“Bisognava agire per dare il colpo di grazia allo Stato, i calabresi già si erano mossi”

spatuzzagaspare600di Claudio Cordova - La prima traccia pubblica delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia palermitano, Gaspare Spatuzza, sul coinvolgimento della 'ndrangheta nella strategia stragista dei primi anni '90, si ha davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, il 18 giugno 2009. Sono proprio le dichiarazioni di Spatuzza il punto di partenza da cui muove la Dda di Reggio Calabria nell'inchiesta "Ndrangheta stragista", che ha portato all'arresto del boss siciliano Giuseppe Graviano e di Santo Filippone, uomo forte della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. Ecco la deposizione di Spatuzza, del giugno 2009:

......omissis.....Avv. Gatto - senta signor Spatuzza lei ha mai sentito parlare dell'omicidio dei Carabinieri avvenuto nel 1994 sull'autostrada di Reggio Calabria e precisamente in località Scilla?

Spatuzza Gaspare – e dottore guardi io purtroppo non posso rispondere perché su queste..su questi fatti in cui già ho reso abbondantemente dichiarazione, ci sono delle fasi uhm..delle indagini in corso per cui io intendo avvalermi della facoltà di non rispondere, quindi però in queste condizioni non posso farlo però ehm..mettetevi nelle mie condizioni..

Avv. Gatto - si, le chiedo scusa..

Spatuzza Gaspare – non posso rispondere..

Avv. Gatto - le chiedo scusa signor Spatuzza, tanto lo chiederà anche il Procuratore e il Presidente..ma lei è stato sentito da parte della Procura di Reggio Calabria in ordine a questo episodio?

Spatuzza Gaspare – in ordine a questo episodio direttamente diciamo che la Procura di Caltanissetta, Firenze e di Palermo e sono stato anche ascoltato dalla Procura di Reggio Calabria..

Avv. Gatto – signor Spatuzza le chiedo scusa, lei ha avuto mai contatti con i fratelli Graviano?

Spatuzza Gaspare – i fratelli Graviano diciamo che sono i capi famiglia della famiglia di Brancaccio a cui io appartenevo..

Avv. Gatto - ed è il mandamento di cui faceva parte lei?

Spatuzza Gaspare – del mandamento io ho fatto parte e poi ho gestito il mandamento come reggente dal '96 al '97..

Avv. Gatto - senta le notizie che lei ha avuto dai fratelli Graviano, sono notizie che ho avuto in maniera diciamo da tutte e tre i fratelli oppure da uno specifico dei fratelli?

Spatuzza Gaspare – no da Giuseppe Graviano..

Avv. Gatto - ricorda l'epoca in cui ha avuto questa notizia?

Spatuzza Gaspare – come?

Avv. Gatto - ricorda l'epoca in cui ha avuto questa notizia dei Carabinieri, dell'omicidio dei Carabinieri?

Spatuzza Gaspare – la notizia entra in un contesto di cui io ho diciamo che..comunque in un contesto in cui mi è stata fatta questa confidenza che erano stati uccisi questi due Carabinieri..

Avv. Gatto - senta, le faccio la domanda secca..rientra questo omicidio nella strategia della tensione?

Spatuzza Gaspare – ehh..credo di si, in base alle mie.. (pausa)

Avv. Gatto - Presidente io avrei altre domande da fare sull'attendibilità del teste però..

Dott. Finocchiaro – si ma noi ancora..non sappiamo ancora con precisione che cosa gli ha detto Graviano, quando glielo ha detto, dove glielo ho detto..

Avv. Gatto - eh..

Dott. Finocchiaro – a noi queste cose qua interessano..

Avv. Gatto - eh, io potrei continuare però mi dovrei..

Dott. Finocchiaro – signor Spatuzza mi scusi..

Avv. Maffei – però Presidente io insi..

Dott. Finocchiaro – qua c'è qua..appunto dobbiamo stabilire un poco i termini..

Avv. Maffei – Presidente, il signor Spatuzza..nel mio modestissimo..

Dott. Finocchiaro – ..del..di questo esame..a noi interessa sapere soltanto le confidenze, il contenuto delle confidenze che il signor Spatuzza avrebbe ricevuto, questo a noi è noto diciamo soltanto sulla base delle notizie giornalistiche, avrebbe ricevuto in ordine a questo omicidio per cui lui non è imputato, non è nulla..per cui dovrebbe soltanto riferire quello che ha saputo da altre persone; non vedo quindi su queste circostanze perché si dovrebbe avvalere della facoltà di non rispondere..a noi soltanto questo ci interessa perché noi stiamo procedendo nei confronti di due minori che sono imputati per l'omicidio di questi Carabinieri; se lui ha saputo qualche cosa in ordine a questo omicidio, è tenuto a rispondere..ha capito avvocato?

