Giuseppe millefacce

falcomataildispaccio13giu 500di Claudio Cordova - Tranne che non si creda ancora a Babbo Natale, ai coccodrilli nelle fogne di New York o al Mostro di Loch Ness, quella della realizzazione del ponte sullo Stretto non può che essere considerata da tutte le persone di buon senso per quello che è: una favola. Una bufala, una menzogna creata ad arte per alimentare la propaganda, quasi sempre per scopi elettorali. Dopo l'apertura del premier Matteo Renzi – fatta, guarda caso, al cospetto di Impregilo (colosso che il ponte dovrebbe realizzarlo) e, guarda ancora il caso, il giorno dopo l'annuncio della data relativa al referendum costituzionale – il tema non è quello di discutere sulla fattibilità e sull'utilità dell'opera, sui danni all'ambiente che causerebbe, sugli appetiti criminali che già in passato hanno provocato devastanti conseguenze. Il dato che conta è quello politico: la tenuta delle istituzioni locali rispetto all'ennesima sparata del primo ministro, in aperta campagna per cercare di spuntarla nel referendum del 4 dicembre. La dignità delle istituzioni locali di reggere la forza d'urto che arriva da Roma, la strumentalizzazione di due territori (Sicilia e Calabria) per becere finalità elettorali.

Il Dispaccio ha provato sotto il profilo documentale – come sempre accade quando pubblichiamo qualcosa sulle nostre colonne – come l'istituzione calabrese maggiormente interessata all'ipotetica opera, il Comune di Reggio Calabria, abbia immediatamente recepito supinamente l'ordine del capo. Per bocca del sindaco Giuseppe Falcomatà, il "sissignore" è stato chiarissimo: "Dobbiamo essere visionari" ha detto. Peccato che – ed è proprio questo che abbiamo provato sotto il profilo documentale – nel proprio programma elettorale, Falcomatà scrivesse quanto segue: "E'evidente che la futura Amministrazione della Città metropolitana opporrà un secco No alla costruzione della Centrale a Carbone a Saline Joniche ed al Ponte sullo Stretto. La nostra terra non ha bisogno di altre Cattedrali nel deserto, di nuovi Pacchetti Colombo per sopire la coscienza dei Cittadini dell'Area metropolitana dello Stretto. Sono ben altre le infrastrutture che necessitano per il rilancio di Calabria e Sicilia (...). Il ponte rappresenterebbe esclusivamente un possibile affare per la criminalità organizzata delle due sponde dello Stretto".

La discrasia tra quanto promesso ai cittadini e quanto affermato, da suddito, dopo l'annuncio del premier Renzi, è sotto gli occhi di tutti.

Ma il tema, come detto, non è il ponte. E' la valenza che le parole di un primo cittadino, un primo cittadino metropolitano, possono avere, se, come accaduto, al primo diktat romano ci si inginocchia senza troppi indugi. Che credibilità può avere un sindaco che, almeno negli annunci, tradisce il proprio patto con gli elettori? Perché il programma elettorale altro non è che una stretta di mano – che tra galantuomini dovrebbe essere solida come una quercia – tra il candidato e la cittadinanza. Sbugiardare sé stessi su un tema così sentito, dalle implicazioni forti anche sotto il profilo sociale e ambientale, non è sintomo di intelligenza perché si è cambiato idea. Ma di sudditanza rispetto al proprio garante politico, rispetto a colui il quale, probabilmente, al termine della nefasta esperienza di sindaco, dovrà garantire uno scranno in Parlamento.

Carriere politiche che si giocano sulla pelle e sulla dignità dei cittadini.

