa bellezza dei paesaggi. Dall'altro, fatti su fatti: droga fatta circuitare, latitanti a iosa nell'area, la contrapposizione tra Nirta-Strangio e Pelle-Vottari; nel 2000 il primo scioglimento del Comune sanluchese per infiltrazioni mafiose, nel 2013 il secondo, accompagnato dalle "famose" parole dell'allora sindaco Sebastiano Giorgi «Se San Luca è mafia, allora tutto è mafia!» (nel dicembre dello stesso anno Giorgi sarebbe stato arrestato per voto di scambio nell'operazione "Inganno" coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che poi l'ha visto condannato a 6 anni di reclusione in primo grado di giudizio e prosciolto in appello giusto un mese fa), giusto in mezzo – il 15 agosto del 2007 – la terrificante carneficina davanti al ristorante-pizzeria "da Bruno", a Duisburg, con le sue 6 vittime sull'altare di una faida apparentemente senza termine.

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Sul versante amministrativo, il "colpo di grazia" parrebbe essere arrivato coi fatti del 2013 e poi del 2015. Il 19 maggio di quell'anno, il mandato di Sebastiano Giorgi era terminato e già erano state approntate due liste con candidati alla sindacatura Giuseppe Trimboli e Francesco Nirta, quando arrivò il secondo scioglimento dell'Ente e, contestualmente, "saltarono" quelle Amministrative. Nel giro di sei mesi, poi, scattò l'arresto per l'ormai ex primo cittadino. Episodi-spartiacque, perché (a torto o a ragione) i cittadini-elettori sanluchesi ne dedussero che mai un sindaco avrebbe "regnato" a lungo in quest'angolo d'Aspromonte, perché prima o poi la frequente consanguineità con uno o più elementi delle varie cosche tristemente attive sul territorio avrebbe portato a muovere loro l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e forse anche a nuovi scioglimenti, sempre col "pretesto" del cognome e del parentado "ingombrante". Due anni dopo, però, tentò la scalata "Liberi di ricominciare" (lista fondata da Paolo Ferrara con un discreto seguito su scala provinciale che, peraltro, a Platì invece riuscì nell'impresa di far eleggere sindaco Rosario Sergi: il primo risultato è stato l'abbandono in blocco dei consiglieri di minoranza sùbito dopo il voto, il secondo risultato la concreta destituzione del primo cittadino, nel febbraio scorso mandato a casa dalle dimissioni simultanee di 4 consiglieri comunali: beh, a Platì erano dieci anni, dieci, che non si tornava alle urne... Il terzo risultato, il 26 aprile scorso, è stato il clamoroso quarto scioglimento per mafia del Comune, sostanzialmente per il riemergere di quelle «affinità» dell'ormai ex sindaco Sergi coi vertici della 'ndrina Barbaro ventilate dalla Commissione parlamentare antimafia già nell'imminenza del voto).

Episodi-spartiacque, forse; perché dal 2015 non s'è mai presentata alcuna lista a San Luca, creando un azzeramento democratico che crea ovvi imbarazzi e quella "resa" che, per citare lo scrittore Gioacchino Criaco (ultima fatica letteraria, La Maligredi), «è peggio di tutto». Anche quest'anno – il termine ultimo era previsto per le 12 di sabato scorso, 12 maggio –, nessuno s'è candidato: per il terzo anno consecutivo, l'agognato "ritorno alla Democrazia" non c'è stato. Il massmediologo e giornalista Klaus Davi in queste ore s'è detto pronto a candidarsi personalmente alla carica di primo cittadino, pur di restituire un'amministrazione ordinaria alla comunità sanluchese; ma come ogni progetto fuori termini, in caso se ne riparlerà fra un annetto.