Spatuzza Gaspare – e allora mi scusi..

Dott. Finocchiaro – avvocato..

Avv. Maffei – però parla con me Presidente immagino?

Dott. Finocchiaro – si, si parlo..parlavo con lei, si..visto che è intervenuta..

Avv. Maffei – Presidente..

Dott. Finocchiaro – ha capito quali sono i termini della questione?

Avv. Maffei – si ho capito, però se non è neanche assistito..

Dott. Finocchiaro – come?

Avv. Maffei – si, si io sono d'accordo, ho capito perfettamente ma se non è neanche assistito da un difensore, cioè voglio dire..e questa è anche una situazione un po'..un po' particolare..

Dott. Finocchiaro – guardi..

Avv. Maffei – o no?

Dott. Finocchiaro – lui oggi poteva anche essere sentito senza..senza difensore..se è stato dato avviso, è stato dato avviso soltanto per un massimo di garanzia proprio per evitare che possa andare incontro ad altre, però lei ben capisce che in questa situazione, lui ricopre la veste di teste puro e semplice.. siamo d'accordo?

Dott. Di Landro – dovremmo esserlo..

Avv. Maffei – Presidente io mi rimetto alla sua decisione, non sono d'accordo però mi rimetto alla sua decisione, non..mi sembra che non posso fare diversamente; essere d'accordo no perché comunque è una persona che ha fatto..è stato capo di un mandamento cioè non è che ha saputo queste notizie diciamo fuori da un contesto mafioso, ha conosciuto..ha saputo questa notizia all'interno di un contesto mafioso, quindi..

Dott. Finocchiaro – ma guardi io non lo so come le ha avute le notizie, quindi..

Avv. Gatto - sinceramente a me non è mai successo però..

Dott. Finocchiaro – noi non sappiamo proprio nulla, abbiamo letto un articolo di giornale che ci è stato prodotto dalla difesa in cui si dice che il signor Spatuzza avrebbe anche..

Avv. Maffei – si! si, si..

Dott. Finocchiaro – ..ricevuto delle confidenze in ordine a questo omicidio, stop..poi non sappiamo nulla..

Avv. Maffei – si..

Dott. Finocchiaro – se il signor Spatuzza ci chiarisce le idee, poi potremo essere in condizioni di dire se è un teste pure e semplice, un testimone assistito, se non..se si può avvalere della facoltà di non rispondere, tutte queste cose sono da..da verificare, non lo possiamo stabilire a priori. Procuratore Generale come..

Dott. Di Landro – niente, a me pare..a me pare che tutto quello che lei ha detto sia condivisibile al cento percento, volevo soltanto aggiungere una nota di chiarezza, qua si tratta soltanto di sapere se il signor Spatuzza sa e che cosa sa di questo omicidio, punto e basta; è inutile che facciamo tutta questa confusione..mandamento, non mandamento, chi era il capo, chi era il sottocapo, o..e tutti i contorni della vicenda..questi non ci interessano, è un teste e noi abbiamo bisogno di avere il suo contributo se ce lo può dare con riferimento a questo omicidio..se ce lo può dare, nessuno è qui né a tormentarlo, né a volere per forza una risposta perché non possiamo stare nemmeno appresso alle dicerie, a que..al sentito dire, noi abbiamo bisogno di fatti concreti con riferimento ad una situazione grave qual è quella di cui ci stiamo occupando, quindi se ha dati precisi, concreti, fattuali che possono essere utili ai fini della verità, li dica sennò tanti saluti, lo ringraziamo e..e via, andiamo avanti..

Dott. Finocchiaro – perfetto..

Avv. Priolo - Presidente se mi concede una parola solo un momento, perché mi pare che si sia tutti d'accordo, perché cosa principalmente il difensore del signor Spatuzza la interpretazione che lei ha fatto del tutto, quindi mi pare che allo stato si possa andare a fare..mi pare siamo tutti d'accordo compreso l'avvocato di Spatuzza, quindi..

Dott. Finocchiaro – va beh, allora avvocato..

Avv. Gatto - per me non ci sono problemi..

Dott. Finocchiaro – dico se lei fa le domande specifiche..

Avv. Gatto - si io le faccio specifiche..

Dott. Finocchiaro – ecco..

Avv. Gatto - per me non ci sono problemi, per questo..

