Il controllo su Gallico dietro l’omicidio di Giuseppe Canale

omicidiocanale600di Claudio Cordova - Un delitto in pieno giorno, in una calda giornata estiva, da inquadrarsi in risposta a un altro omicidio "eccellente", avvenuto – sempre in pieno giorno – poco meno di un anno prima. La barbara uccisione di Giuseppe Canale, avvenuta a Gallico, frazione nord di Reggio Calabria, nel primo pomeriggio del 12 agosto 2011, sarebbe infatti la risposta all'omicidio avvenuto nella mattinata del 20 settembre 2010, allorquando, nei pressi dell'Hotel President di Gallico, venne freddato il boss Mimmo Chirico.

Uno scontro tra le cosche egemoni della frazione, notoriamente molto nota per l'influenza criminale, soprattutto delle famiglie collegate alla potente cosca Condello di Archi. Quando viene freddato, infatti, Canale è un uomo che gli inquirenti conoscono bene: un lungo casellario giudiziale e l'accusa, nell'ambito del procedimento "Bless" di omicidio.

Fin dal primo momento, dunque, l'esecuzione era stata ricondotta ad ambienti di 'ndrangheta.

Ora la Dda di Reggio Calabria è convinta di aver risolto il caso, a oltre sei anni dall'episodio. Canale venne assaltato in un bar dove si trovava e freddato a poche centinaia di metri dall'esercizio commerciale, avendo tentato una disperata fuga in via Anita Garibaldi. A ucciderlo due giovani killer del Vibonese, pagati – secondo quanto emerso dalle indagini – tra i 10 e i 14 mila euro. Nonostante la giovane età, Nicola Figliuzzi e Cristian Loielo sono già noti alle cronache, avendo rivestito un ruolo importante nella faida tra i Piscopisani e il clan Patania, nel Vibonese, appunto. Proprio per questo si trovano già detenuti e vengono raggiunti ora da un'ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'omicidio Canale.

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Decisive, non solo per la ricostruzione dell'azione di fuoco (filmata anche dalle telecamere) le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e, in particolare di Daniele Bono. Pochi dubbi sembrano restare sugli esecutori materiali, mentre qualche punto ancora irrisolto resta sulle motivazioni per le quali Canale sarebbe stato ucciso. Per i Carabinieri, che hanno eseguito gli arresti, il tutto sarebbe comunque da ricondursi in una faida tra le famiglie del luogo. E sul punto riferisce proprio il pentito Bono nelle dichiarazioni rese il 12 ottobre 2012.

OMISSIS

P.M. dott.ssa ROSSI — Chi te lo aveva proposto?

BONO Daniele — Salvatore... "Turi", compare "Turi". Ho visto pure gli interessati che erano Domenico CHIRICO e di cui gli avevano ammazzato lo zio ad agosto, CHIRICO, l'anno prima nel mese di luglio. Comunque c'era pure una vendetta là tra di loro. E' stato pagato 10 mila euro... 14 mila euro...

P.M. dott.ssa ROSSI — Chi l'ha pagato? Chi questo?

BONO Daniele — Sto Domenico CHIRICO...

P.M. dott.ssa ROSSI — Li ha pagati...

BONO Daniele — Mi aveva proposto a me 14 mila euro, io gli ho detto di no.

Ufficiale di P.G. — Ma il giorno dell'omicidio eri sul posto, lì giù a Gallico?

BONO Daniele — Chi io? No, no, io ho saputo dell'omicidio dopo due giorni, o il giorno dopo o dopo due

giorni sul giornale, perché a Giuseppe io lo avevo detto sto fatto qua che si doveva fare sto lavoro qua a

Gallico, io non avevo visto il giornale, stavo giocando a carte, fa Giuseppe: "Guarda qua?"

P.M. dott.ssa ROSSI — Giuseppe chi?

BONO Daniele — MATINA, eravamo là al negozio. Fa: "Guarda qua..." Faccio: "lo non lo so..." Mi fa:

"Non è (incompr.)...?" "Può darsi...", faccio io.

P.M. dott.ssa ROSSI — Gliel'avevano proposto?

BONO Daniele — Si, si.

P.M. dottssa ROSSI= Chi?

BONO Daniele — "Turi"... compare "Turi7Ani ha portato qua a questo posto qua a Gallico...

P.M. dott.ssa ROSSI — Quanto tempo prima dell'omicidio?

BONO Daniele — Dieci giorni prima, cinque giorni prima, dai dieci ai cinque giorni comunque.

OMISSIS

Per gli inquirenti, dunque, il verosimile retroterra fattuale del presente omicidio è dato da un altro grave fatto di sangue, ovvero l'eliminazione proprio di Mimmo Chirico, uomo forte della 'ndrangheta del luogo. Una 'ndrangheta che, quindi, si riorganizza dopo le inchieste che in quel periodo la colpirono (l'operazione "Meta", soprattutto) con l'unico linguaggio che conosce: quello del piombo e del sangue. L'omicidio Canale, dunque, sarebbe maturato in un contesto di regolamenti di conti interni in seno al cartello criminale. Ed è significativo – oltre che inquietante – non solo che i killer di giovane età sarebbero stati pagati poche migliaia di euro per commettere il delitto, ma che i familiari della vittima, sebbene probabilmente a conoscenza degli artefici, avrebbero taciuto, come si evincerebbe dalle intercettazioni agli atti dell'inchiesta dei pm Giuseppe Lombardo e Sara Amerio.

Per essere tra i mandanti del delitto, è indagato (e raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere) anche quel Domenico Marcianò, già detenuto e imputato nel procedimento "Gotha". Marcianò, considerato uomo forte della 'ndrangheta di Gallico, è un soggetto in contatto con l'avvocato Paolo Romeo, considerato a capo della cupola segreta della 'ndrangheta, e il suo nome è centrale anche nelle vicende relative al centro commerciale "La Perla dello Stretto" di Villa San Giovanni. La genesi dell'omicidio Canale, dunque, sarebbe da ricercare all'interno di un gruppo mafioso criminale, capeggiato proprio da Marcianò: questi avrebbe impartito ordini e direttive ai sodali anche in termini di commissione di futuri omicidi con l'uso di armi, reperite nell'interesse del gruppo dallo stesso.

Ragioni di 'ndrangheta per la supremazia mafiosa del territorio: ad assoldare i giovani killer sarebbe stato Salvatore Callea, anche nel Vibonese – nella faida tra Piscopisani e clan Patania – avrebbe avuto il ruolo di procacciatore di manovalanza criminale. Il delitto Canale eseguito da persone della provincia di Vibo Valentia sarebbe stato "ricambiato" dall'opera di Salvatore Malavenda, ritenuto l'assassino di Diego Fortuna, ucciso in spiaggia proprio nell'ambito della faida vibonese.