C'è anche da dire che proprio in questi anni, però, il commissariamento del Comune ha sortito una riuscita eccezionale, e d'inusitato consenso popolare, grazie all'attivismo del commissario Salvo Gullì, riuscito a incamerare una marea di risultati positivi, da varie transazioni che hanno consentito di far risparmiare all'Ente locale centinaia di migliaia di euro di debiti alla completa revisione toponomastica del paese aspromontano, dalla sostituzione di decine e decine di contatori fuori uso da anni (che ha contribuito ad arginare significativamente l'evasione delle tariffe idriche) a un'inedita attenzione per il decoro di chiese e cimiteri, dalla messa in sicurezza con tanto di ringhiere di scorci suggestivi quanto fin qui pericolosi di San Luca all'intuizione di mettere a valore la ricchezza-acqua, non solo evitando le ingenti spese per l'approvvigionamento ma addirittura riuscendo a vendere l'eccedenza al vicino Comune di Benestare (e non solo); e il prossimo, imminente passo – con appalto già effettuato – sarà di asfaltare le strade, un risultato che molti centri finanziariamente ben più solidi stentano a imbroccare, specie di questi tempi. Per non parlare dei 16 giorni (!) in cui è riuscito a tirare a lucido il campo da calcio per poi restituirlo alla città, ospitandovi un incontro tra Nazionale Magistrati e Nazionale Cantanti. Ma soprattutto, insisti oggi, insisti domani, con una "spalla" eccezionale come il vescovo della diocesi Locri-Gerace monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Gullì entrerà nella storia di questo centro della Jonica reggina come "il" commissario che persuase il presidente della Regione Mario Oliverio e il Comitato interministeriale per la programmazione economica a finanziare per 20 milioni di euro una vera e moderna strada per il Santuario mariano di Polsi, quella strada che la gente del posto attende invano da più di mezzo secolo...

Ha ottenuto mirabolanti risultati, Salvo Gullì. Non quello dell'auspicato ritorno all'amministrazione ordinaria di San Luca, però; malgrado le sue costanti sollecitazioni alla partecipazione civica.

Inevitabile porgli qualche domanda.

Commissario Gullì, anche questo periodo di commissariamento è a una "svolta": e non finisce bene, dal punto di vista politico-istituzionale, perché per il terzo anno di fila non sono state presentate le liste...

«Sì, è vero. E la cosa mi amareggia non poco, perché secondo me spetta alle forze politiche mettersi a disposizione di questa città. La mia è una gestione provvisoria: spetta ai cittadini tornare a impegnarsi quotidianamente per educare alla democrazia e alla legalità, perché possa davvero maturare una consapevolezza, una coscienza comune dei diritti e dei doveri di questa collettività».

Capisce bene, però, che quanto accaduto ha aspri riverberi anche molto lontano da qui. Ha ragione, allora, chi pensa che il "ritorno alla democrazia" sia pressoché impossibile, anche in virtù dei tanti scioglimenti per infiltrazioni mafiose in tutta l'area? O chi si arrende a far amministrare la propria comunità da personaggi o politici palesemente estranei al territorio di riferimento?

«Devo ammettere che la mancata presentazione delle liste per le Comunali è un fatto abbastanza grave, perché solo dagli abitanti del luogo può davvero partire la rinascita di questo territorio. Così, il diritto alla Democrazia risulta "sospeso". La fuga della politica significa dare ai cittadini un segnale di rassegnazione: e invece lo Stato deve esserci. E finora ci ha provato, e ha ampiamente dato prova di riuscire a esserci, a San Luca. Quindi, bisogna tornare a essere protagonisti della Democrazia; ogni cittadino deve contribuire, a sua volta dimostrando di essere cittadino di questo territorio "fino in fondo". E ripeto, mi amareggia dover constatare che anche stavolta a San Luca non si voterà; ed è la terza volta».

Gullì, prima che commissario a San Luca lei è funzionario prefettizio espertissimo, commissario prefettizio che ha svolto il suo incarico in circostanze delicate in angoli di Calabria come Seminara e Isola Capo Rizzuto, dove la pressione delle 'ndrine è notevole, finendo bersaglio di numerose gravi intimidazioni. Alla luce di questo: ma ora a San Luca che succede? Potrebbe essere confermato commissario per l'ennesima volta? Se lo augura?, in caso sarebbe disponibile?