Dott. Finocchiaro – sennò appunto..

Avv. Gatto - no, no per me non ci sono problemi, io..le domande sono specifiche, proprio..

Dott. Finocchiaro – perfetto..

Avv. Gatto - ..però voglio dire..signor Spatuzza senta, le fu..le ripeto la domanda in modo da riannodare i fili, lei ebbe notizia sull'attentato ai Carabinieri avvenuto nel gennaio '94 in Reggio Calabria, sulla..l'autostrada allo svincolo di Scilla?

Spatuzza Gaspare – a gennaio del '94 io ho..sono stato incaricato di portare un..di compiere un attentato su Roma contro a dei Carabinieri, quindi siccome io sto cercando di..di sospendere questo attentato contro i Carabinieri perché ho intenzione di colpire un altro obiettivo..

Dott. Finocchiaro – non ho capito..

Spatuzza Gaspare – ..di cui il Giuseppe Graviano capo del mandamento di Brancaccio mi dice che non può essere che.. fare l'attentato che io ho in mente ma si devono colpire i Carabinieri anche perché in Calabria altre persone si erano mossi..difatti in quei giorni in Calabria erano stati uccisi due Carabinieri, ora non so se questo contesto dei Carabinieri di Calabria entra nel contesto della strage che dovevo compiere io su Roma..

Avv. Gatto – questa è stata sola ed unica notizia che lei ha avuto da Graviano?

Spatuzza Gaspare – si, si precisamente..

Avv. Gatto – dopo di questa vicenda non ne parlò più?

Spatuzza Gaspare – no perché tra l'altro poi lui è stato arrestato quindi..

Dott. Finocchiaro – è stato arrestato..

Spatuzza Gaspare – ..poi la nostra missione, un po' si..si conclude..

Avv. Gatto – è a conoscenza se Graviano avesse contatti in Calabria?

Spatuzza Gaspare – ma in Calabria nella nostra storia, noi abbiamo avuto diversi contatti con i calabresi..

Avv. Gatto - che ha detto?

Dott. Finocchiaro – non abbiamo sentito mi scusi, se può ripetere..

Spatuzza Gaspare – per la nostra storia, abbiamo avuto sempre diversi contatti con le famiglie calabresi..

Avv. Gatto - non ho altre domande, grazie Presidente..

Dott. Di Landro – nessun'altra domanda, la ringrazio (incomprensibile)

Dott. Finocchiaro – va beh signor Spatuzza lei è stato abbastanza ora..ora chiaro, quindi non abbiamo altre domande da porgerle perché lei in effetti ora si è limitato a dire soltanto che ha avuto questo..c'è stato questo richiamo, questo riferimento fatto da..dal Graviano e basta, non sa nient'altro su questo omicidio per cui la disturbiamo più e possiamo anche e..concludere l'esame, la ringraziamo..avvocato arrivederci....omissis"

Agli inquirenti fiorentini, nisseni e milanesi, Spatuzza parla di vicende che non avevano mai incrociato sotto il profilo professionale essendo vicende che appartenevano alla competenza della AG reggina. Erano, episodi che, all'epoca delle appena riportate dichiarazioni, risalivano ad oltre 14 anni prima, a cui, peraltro, non solo, non era stato attribuito, in senso assoluto, il rilievo che meritavano, ma che, neppure, erano mai stati collegati al contesto delle attività stragiste di quegli anni e, quindi, ricollegate a quel programma criminale che Cosa Nostra siciliana aveva ispirato. Dunque, Spatuzza introduce, del tutto spontaneamente, una vicenda di cui, assolutamente, nessun collaboratore di giustizia siciliano aveva mai riferito prima, e, soprattutto, l'aveva riferita in una prospettiva del tutto nuova, per chiunque. E ciò senza essere,in alcun modo, sospettabile, per le ragioni sopra spiegate, di essersi determinato a riferirla per venire incontro ad aspettative degli inquirenti.

Soprattutto, la fonte di Spatuzza era quella più qualificata fra tutte quelle ipotizzabili per deporre su queste vicende: invero, se esisteva – all'epoca – qualcuno, in Cosa Nostra, che poteva riferire dei fatti in esame ebbene questi era proprio Gaspare Spatuzza, per anni mafioso del quartiere Brancaccio. E ciò per un duplice ordine di ragioni: egli, in primo luogo, era stato, proprio nel periodo stragista, il vero e proprio punto di contatto e collegamento fra i vertici della famiglia di Brancaccio - e, dunque, i Graviano ed il loro "vice" Nino Mangano (che prenderà il posto dei Graviano dopo il loro arresto) e i gruppo degli esecutori delle stragi continentali – composto da persone di fiducia di Riina-Bagarella-Graviano, anche non formalmente "combinate". Ciò risulta pacificamente dalle sentenze emesse in primo e secondo grado dalle Corti fiorentine sule stragi di Via dei Georgofili, Velabro, San Giovanni in Laterano, Via Palestro, Stadio Olimpico, Formello tutte in atti allegate; ha dimostrato, come si è visto, specie in materia stragista, una prodigiosa memoria ed una particolare serietà ed attendibilità.

