Fra invettive e querele, prende il via da Reggio Calabria il tour nazionale del “Bus della libertà”

IMG-20180220-WA0012di Mario Meliadò - Start da Reggio Calabria, alle 15 di oggi, per il Bus della libertà promosso da CitizenGo e Generazione Famiglia.

Piazza Indipendenza è la tappa reggina, ma è anche la prima tappa in assoluto dell'intero tour: diversamente da quanto si potrebbe credere non stiamo parlando di un'appendice del Popolo della Famiglia targato Mario Adinolfi (come le stesse presenze attesteranno).

Una volta arrivati, i manifestanti si produrranno in un presidio, seguirà un volantinaggio. Ma non sono previsti altri luoghi di sosta del bus, che dunque ripartirà da Reggio Calabria alla volta della seconda tappa: Catania, nella dirimpettaia Sicilia.

Quel che è certo, è che "inizio" fa rima con "tensione". Neppure è arrivato, il pullman arancione, che già si scatena il "fuoco nemico". In una nota, breve ma di notevole intensità, la Commissione Pari opportunità del Comune reggino – per la penna del presidente, Michela Calabrò – esprime «con forza e determinazione il proprio dissenso per la presenza del "Bus della libertà"» che, nel complesso del tour, incarnerebbe «una campagna intollerante e d'ingiustificato allarmismo sull'educazione, nelle scuole, ai sentimenti, alla sessualità e sulla fantomatica "ideologia gender". Siamo convinte – si legge ancòra – che diffondere messaggi falsi e fuorvianti è un atto altamente discriminatorio e irresponsabile». Mentre in questa fase, recita il comunicato stampa, «l'odio e le discriminazioni indossano la maschera della libertà d'espressione», per cui l'organismo dell'Ente locale continuerà «a lavorare contro ogni forma di razzismo, di manifestazione d'odio e discriminazione».

Presa di posizione, questa, in relazione alla quale gli organizzatori sfornano una replica altrettanto dura: i promotori della manifestazione, si fa sapere, «hanno dato mandato ai loro legali di valutare gli estremi di una denuncia per diffamazione contro il Comune. L'attacco del Comune di Reggio Calabria al Bus della libertà è comunque la prova della fortissima influenza della lobby Lgbt ai danni di tutti i cittadini».

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Ma non basta: si scende immediatamente sul personale. Nell'analisi di CitizenGo e Generazione Famiglia, la Calabrò in sostanza non avrebbe agito esclusivamente "nel ruolo": «La responsabile della Commissione Pari opportunità che ha definito la nostra presenza oggi in città 'offensiva', 'vergognosa' e 'discriminatoria' solo perché difendiamo la libertà educativa dei genitori, è infatti anche una delle più attive esponenti dell'ArciGay locale», suonava l'affondo, in cui si aggiungeva poi: «Sembra paradossale che la nostra libertà d'opinione ed espressione sia attaccata proprio dalla Commissione Pari opportunità, che dovrebbe difendere il pluralismo democratico. Ma quando comanda la lobby Lgbt domina il "pensiero unico" politicamente corretto, che pretende d'entrare nelle scuole per educare i figli degli altri su temi intimi e delicati come la sessualità e l'affettività».

Un'equazione (ci attacca un'esponente delle istituzioni in quanto fa direttamente parte del circuito Lgbt) indirettamente smentita dalle agguerritissime note anche di Cinzia Nava (presidente della Crpo) e Laura Bertullo (neopresidente della Commissione Pari opportunità della Città metropolitana reggina), che di tale "lobby" non risultano far parte.

La Bertullo già ieri aveva censurato aspramente quanti ritengano di «poter spianare sotto le ruote del loro sgargiante autobus gli invalicabili dossi della nostra resistenza, di chi in questa comunità ha sempre creduto, e fortemente ancora crede, che alcuno possa e debba arrogarsi il diritto di predicare, con pubblici sermoni, contro il personalissimo orientamento sessuale degli individui causando ingiusta sofferenza e umiliazione», scandendo poi: «Sarà impegno di questa Commissione non consentire» che l'ancor lunga strada verso l'azzeramento delle discriminazioni «venga occupata, letteralmente, da bus carichi di moralizzatori di cui gran parte della nostra comunità non sente alcun bisogno». Citato, tra l'altro, il protocollo d'intesa del 30 gennaio scorso tra il ministro Valeria Fedeli e la consigliera nazionale di parità Francesca Bagni Cipriani «per il mutuo impegno nella lotta alle disuguaglianze che ancòra influenzano i percorsi formativi scolastici».

