Direzione regionale del Pd: come perdere una splendida giornata al mare

magornodirezionepd 500di Claudio Cordova - Alla fine, l'unica cosa che buon senso politico e decenza umana avrebbero imposto non è avvenuta: il segretario regionale del Partito Democratico, Ernesto Magorno, ha deciso di non rimettere il proprio fallimentare mandato e di continuare, con la propria verbosità, il percorso verso il baratro intrapreso ormai alcuni anni fa insieme ai Democratici calabresi. Con il sole di questi giorni, con il caldo che non dà tregua, la Direzione regionale del Pd, tenutasi sabato scorso è apparsa l'ennesima perdita di tempo per un partito che continua a parlarsi addosso, che continua a strigliare sé stesso, senza poi passare dalle parole ai fatti, continuando così a perdere consensi in ogni angolo della Calabria.

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La debacle elettorale delle ultime elezioni comunali – a Crotone, ma, soprattutto, a Cosenza il crollo è stato enorme – avrebbe imposto ai vertici dei Democratici scelte forti, di rottura, rispetto a una linea, ormai consolidata nel tempo, che evidentemente i calabresi non apprezzano e continuano a non apprezzare. Anche perché – non va dimenticato – che appena alcuni mesi prima il Pd aveva perso anche in importanti centri come Vibo Valentia e Lamezia Terme.

"Il voto di giugno ci richiama ad una grande assunzione di responsabilità" ha esordito Magorno. Ciò che poi doveva essere consequenziale, ossia lo "sciogliete le righe" e tutti al mare in attesa di votare un nuovo segretario degno di questo nome, non è avvenuto. "Non mi dimetto" ha affermato il parlamentare renziano. "Non accetto lezioni di moralità e democrazia da nessuno. Non scendo dal carro e continuo a trainarlo insieme a tutte le persone che continuano a lavorare con passione, senza avere nulla in cambio". Infine: "Il partito non ha bisogno di nessuna resa di conti, ma di più partito attraverso un confronto continuo e costante con la gente. Dobbiamo aprire il nostro partito, il Pd deve dare a tutti la possibilità di diventare classe dirigente".

Sempre un po' contorto, Magorno, quando non si tratta di intervenire per un plauso o per la solidarietà di circostanza. Nemmeno sulla data della prossima Assemblea Regionale, la Direzione è riuscita a dare elementi certi: il 28 o il 29 luglio. Un altro giorno di mare buttato via.

Il dato vero, invece, è che, da diverso tempo ormai, il Partito Democratico calabrese alla gente non piace più. A molti, anzi, fa proprio ribrezzo. Per la sua incapacità di dare risposte, per il suo trasformismo, per la sua noncuranza nell'accogliere tutti: da ex grillini come il deputato Barbanti agli ex forza italioti come Giacomo Mancini, a sostegno di Carlo Guccione alle comunali di Cosenza, fino all'inciucio degli inciuci, l'accordo con il Nuovo Centrodestra dei Gentile alla Regione. Senza contare che ormai, nemmeno la tanto pubblicizzata favola della "superiorità morale" del Pd e della sinistra può far leva sulla popolazione, visto i tanti capibastone che animano (e governano) il Partito Democratico in svariati territori.

Al limite del grottesco, inoltre, l'intervento di Marco Minniti, l'uomo dei servizi segreti che, di tanto in tanto, fa una capatina in Calabria per ribadire come il partito sia, di fatto nelle sue mani: "Bisogna utilizzare i giorni che ci dividono all'assemblea per fare arrivare le esigenze dei territori e far sì che sia un'assemblea che decida". Proprio lui che, in quanto a consenso sociale ed elettorale non dovrebbe dire granché. Eppure continua a spadroneggiare in Calabria, tenendo in pugno il Pd. Nelle mani di un soggetto capace di superare le varie stagioni politiche, proprio in forza delle proprie relazioni con gli ambienti giudiziari e investigativi e, segreti, appunto.

Forse il Pd sarà un partito migliore quando riuscirà a liberarsi anche di un soggetto politico come Minniti.

Che dire, poi, dell'intervento di Mario Oliverio? Il Governatore parla di cose da fare, come se fosse all'opposizione e non seduto sulla poltrona di presidente della Giunta (seppure etero diretto da Adamo & co.) dal novembre 2014. Il lassismo della Giunta Regionale è evidente e palpabile. Neppure la nuova squadra, varata dopo lo scandalo "Rimborsopoli", è riuscita a invertire la rotta. E anche il largo risultato con cui Mario Oliverio è divenuto governatore nel 2014 va ampiamente rivalutato alla luce del centrodestra disunito e allo sbando che si presentò all'appuntamento elettorale dopo la caduta di Peppe Scopelliti e probabilmente sarebbe ad oggi una vittoria difficilmente ripetibile, soprattutto se si va a guardare il pessimo lavoro portato avanti alla Giunta Regionale in oltre un anno e mezzo di governo.

Dalla giornata di lavoro tra le più inutili degli ultimi anni, nulla che fuoriesca dal politichese, falso e stantio, di cui un po' tutti hanno le tasche piene. Beato chi ha scelto di andare al mare...

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L'intervento di Oliverio: http://ildispaccio.it/primo-piano/114909-direzione-pd-oliverio-su-sanita-ci-giochiamo-partita-decisiva

E quello di Minniti: http://ildispaccio.it/calabria/114914-direzione-regionale-del-pd-la-strigliata-di-minniti-dobbiamo-cambiare-profondamente