E questo – lo ribadiamo – non perché il ponte verrà mai realizzato, ma perché si è venuti meno a un patto che, in una città come Reggio Calabria, fiaccata dalla crisi e reduce dallo scioglimento del consiglio comunale per 'ndrangheta, doveva rappresentare la base fondamentale per ricostruire il rapporto di fiducia tra reggini e istituzioni. A Messina, le notizie che arrivano sull'amministrazione di Renato Accorinti non sono tutte rose e fiori: sono tante le criticità, tante le incompiute, tante le cadute che il primo cittadino artefice del miracolo elettorale di alcuni anni fa ha collezionato, anche in tempi piuttosto recenti. Ma Accorinti, dileggiando e sbeffeggiando la proposta di Renzi è stato coerente, non ha tradito uno dei capisaldi della propria posizione di militante e politico, formatasi, a dire il vero, in piazza e in trincea e non a bordo piscina come quella del proprio omologo reggino. Accorinti ha mantenuto la barra dritta: perché chiunque lo abbia votato, ben conosceva la radicale opposizione al ponte sullo Stretto. Una opposizione che sembrava forte anche da parte di Falcomatà: "Il ponte rappresenterebbe esclusivamente un possibile affare per la criminalità organizzata delle due sponde dello Stretto" scriveva nel programma. Falcomatà ha costruito il proprio schiacciante successo anche su quelle poche righe con cui si opponeva a un'idea che viene attribuita a Silvio Berlusconi, ma che, a ben guardare, venne lanciata negli anni '80 da Bettino Craxi.

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Sommerso dalle proteste dei cittadini, Falcomatà nel pomeriggio è dovuto correre ai ripari. Ovviamente non mettendoci la faccia, ma affidando alcune banali considerazioni a un post su Facebook, probabilmente preparato da qualche super esperto di comunicazione. Lupetti da tastiera. In quel post, comunque, Falcomatà ribadisce la doppiezza del proprio pensiero: da un lato, l'esigenza di tentare di salvare il salvabile rispetto a quanto scritto in maniera netta nel proprio programma, dall'altro quello di non mettersi contro il padrone romano. Parla di opere, infrastrutture, sviluppo, Falcomatà. Lo fa con un politichese così fluente da risultare inaspettato per un 30enne. Invita, poi, i cittadini a (ri)vedere l'intervento andato in onda su SkyTg24 al fine di apprendere presunte incongruenze col narrato degli organi di stampa. Noi, invece, sconsigliamo ai cittadini di (ri)vedere quei frammenti, che testimonierebbero la bontà dei resoconti giornalistici: da quel video, infatti, i reggini potrebbero ricevere solo amarezze, perché avrebbero modo di vedere e ascoltare un sindaco che non è il primo garante della comunità che amministra, ma un soggetto politico prono a ogni ordine di scuderia.

Ed è proprio questo il tema: se Falcomatà, pur di compiacere la boutade elettorale di Renzi, è disposto a rimangiare il proprio programma, cosa potrebbe fare alla prossima imposizione calata dall'alto dai propri riferimenti politici? Reggio verrebbe così sacrificata sull'altare dell'equilibrismo istituzionale. Con che credibilità, dunque, Falcomatà potrà ora promettere qualsiasi cosa alla popolazione: dall'inaugurazione di una piazza, all'organizzazione di una kermesse culturale, passando per l'abbassamento delle tasse? Tutto possibile, fino al diktat del padrone romano. Sulla vicenda ponte è già avvenuto. Ora non resta che attendere il cambiamento di bandiera rispetto alla centrale a carbone di Saline Joniche...

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L'apertura di Falcomatà: http://ildispaccio.it/primo-piano/122152-falcomata-apre-a-realizzazione-ponte-sullo-stretto-dobbiamo-essere-visionari

Ma il suo programma elettorale diceva altro... : http://ildispaccio.it/primo-piano/122159-ponte-sullo-stretto-falcomata-si-rimangia-il-programma-elettorale

Falcomatà prova a correre ai ripari: http://ildispaccio.it/primo-piano/122228-falcomata-ponte-sullo-stretto-non-puo-rimanere-unica-opera-programmata