Il Comune di Reggio Calabria da rifondare

In questa nostra strana città, ogni giorno di più, si ha sentore di un lento e triste declino cui sta piombando e precipitando da tempo il Comune di Reggio Calabria.

Scrivo a nome personale e per conto di diversi cittadini reggini rammaricati da ciò che si è costretti a subire in quest'ultimi periodi quando si ha a che fare nei diversi uffici del Comune.

Non è normale che un cittadino si presenti presso gli uffici del Comune e molto spesso li trovi privi di personale o, che i pochi presenti, molti di loro prossimi alla pensione, dicono di non essere titolati a portare avanti servizi per mancanza di Dirigenti.

Non è normale che le Imprese che operano in questo nostro bistrattato territorio, svolgono puntualmente servizi presso l'Amministrazione Comunale e sono obbligati poi ad aspettare anni per vedersi corrisposto il compenso relativo al lavoro svolto.

Non è normale che in una città che ha un'enorme fame di occupazione non si fa proprio nulla per colmare la vacanza di organico con nuovo personale qualificato e nuovi Dirigenti competenti.

Da nessun'altra parte d'Italia si riscontrano tutte queste difficoltà da parte dei cittadini che, sicuramente, sono conseguenze dovute a cattive gestioni politiche e amministrative da attribuire a chi è stato affidato il compito di governare.

Evidentemente non sta di casa, qui da noi, la buona organizzazione e la buona gestione della cosa pubblica e, ovviamente, ne va di mezzo tutta la collettività.

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Anche la nostra comunità è chiamata al voto il prossimo 3 e 4 marzo e per le imminenti presentazioni delle liste elettorali, notiamo quanti amministratori e partiti politici sono in fibrillazione per proporsi come rappresentanti di noi cittadini.

A ben riflettere, però, se questo è il modo di amministrare una città, pessimo, visibile e sotto gli occhi di tutti una città lasciata morire al proprio destino, abbandonata dalla politica nazionale, lasciata senza risorse e con le casse vuote, vi domandiamo perché vi riproponete a rappresentarla essendo stati sino ad oggi incapaci a governala e a farla risorgere?

Si ha l'impressione sempre di più, e ancor di più dalle nostre parti, che la politica viene esercitata solo per il proprio tornaconto personale e non per il bene delle collettività.

Cos'è che non funziona dunque ? Il sistema e quindi gli uomini che ne fanno parte?

Se è così, allora bisognerebbe avere il coraggio di votare chi vuole cambiare tutto, anche passando oltre gli stessi che hanno mal governato i quali, in questo caso, si arrogano il diritto di additare i cittadini definendoli come populisti.

Oppure dobbiamo proprio non credere più nella democrazia, in questa falsa democrazia, e non andare più a votare?

Domenico Venturella