Cinzia Nava, presidente della Commissione regionale Pari opportunità, ha poi osservato come il tour del "Bus della libertà" rappresenti una «scelta infelice e paradossale degli organizzatori, che si dichiarano difensori della famiglia tradizionale, e mentre inneggiano alla libertà, limitano la libertà stessa» in quanto col loro sermoneggiare intenderebbero «pilotare e negare la natura. L'orientamento sessuale non è una scelta, ma un rispondere e rendere libera la propria natura d'essere». Mentre «il rispetto della tutela della dignità umana, senza alcun tipo di distinzione d'orientamento sessuale e identità di genere» significa anche «responsabilmente respingere al mittente» un messaggio «che va nella direzione opposta al rispetto della persona umana».

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Al momento dell'iniziativa, in piazza Indipendenza, sotto gli occhi della Polizia di Stato, poche decine di manifestanti – tra i quali alcune famigliole – e nessun problema di sorta.

Si fanno vedere i candidati di Fratelli d'Italia Massimo Ripepi (consigliere comunale in carica) e Nello Scuderi (coordinatore provinciale), c'è l'ex assessore comunale ai Lavori pubblici Pasquale Morisani, non manca un animatore della Manif Pour Tous (che trasuda dai simboli dell'iniziativa) reggina e calabrese come l'ex-msi Giorgio Arconte. Spirito tutto sommato goliardico, con un breve intervento di Savarese "declamato" al megafono; poco dopo, parte il volantinaggio con "passeggiata informativa" sul Lungomare.

Al Dispaccio.it, Filippo Savarese – portavoce di Generazione Famiglia e promotore dell'iniziativa, che avrà termine nel pomeriggio di martedì 27 febbraio nella Capitale, emblematicamente davanti alla Corte di Cassazione – a fronte di questo massiccio "fuoco di sbarramento" fa presente: «Sì, ci siamo fatti un'idea del motivo: è perché ci sono alcune opinioni che hanno "meno" diritti d'essere espresse di altre... Noi riteniamo scandaloso che esponenti politici che addirittura ricoprono cariche che riguardano le pari opportunità si scaglino con delle falsità contro associazioni che non chiedono altro che rispetto della libertà educativa dei genitori. La nostra campagna non riguarda in alcun modo né omosessualità né transessualità, ma solo la libertà della famiglia d'insegnare ai propri figli quel che crede in tema di sessualità, e cioè che tutti nasciamo maschi e femmine, e che tutti nasciamo da un padre e da una madre. Il comunicato del presidente della Commissione comunale Pari opportunità lo riteniamo diffamatorio nei confronti della nostra associazione, visto che non discrimina assolutamente nessuno, e abbiamo chiesto ai nostri legali se non sia il caso di tutelare l'immagine della nostra associazione. In ogni caso, si dimostra che, di fatto, le associazioni Lgbt hanno ramificazioni nelle strutture politiche che gestiscono a loro uso e consumo perché, di fatto, a Reggio Calabria le "pari opportunità" non valgono per chi non la pensa come la Calabrò». E la scuola? Nel chiedere che educazione all'affettività e alla sessualità rimangano in via esclusiva all' "agenzia educativa Famiglia", in qualche modo non si sta calpestando la libertà della Scuola? «No. La Dichiarazione universale dei diritti umani all'art. 26 dice che il diritto di priorità educativa spetta alla famiglia, perché la Storia ha dimostrato – argomenta Savarese – che quando è la scuola, ovvero lo Stato che gestisce la scuola, a venire prima della famiglia si snatura completamente quest'istituzione. Noi dunque diciamo che "la famiglia viene prima": la famiglia poi, ovviamente, avrà il diritto-dovere di chiedere alla scuola un aiuto nell'educazione, ma non esiste che, come avviene oggi, entrino associazioni Lgbt nelle scuole, del tutto all'insaputa dei genitori, a insegnare che si può nascere anche da due padri o da due madri, circostanza evidentemente del tutto contro la natura delle cose».

Sì, ma l'Italia è uno Stato laico, mentre questa "priorità educativa" in termini d'educazione all'affettività e alla sessualità non è stata mai rivendicata, per dire, nei confronti della Chiesa cattolica e dei suoi precetti... «Guarda caso, l'ora d'educazione religiosa è assolutamente facoltativa; questo per ragioni storiche, legate al fatto che inizialmente l'Italia era parte dello Stato della Chiesa – così il portavoce di Generazione Famiglia –, poi dopo l'Unità sono stati fatti gli accordi tra Stato e Chiesa e s'è inserita l'ora di religione, che però è assolutamente facoltativa, cioè la famiglia può scegliere se fare partecipare o no ipropri figli. Le lezioni sull'affettività e la sessualità delle associazioni Lgbt spesso sono portate tra i banchi di scuola senza che le famiglie ne sappiano assolutamente nulla: a conti fatti, l'insegnamento della religione cattolica è ancor più "laico" e più rispettoso della Democrazia rispetto a questi insegnamenti Lgbt».

