13enne stuprata a Melito Porto Salvo, gli avvocati di Iamonte: "Tanti tristi attori dietro le quinte della vita della ragazzina"

melitoportosalvovista 500Riceviamo e pubblichiamo la replica degli avvocati dell'imputato Giovanni Iamonte, Loris Nisi e Maurizio Punturieri, circa la pubblicazione online articolo dal titolo "Se ha fatto qualcosa, gli stacco le orecchie quando esco" – Pubblicato dalla testata Online IL DISPACCIO Mercoledì 16 agosto 2017, ore 08.58

Gent.mo Direttore,

quali difensori del sig. Giovanni IAMONTE, imputato nel noto procedimento denominato "RICATTO", con riferimento all'articolo emarginato in oggetto, ci permettiamo di rivolgere alcune precisazioni e riflessioni, chiedendone la pubblicazione.

Va premesso che, come noto, sin dal momento dell'esecuzione delle ordinanze custodiali, vista la particolare delicatezza della materia e nel superiore rispetto per la ragazzina indicata quale vittima del reato nonché di tutte le parti processuali coinvolte, i difensori hanno inteso evitare qualsivoglia facile (ed anche tentatrice) esposizione mediatica.

E tanto nonostante le dinamiche dei fatti, sin dall'inizio, apparivano (secondo la prospettazione fornita ai difensori) non completamente chiare, certamente non univoche e meritevoli di approfondimenti da svolgersi a cura dell'Ufficio di Procura e delle difese sotto il controllo del(i) Giudice(i) delle Indagini Preliminari.

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Tutti, a dire il vero, con molta sensibilità e correttezza, hanno svolto il proprio dovere nel tentativo di accertare la verità, non tralasciando di scandagliare nulla anche nell'interesse di coloro additati quali colpevoli in assenza di processo.

Si è così tenuto un lungo incidente probatorio dove, con ogni garanzia di legge anche e soprattutto verso la minorenne, è emersa una serie di circostanze di fatto che saranno oggetto di valutazione ad opera del Tribunale ed i cui contenuti non ci appaiono univoci nel senso indicato originariamente dall'accusa.

Anzi, sempre secondo la nostra prospettazione, consentono di approfondire ogni singolo passaggio di una vicenda che non va semplificata, stante la sua complessità.

Molti i (tristi) attori che si erano mossi sul palco e dietro le quinte della vita della ragazzina.

Oggetto del processo penale è l'accertamento della verità (per quanto possibile) con le conseguenti sanzioni in caso di raggiungimento della prova sulla penale responsabilità degli imputati.

La ricerca della verità ha un prezzo da pagare e questo può anche essere doloroso o passare attraverso lunghe traversate nel deserto.

E proprio per questi motivi, la scelta processuale è stata quella di svolgere il rito ordinario non accedendo a riti alternativi pure appetibili per le riduzioni premiali di pena che, nel caso che ci occupa, potevano essere sostanziose.

IAMONTE Giovanni ha scelto di scegliere la strada processuale che porti al più completo possibile accertamento dei fatti da rimettere alle parti all'interno di un'aula del Palazzo di Giustizia così da permettere al Tribunale una serena e profonda valutazione.

Tra i prezzi da pagare e che si erano messi in conto preventivamente alcuni vanno segnalati:

1) L'essere figlio di Remigio IAMONTE e, di conseguenza, sopportare il peso della pregressa storia processuale del padre in una vicenda che, invero, di mafioso non ha nulla a meno che non si vogliano considerare le note suggestive di indubitabile colore e di una semplice lettura che consentono all'opinione pubblica di trovare un facile colpevole con tutte le conseguenze sociologiche della vicenda;

2) Il sostenere l'attività processuale che sarà inevitabilmente lunga con la costante pressione mediatica che, giocoforza, potrebbe avere una incidenza sulla formazione della opinione della gente.

3) Il continuo intervento di politici alla ricerca di facile visibilità che hanno trovato un altro palcoscenico per perpetuare la politica degli annunci, pur non conoscendo una virgola degli atti processuali.

4) L'altrettanto continuo intervento di vari Enti Esponenziali, di Associazioni Varie, Miste, dedite da statuto a tutela dei diritti violati delle donne, dei minori e di chi più ne ha più ne metta. Persone sconosciute che, improvvisamente, costituiscono associazioni, organizzano convegni e conferenze, e si ergono a paladini di ciò che non conoscono.

Questa, in genere, la solita compagnia di giro che sfruttano il carrozzone mediatico.

Tra l'altro, se avessero avuto reale interesse a questi fatti, ben avrebbero potuto intervenire svolgendo un qualche ruolo utile ovvero capire quali disfunzioni familiari, scolastiche, sociali hanno permesso che una ragazzina di 13 anni vivesse queste (se accertate) ed altre situazioni.

Se il Tribunale per i Minorenni è intervenuto adottando provvedimenti limitativi della potestà genitoriale, qualche disagio familiare dovrà essere emerso eppure di questo non vi è traccia nel largo spazio che doverosamente la stampa ha dato alla vicenda.

E perchè nessuno si è interrogato sul ruolo delle Istituzioni Scolastiche che non sono apparse molto vigili pur raccogliendo nel tempo i segnali del malessere?

Vede tutto è cominciato dalla scoperta di un tema che la ragazzina aveva svolto a scuola.

Un tema che dovrebbe (una volta che il processo sarà consegnato alla storia) essere pubblicato sui libri di testo e che contiene un "j'accuse" rivolto a coloro che avrebbero dovuto tutelarla.

Un atto di accusa che potrebbe servire da stimolo per le Associazioni e gli Operatori Sociali, affinchè ci si interroghi sul disagio ed a far capire ai Politici quanto sia fondamentale ritornare a curarsi dell'animo delle nuove generazioni.

Queste riflessioni sono imposte dalla lettura del Suo articolo, centrato sul facile tema della cultura mafiosa (per come trasparirebbe da uno spaccato di un colloquio tra familiari in carcere) con interpretazioni "non complete" del senso di quanto dichiarato e con facili allusioni su rapporti che sarebbero dovuti rimanere in penombra, perchè non utili al processo e coinvolgenti terzi che nulla hanno che fare con le dinamiche processuali.

Se è vero, che come disse Joseph Pulitzer: "Un giornale che è fedele al suo scopo si occupa non solo di come stanno le cose, ma di come dovrebbero essere" siamo certi Lei non mancherà di recuperare dagli atti processuali altri spunti che Le consentiranno di scrivere interessanti articoli che possano non solo scuotere le coscienze ma permettere che fosse anche una (sola) ragazzina in futuro possa vivere una adolescenza meno complicata di quella di cui ci stiamo occupando.

La lunghezza è un limite evidente e ce ne scusiamo ma era dovuta perché d'ora in poi (a meno che non dovessimo essere costretti) torneremo a mantenere un basso profilo, svolgendo la nostra attività esclusivamente nella aule di tribunale Tribunale, in adempimento ad un dovere morale prima e professionale dopo.

Sa, Direttore, i fatti sono ostinati ma anche strani e molti di loro restano nascosti alla vista superficiale o settoriale.

Compito del difensore è, anche, quello di farli emergere e di rappresentarli in una visione d'insieme. Ci auguriamo di riuscire, anche con l'apporto di chi, come Lei, è pronto ad investigare per dare spazio alla Verità che tutti ricerchiamo e che auspichiamo di conoscere.

Cordialità

Avv. Loris Maria NISI

Avv. Marino Maurizio PUNTURIERI