L'eterno ritorno della politica degli "amici degli amici"

catanzarocittadellaregionale15aprdi Claudio Cordova - La Calabria ricorda inchieste giudiziarie dove gli indizi erano molto più granitici. L'inchiesta "Lande desolate", che ha scatenato un terremoto in Calabria, coinvolgendo il governatore Mario Oliverio, è forse più interessante sotto il profilo sociale e politico, che non sotto quello giudiziario. Dalla lettura degli atti dell'inchiesta della Dda di Catanzaro sembrano emergere alcune responsabilità schiaccianti, soprattutto per quanto concerne imprenditori e burocrati, ma, soprattutto, un modo di fare politica a tratti rivoltante.

Perché non incentrato sul bene collettivo, ma, solo, sul tornaconto personale. Che non deve essere necessariamente di carattere economico. Ma anche di livello politico o d'immagine.

E così vediamo la solita melassa in cui sguazzano tutti: politici, parenti di politici imprenditori, parenti di imprenditori, burocrati, parenti di burocrati. Tutti amici di tutti. Tutti in confidenza. Tutti pronti a lavare la mano dell'altro. Soggetti oggi indagati e agli arresti che non avevano alcuna difficoltà a dialogare con l'uomo ombra di Oliverio, Nicola Adamo, con la sua lei, la parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio, ma anche con altre dinastie politiche cosentine, come quella rappresentata da Franco e Stefania Covello, anche qui casa Pd.

Telefonate, sms, incontri al pub che potranno pure non rappresentare nulla di penalmente rilevante, ma che sono spia di un sistema relazionale perverso, che funge(va) da camera di compensazione.

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Emblematica la vicenda di Piazza Bilotti a Cosenza, dove la guerra dei due Mario – Oliverio e Occhiuto – si giocava anche (e reciprocamente, non esistono colombe bianche) nel ritardare i lavori su un'opera importante per il capoluogo bruzio. Perché? Perché bisognava prendersi i meriti dell'inaugurazione o, peggio, stigmatizzare i demeriti del rivale per gli eventuali ritardi.

In mezzo, imprenditori e burocrati corrotti, che per mantenere il proprio periodo di vacche grasse, dovevano sottostare ai dispetti dei politici: "Questi sono come i delinquenti, ti ricattano" dice uno degli indagati intercettato.

Un degrado senza fine.

Ma, come detto, la questione più che giudiziaria è politica. Che ne sarà, adesso, della Calabria e della Regione Calabria, intesa come istituzione?

Mario Oliverio, allo stato attuale, sarebbe un folle se pensasse di poter arrivare alla fine della legislatura. Confinato nella sua San Giovanni in Fiore la butta sul pietismo, annunciando lo sciopero della fame. Ma c'è una terra complicata da governare. E allora che cosa può accadere? Paradossalmente, non è questa la questione più interessante. Ciò che interessa di più è quasi sempre il futuro. Oliverio, infatti, nonostante i quattro anni non di certo entusiasmanti, aveva annunciato di volersi ricandidare e aveva ottenuto un appoggio pressoché totale dal Partito Democratico calabrese e da alcune centinaia di sindaci sparsi su tutto il territorio. La pesante vicenda giudiziaria che ora lo coinvolge, in una terra normale basterebbe già per estrometterlo dalla corsa. Visto anche che "Lande desolate" non è l'unica vicissitudine giudiziaria in cui è incorso in questi anni il governatore.

Ma la Calabria è tutto tranne che una terra normale. Quindi tutto è possibile. E così, come fu per Giuseppe Scopelliti, anche per Mario Oliverio l'ultimo anno di legislatura potrebbe essere fatale. Il guaio è che la Calabria sperava di poter essere uscita da quel tipo di logiche. Che, invece, come un eterno ritorno, si ripropongono.

E, ancora una volta, il futuro sembra più grigio del presente. Se da un canto, il centrosinistra (quello della superiorità morale) dovrebbe fare i conti con la realtà, dall'altro lato il lanciatissimo candidato del centrodestra, Mario Occhiuto, non ne esce benissimo. Sebbene le trame di Oliverio e Adamo siano maggiormente approfondite dall'inchiesta della Dda di Catanzaro, dalle conversazioni intercettate emerge come anche l'attuale sindaco di Cosenza fosse pienamente inserito nel sistema relazionale che permetteva di brigare sui tempi dei lavori e, comunque, di avere una certa affinità emotiva con soggetti indagati e cautelati per reati non di poco conto.

Anche per quest'anno, il regalo di Natale ai calabresi non sarà la speranza di un futuro migliore.