«Guardi, io sono un funzionario dello Stato, un dirigente della Prefettura come diceva lei: è il Prefetto a dover decidere il da farsi, è il Ministero dell'Interno. Il mio compito è di fare le cose, provando a farle bene. Io? Sono sempre a disposizione dello Stato: dove lo Stato dice d'intervenire, dove lo Stato mi manda, io sono e sarò sempre a disposizione. Non mi sono mai tirato indietro...».

...Lo prendiamo come un "sì": insomma, tecnicamente non ci sono motivi ostativi e, soprattutto, in caso lei per San Luca ci sarebbe ancòra...

«Un attimo. Ripeto, non sono io a decidere. Anche se i risultati di questi anni sono confortanti, sono altre le dinamiche da mettere in atto, e non c'entrano con quelli che possono essere o meno i miei personali desideri. Quello che so, è che a San Luca bisogna riattivare l'impegno; combattere la sfiducia e il disfattismo; e cambiare è davvero possibile! Non molto tempo prima di morire, il politologo Giovanni Sartori evidenziava che la Democrazia oggi è in pericolo "per colpa nostra", perché l'uomo che nasce "con" la Democrazia è viziato, ingrato, e forse quei benefìci ricevuti "in eredità" non li apprezza adeguatamente e dunque, in fondo, non li merita... Noi tutti dobbiamo unirci per far vivere San Luca in piena democrazia, e il voto è la sua massima espressione, per come sancito dalla nostra Costituzione. Per cui, se lo Stato, se il prefetto Michele di Bari mi chiederanno di tornare a San Luca, io di certo non mi tirerò indietro».

gullisalvopanchinaSenta, commissario, che qui la 'ndrangheta faccia il bello e il cattivo tempo non è una "favoletta", la cattiva fama San Luca purtroppo l'ha ricevuta a causa di azioni criminali efferate e diffuse. Proprio per questo, a noi il suo bilancio pare eccezionale: perché al di là di picchi come la strada per Polsi e il campo di calcio, il suo operato ci parla di ringhiere e di cimiteri, di transazioni riuscite e di decoro urbano, insomma in un posto esecrato da tutti ci parla di una "normalità" possibile anche a San Luca...

«Mah, io non vorrei prendermi meriti che non ho: quanto alla strada per Polsi, dobbiamo ringraziare il presidente della Regione Mario Oliverio, che è stato di parola e dagli accordi verbali è rapidamente passato ai fatti. Io? Io cerco solo di fare il mio dovere... sono consapevole che questa cittadina deve tornare alla Democrazia, la mia gestione ha forma provvisoria. Lo Stato deve "fare lo Stato", ribadisco che ha dimostrato che anche a San Luca lo Stato "c'è" eccome, facendo bene in tutte le sue componenti, supportando il mio lavoro, mantenendo attenzione massima su questo difficile territorio. E poi, certo, c'è da ridare ulteriormente speranza a questo territorio, ai giovani che qui sono tantissimi: speriamo di proseguire bene come s'è fatto finora. Fin dall'inizio del mio mandato, mi sono imposto delle regole semplici: interesse collettivo e legittimità del mio operato, gli atti debbono rispettare le norme e devono avere per finalità l'interesse dei cittadini. Ho sempre cercato prima di fare, poi di parlare. Ho tentato di cambiare le cose fin da sùbito; ma per farcela occorre essere ambiziosi, e nel mio lavoro io lo sono sempre stato, e non mi sono mai scoraggiato di fronte agli ostacoli. E ho sempre guardato in faccia le persone: quando vai dritto all'obiettivo, non devi temere nulla. E anche per le ringhiere alle quali accennava lei, la verità è che da anni questo paese aveva tanti punti che risultavano dei precipizi veri e propri, fonte di grande pericolo per l'incolumità delle persone: e io mi ero riproposto fin dall'inizio di rimediare, anche perché non c'era una sola ragione per rimanere per tanti anni in questo modo. Però, mi creda, nulla di straordinario: ...ho fatto il mio dovere, semplicemente il mio dovere».