E politicamente? Liste come il Popolo della Famiglia si rifanno abbastanza, forse pienamente alle istanze di CitizenGo e Generazione Famiglia, che però hanno scelto di effettuare questo tour in piena campagna elettorale. Alla fine non rischia di restare ben poco dei valori fondanti che si vorrebbero, o dovrebbero, veicolare per tutto l'anno, nel fondoscuro della ricerca di suffragi? «Facciamo quel che possiamo. Quest'iniziativa, che condurremo in giro per 11 città italiane, nasce anche per stimolare i cittadini-elettori sui temi della libertà educativa dei genitori. E mi fa piacere – così ancòra Filippo Savarese, noto anche contemporaneamente quale portavoce de La Manif Pour Tous Italia e attivista italiano di CitizenGo, "creatura" di Alvaro Zulueta – che in questi giorni, per esempio, si sta parlando di utero in affitto e dell'esigenza che la politica trovi assolutamente delle forme per debellare questa pratica su scala internazionale. Speriamo che dopo il voto ci sia una maggioranza sensibile alla libertà educativa della famiglia e s'introduca a scuola il "consenso informato preventivo": i genitori, cioè, debbono poter scegliere prima se far partecipare o meno i propri figli a simili attività». Sì, ma il centrosinistra? Non vi rivolgete a tutti, voi? «No! Il centrosinistra ha bruciato completamente qualsiasi tipo di credibilità nei nostri confronti, per il semplice fatto che negli ultimi 5 anni il Pd ha distrutto ogni tipo di Valore cui noi facciamo riferimento. Molti esponenti del centrodestra e molte liste sostengono le nostre istanze, vero; noi però non firmiamo "assegni in bianco" con nessuno, per cui ne siamo contenti ma attendiamo di vedere fatti concreti dopo il 4 marzo».

Dalla "pancia" del bus, escono fuori le brochure evocativamente intitolate Protagonisti nella scuola. All'interno, qualche pagina didascalica e 24 fittissime pagine "alzo zero" contro la teoria gender e le sue presunte temibili applicazioni in àmbito scolastico. Secondo gli "studi di genere", vi si legge ad esempio, «il genere sarebbe la categoria che la cultura costruisce sul sesso di una persona. Il genere uomo o donna sarebbe il modo d'essere maschio o femmina imposto dalla cultura dominante. Si parla in tal senso di ruolo di genere. Per esempio "maschio" è il sesso, "uomo" è il genere. Non c'è nesso tra essere maschi ed essere uomini», è la ricostruzione operata dal pamphlet. Similmente, la Gender Identity sarebbe «la percezione soggettiva della propria sessualità a prescindere dal proprio sesso biologico e dal ruolo di genere che la società s'attende che ne derivi. Es. sono nato maschio, ma mi sento donna». Senonché, si legge poche righe più avanti, «la scienza smentisce categoricamente le teorie di genere. Dato per scontato che la personalità di ciascuno dipende sicuramente dal contesto sociale e culturale in cui si è cresciuti, la scienza mostra quanto la mascolinità e la femminilità biologica non diano solo forma al nostro corpo, nella sua straordinaria complessità organica, ma incidano in modo determinante anche sulla sua funzionalità. La diersità anatomica tra maschi e femmine non riguarda solo l'esteriorità dei corpi, ma anche le loro funzioni e ciò che le regola (...) Il legame tra il sesso maschile e l'essere uomo, così come il sesso femminile e l'essere donna, ha evidenze scientifiche inconfutabili. In sintesi, è vero che la famiglia in cui si cresce, la scuola che si frequenta, i compagni con cui si gioca, le amicizie che si stringolo, così come le opportunità o difficoltà della vita impattano sulla nostra crescita e formazione, ma questi eventi esterni che modificano il terreno cadono su terreni ben definiti, maschili e femminili, che non cambiano sostanzialmente, ma prendono sfumature diverse».

A seguire, indicazioni sui progetti scolastici ai quali «bisogna prestare particolare attenzione», tra i quali risultano in pole position i progetti che hanno come finalità la lotta e il contrasto a bullismo e cyberbullismo, alla violenza contro le donne e al femminicidio, alle dipendenze (ludopatia), agli abusi sui minori etc., non ultimi i progetti in tema d'educazione all'affettività e d'educazione sessuale.