Il “derby” Fdi-Lega, ovvero: scopellitiani vs. scopellitiani (a distanza) e le “frecciate” di Ripepi

ripepimassimo12febdi Mario Meliadò - Politicamente, un po' in giro "lo senti". Ma plasticamente, visivamente, l'occasione è la presentazione della lista di Fratelli d'Italia (e la prossima sarà dopodomani, con lo sbarco in riva allo Stretto del leader leghista Matteo Salvini). C'è un derby, nel centrodestra, c'è una "sfida nella sfida": scopellitiani vs. scopellitiani, magari a distanza, però in particolare nelle fila di Fratelli d'Italia e appunto delle (ex?) "camicie verdi" queste presenze e questa corsa su rive differenti, magari per "colpire uniti" nella medesima coalizione di centrodestra, c'è di certo.

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Così, per la presentazione dei candidati fdi, a Palazzo Campanella vedi coprotagonisti e fieri antagonisti dei fasti che furono di Peppe Scopelliti da sindaco di Reggio Calabria per otto lunghi anni e, per altri quattro, da presidente della Regione. E così in platea scorgi – molto interessati - Seby Vecchio, ex presidente del Consiglio comunale d'epoche e frequentazioni scopellitane; Paolo Gatto, ex consigliere comunale e poi assessore al Bilancio della Giunta guidata dal sindaco facente funzioni Peppe Raffa; l'ex consigliere comunale Beniamino Scarfone; tra i relatori c'è Alessandra Polimeno, già consigliere provinciale ai tempi della giunta Raffa; ancòra in platea un ex alfiere dell'Msi come Pino Bertucci; il consigliere metropolitano di centrodestra ed ex assessore provinciale alla Cultura Eduardo Lamberti-Castronuovo (e solo l'assenza fisica di Renato Meduri, presente tramite un messaggio letto in apertura d'incontro, impedisce così la compresenza di vincitore e sconfitto della doppia sfida per il Senato d'inizio anni Novanta, ai tempi di "duelli" col sistema maggioritario in cui il primo rappresentava il centrosinistra e il secondo il centrodestra); non manca neppure l'ex alfiere de La Destra Pino Cavallaro, "orfano" del neosovranista Francesco Storace. In realtà però quelle di Cavallaro e di Vecchio incarnano presenze di "osservatori qualificati" oggi apparentemente lontani dalla politica attiva e dediti all'imprenditoria, com'è del resto per Gatto, per diversi anni lontano anche fisicamente e tornato a Reggio Calabria solo da alcuni mesi. E peraltro proprio Raffa ha preso un'altra Direzione (Italia), mancando la candidatura in posizione utile più che altro perché l'unica tributata a Noi con l'Italia nelle sfide uninominali è toccata all'Udc e al segretario regionale Franco Talarico (pur diversamente, a sua volta legato all'era Scopelliti, quando i due presidenti di Giunta e Consiglio regionale erano legati da punti di convergenza programmatico-istituzionale, ma anche separati da distanze siderali in termini di "sensibilità politica").

In termini di candidature, poi, l'abbiamo già detto e scritto infinite volte, il derby tra scopellitiani "della diaspora" si sostanzia soprattutto nella sfida "a distanza" tra l'ex assessore comunale alle Politiche sociali Tilde Minasi, candidata al secondo posto nel "listino" proporzionale leghista per Palazzo Madama (sùbito dopo Matteo Salvini), e il consigliere comunale di minoranza Massimo Ripepi, candidato meloniano che sta esattamente nella stessa posizione per Fratelli d'Italia (secondo nell'elenco bloccato proporzionale per Palazzo Madama, sùbito dopo Isabella Rauti). "Naturalmente", nelle liste di riferimento, la narrazione dei rispettivi entourage dà per scontata l'elezione dei beniamini locali, come se l'opzione-Calabria fosse impossibile per i rispettivi capilista (mah...) e seguendo il cliché secondo il quale, a sommare le previsioni di ciascuna forza politica in campo il totale dei voti espressi il 4 marzo ammonterebbe più o meno al 170% del corpo elettorale.

Ma la "stracittadina più stracittadina" sta nella sfida su scala aggregata... Posto che localmente molta parte dei voti della Lega dovrebbe derivare dal Movimento nazionale per la sovranità, che ha giusto Peppe Scopelliti tra i punti di riferimento assoluti, e che sull'altro versante la movida elettorale è targata sostanzialmente Massimo Ripepi & C., se in questo "derby a distanza" l'ex presidente di Commissione dell'era Scopelliti (erano i tempi anche di "Area dello Stretto" e della liaison col poi consigliere regionale Candeloro Imbalzano) superasse in suffragi il suo ex sindaco, cosa peraltro che le intenzioni di voto raccolte dagli istituti demoscopici sembrerebbero confermare, che cosa accadrebbe? «Sì, è una sfida nella sfida... ma l'importante è che vengano eletti servitori di questa città. Ovviamente, ognuno dà i "propri" numeri... Noi però ci basiamo sui sondaggi, che ci dicono che qui da noi Fratelli d'Italia sta tra il 5 e il 6%: in più, noi speriamo di raccogliere il valore aggiunto di un'azione politica pregnante sul territorio, superando le previsioni dei sondaggi». Ma, l'avrete capito, Ripepi interpreta lo stare nei ranghi di una coalizione "con molta personalità", si sarebbe detto nel politichese di una volta... «Ovviamente – è la sua stoccata a Minasi & C. –, se chi è sondato al 2% pensa di poter superare il 6%, va bene tutto... sicuramente ha una "visione positiva", però io dico: fermiamoci ai sondaggi e vediamo il lavoro positivo che riusciamo a svolgere sul territorio».

Finisce tutto con un fascio di rose rosse (o verdi, chissà) e il rinfoderamento del guanto di sfida? Ma quando mai... «Sì, Salvini si candida anche in Calabria: è la sua strategia per tentare di raccogliere un po' di voti al Sud – rincara la dose Massimo Ripepi, ieri sera autoproclamatosi alfiere del campanilismo in politica – per aumentare la percentuale nazionale. Nonostante la Lega sia un partito nella nostra stessa coalizione, debbo dire che non credo proprio che Salvini abbia granché a cuore la Calabria, pur essendo capolista per Palazzo Madama nel collegio: penso più che altro a un'operazione di raccolta-voti per far lievitare un pochino la percentuale nazionale del Carroccio, ecco. Tutto qui».