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L'uomo del quartiere Brancaccio, quindi, delinea uno scenario stragista intimamente connesso con gli attentati terroristici eseguiti da Cosa Nostra sul continente, che, come oramai pacificamente accertato dalle Corti fiorentine, tendevano – in un periodo storico caratterizzato da cambiamenti politici epocali, non solo in Italia, ma sull'intero scacchiere internazionale – a mettere alle corde lo Stato per indurlo a concessioni su particolari temi della giustizia quali il 41 bis OP, le leggi sui collaboratori di Giustizia, ed altro ancora. Concessioni, peraltro, che, a ben vedere, solo per uno strabismo valutativo, solo per un inspiegabile errore di prospettiva (che si è perpetuato nel tempo) sono state ritenute concessioni in favore di Cosa Nostra siciliana, laddove, invece, si trattava di concessioni, di aperture, che, ove accolte, avrebbero portato beneficio all'intero sistema criminale, e, dunque, fra le altre mafie, anche alla 'ndrangheta . Su questo specifico aspetto, ovviamente, torneremo in modo più ampio ed approfondito in seguito. In questa sede basterà anticipare che plurimi, eterogenei e convergenti elementi di prova, dimostrano, invece, che tutte le mafie nazionali, d'intesa, in quegli anni, perseguivano quell'obbiettivo .

In tale scenario – alla stregua delle propalazioni di Spatuzza – la 'ndrangheta si era incaricata, attraverso un'intesa con Cosa Nostra, di mandare, anche lei, seppure in modo meno eclatante, come era più congeniale al suo modo di agire (e come, strategicamente, risulterà ben più remunerativo) un messaggio allo Stato, attaccando reiteratamente uno dei suoi simboli : l'Arma dei Carabinieri. Simbolo che, del resto, non era per nulla eccentrico rispetto alla complessiva strategia stragista posto che, proprio nel periodo in cui venivano eseguiti a Reggio Calabria i tre attacchi ai Carabinieri, Cosa Nostra stava organizzando quello che poteva essere il più grave degli attentati di quella tragica stagione: l'attentato, con auto-bomba, ai carabinieri in servizio di ordine pubblico allo Stadio Olimpico di Roma, attentato che avrebbe determinato decine e decine di morti .

Circa un anno prima rispetto all'escussione a Reggio Calabria, nel luglio 2008, l'ex uomo dei Graviano rendeva dichiarazioni davanti alla Dda di Firenze:

P.M. DOTT. CRINI: Quindi siamo nel mese di gennaio.

P.M. DOTT. NICOLOSI: Ma quanto tempo, come eravate rimasti d'accordo con Graviano... cioè, Graviano sapeva il giorno in cui avreste fatto l'attentato?

SPATUZZA GASPARE: No, lui sa che ci stiamo spostando su Roma, quindi là poi teniamo un appuntamento su Roma. Quindi noi andiamo là per trovare l'obiettivo Carabinieri. Quindi quando lui viene già noi abbiamo detto: "Senti, l'abbiamo trovato, c'è il problema dell'Olimpico e siamo..." poi noi abbiamo scelto la data. Quindi lui siccome doveva transitare... e non lo so se sta venendo dalle Calabrie. Che là (incompr.) il discorso che già altri si erano mossi, che in Calabria erano stati uccisi due carabinieri. Quindi questi due carabinieri sono stati uccisi o in quel giorno o il giorno prima. Questo è anche...

P.M. DOTT. CRINI: Un ulteriore elemento.

SPATUZZA GASPARE: Un ulteriore elemento.

P.M. DOTT. CRINI: Perché parlate del fatto che c'è stato un altro...

SPATUZZA GASPARE: Perché io sto facendo leva...

P.M. DOTT. CRINI: ...uccisione di Carabinieri...

SPATUZZA GASPARE: Sto facendo leva io per Contorno.

P.M. DOTT. CRINI: Certo, sì, sì.

SPATUZZA GASPARE: E lui mi dice: "No."

