Veemente protesta di una settantina di detenuti del braccio di "alta sicurezza" del carcere di Arghillà a Reggio Calabria. I detenuti hanno iniziato lo sciopero della fame ed esposto, fuori dalle proprie celle, pentolame e i "cucinini" con cui preparano i pasti. A scatenare la protesta sarebbero i ritardi nell'arrivo di alcuni utensili, tra cui, appunto pentole e padelle: la combustione attraverso cui i detenuti scaldano i propri pasti è infatti a induzione e solo un determinato tipo di padelle e pentole resiste senza rovinarsi.
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A scatenare la protesta dei circa 70 detenuti (su 350 totali) è anche la questione dei colloqui in carcere che, come è noto, per i detenuti in "alta sicurezza", è molto stringente. La maggior parte dei detenuti ristretti in regime di altra sicurezza ad Arghillà è composta a persone non calabresi, provenienti soprattutto dalla Campania.
Sulla vicenda è immediatamente intervenuto il Garante dei Detenuti, Agostino Siviglia, che ha avuto un colloquio con il direttore del carcere, Maria Carmela Longo, e con il capo della Polizia Penitenziaria, Domenico Paino, ricevendo rassicurazioni su entrambe le questioni lamentate dai detenuti. La situazione verrà comunque monitorata già a partire dai prossimi giorni.