Tutti gli uomini di Paolo Romeo nelle istituzioni

scilipotidomenico 500di Claudio Cordova - Politici locali, dirigenti pubblici e burocrati, ma anche parlamentari della Repubblica. C'è di tutto nella rete di Paolo Romeo, l'avvocato che, secondo la Dda di Reggio Calabria, avrebbe condizionato la vita economica, politica e sociale comandando la cupola massonica della 'ndrangheta. Tutti uomini attraverso i quali Romeo e la masso-'ndrangheta avrebbero condizionato la Cosa Pubblica. La fitta rete relazionale di Romeo viene dipanata dal maresciallo della Guardia di Finanza, Massimo Iero, nell'ambito del maxiprocesso "Gotha", rispondendo alle domande del pm antimafia Stefano Musolino.

Romeo, infatti, sarebbe l'ispiratore di una vasta serie di azioni sul tema della Città Metropolitana che, negli anni attenzionati dagli inquirenti, era in fase di costituzione. E così Romeo suggerisce all'allora consigliere provinciale Demetrio Cara (finanziere in servizio e imputato nel procedimento) un protocollo d'intesa tra la Provincia di Reggio Calabria e quella di Messina. Sul tema vengono sollecitati anche gli allora consiglieri regionali Candeloro Imbalzano e Giuseppe Giordano.

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Alla Provincia di Reggio Calabria, Paolo Romeo sarebbe stato "di casa". Lo dimostra la vicenda che ha per protagonista il magistrato in pensione Giuseppe Tuccio, in strettissimi rapporti con Romeo. Tuccio (imputato nel processo "Gotha") interloquisce con Romeo per vedere finanziato un proprio libro proprio dall'allora Amministrazione Provinciale guidata da Peppe Raffa, anch'egli alla sbarra nel maxiprocesso. E' lo stesso Romeo a proporre a Tuccio che la Provincia potesse acquistare 200 copie del libro a un costo orientativo di 30 euro per ciascuna copia. E Tuccio si affida mani e piedi a Romeo, soggetto già condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa: "Le cose saranno seguite dall'amico Paolo Romeo" dice l'ex magistrato in una conversazione intercettata. Ed è infatti Romeo a tenere i rapporti con le case editrici interessate alla pubblicazione: prima con la Kaleidon, che rifiuta per non interagire con la tipografia di Eduardo Lamberti Castronuovo, che avrebbe dovuto stampare il libro, poi con Jiriti, a cui Romeo detta materialmente le condizioni da inserire nella lettera per chiedere i contributi alla Provincia. Nella vicenda verrebbe coinvolto direttamente Raffa in virtù, spiega il teste Iero, di un consenso elettorale che Romeo avrebbe garantito all'allora presidente della Provincia. Fatto sta che, alla fine, i buoni uffici di Romeo vengono premiati: la Provincia liquida circa 5mila e 600 euro di soldi pubblici per il libro di Tuccio.

Quelli, comunque, non sarebbero stati gli unici fondi destinati dall'Amministrazione Provinciale al circuito di Paolo Romeo: negli anni, Palazzo Foti avrebbe elargito al Circolo Posidonia, una delle entità attraverso cui l'associazione segreta si sarebbe schermata.

Il tema della Città Metropolitana sembra essere molto caro a Romeo. E' un territorio vergine, che, evidentemente, l'avvocato voleva coltivare. E così si arriva fino al Senato. Attraverso, ovviamente, le relazioni di Romeo. A cominciare dal senatore Gianni Bilardi, in quel periodo esponente del Nuovo Centrodestra: sarebbe lui il gancio iniziale per portare la questione a Palazzo Madama. Il riscontro è positivo e della vicenda si interessa il senatore di centrodestra, Giuseppe Esposito. Agli atti dell'inchiesta vi sono le conversazioni tra Romeo e uno dei suoi più stretti sodali, il professor Domenico Pietropaolo, esponente di Cittadinanza Attiva: Romeo lamenta un mancato interessamento di Marco Minniti (attualme ministro degli Interni), mentre Pietropaolo sostiene come l'uomo esperto di Servizi Segreti abbia invece avuto un ruolo in quello che poi effettivamente avviene. Il pregiudicato Paolo Romeo viene audito dalla Commissione Affari Costituzionali, presieduta da Anna Finocchiaro.

Le indagini documenteranno una serie infinita di rapporti di Romeo (qui l'elenco di tutte le persone che non avrebbero disdegnato rapporti con l'avvocato) e mostreranno la facilità di interlocuzione del legale con gli ambienti romani. Agli atti del processo, infatti, anche i diversi contatti con il senatore Domenico Scilipoti, cui Paolo Romeo arriverà a scrivere addirittura una interrogazione parlamentare (qui la vicenda nel dettaglio)

La forza delle relazioni.