P.M. DOTT. CRINI: "Ci sono altri impegni."

SPATUZZA GASPARE: Il problema dell'esplosivo. "Ci sono altri impegni e poi c'è il problema dell'esplosivo....omissis"

Pochi mesi dopo, siamo a dicembre, Spatuzza viene sentito anche dai magistrati di Caltanissetta:

".....Attentato all'Olimpico.

Per tale episodio delittuoso vi fu un incontro con Giuseppe Graviano in cui manifestammo il nostro disagio per aver ucciso una bambina nell'attentato a Firenze. In 'quell'occasione ci fin detto che dovevamo proseguire con la nostra strategia perché sollecitare "chi si doveva muovere".

Nacque in quella riunione l'idea di colpire un pullman di carabinieri sicché pensammo di agire nuovamente a Roma che è luogo pieno di caserme.

A Roma andammo io Lo Nigro, Giuliano Francesco, Giacalone Luigi, Salvatore Grigoli, Salvatore Benigno. Il supporto logistico ce lo diede ancora una volta Scarano ed un amico di quest'ultimo di nome Bizzoni.

Ricordo che approntammo l'ordigno anche con dei tondini di ferro affinché si potesse fare più danno possibile e scegliemmo come obiettivo lo stadio Olimpico.

Nel frattempo era salito a Roma anche Giuseppe Graviano, per discutere della possibilità di uccidere Contorno che avevo individuato a Roma. Il Graviano mi disse che non era possibile dovendosi utilizzare per Contorno un altro esplosivo e poi perché quello stesso giorno o il giorno prima erano stati uccisi due carabinieri in Calabria e, dunque, mi disse che già "gli altri si erano mossi".

A Roma operammo io, Benigno, Lo Nigro e Giacalone, mentre gli altri erano riscesi a Palermo.

L'attentato non andò a buon fine poiché non funzionò il telecomando....omissis"

Poi, proprio nel periodo in cui viene ascoltato in contraddittorio a Reggio Calabria, il collaboratore rende dichiarazioni anche davanti alla Dda di Milano:

"....omissis... SPATUZZA – Noi abbiamo in cantiere, non dimentichiamo le torri(?) di via del Fante, Commissariato Brancaccio, l'autocivetta della Polizia; quindi siamo ben proiettati per fare veramente del male, però c'è questo cambiamento di rotta quindi andiamo su Roma, Milano, quello che sia. Abbiamo noi Napoli, c'è la questione dei Carabinieri in Calabria, che entra nel contesto dell'Olimpico. Quindi a questo punto... non so questa la ricollego io a questa situazione di quello che mi dice Giuseppe Graviano in quell'incontro che avviene a Campofelice.

P.M. – Cioè... Vada avanti e poi le farò delle domande.

SPATUZZA – Quindi il momento che io gli dico che siamo lì noi per mettere in cantiere l'attentato contro i Carabinieri, non contro l'Olimpico, quindi io lo colloco nel novembre/dicembre del '93, perché poi a gennaio sono stati arrestati i fratelli Graviano; quindi lo colloco a fine del '93. Quindi quando si mette in cantiere questo attentato contro i Carabinieri più ne possiamo prendere e meglio è, siccome il mio pensiero andava sempre a quella bambina, la piccola Nadia...

P.M. – Di via dei Gergofili.

SPATUZZA – Di via dei Gergofili, (inc.) si chiama... Quindi lì dico a Giuseppe Graviano che ci stiamo portando dietro persone che non c'entrano niente, perché per la nostra mentalità è... possiamo sposare noi Capaci, per noi quella schifezza andava bene, via d'Amelio, per quella schifezza... secondo quella mentalità eravamo a posto, non siamo più a posto quando entriamo noi sul tessuto sociale, quando diventiamo dei terroristi. Quindi là c'è questa esternazione, esternazione parliamo, che io non potevo fare ma siccome mi potevo permettere di dire questa cosa a Giuseppe Graviano, anche perché tra i ragazzi c'era qualche tentennamento, che ci stiamo spingendo oltre. Quindi gli dissi che il mio pensiero andava pensando a questa cosa e gli dissi "Ci stiamo portando dietro persone che non c'entrano niente".

Lui ha capito un po' questa mia debolezza, se così possiamo chiamare, quindi ci disse che è bene che ci portiamo dietro alcuni morti così si danno una smossa, una spinta. A quel punto ci chiede a me e a Lo Nigro se capivamo qualche cosa di politica. Io non ne ho capito mai niente, neanche ho avuto mai modo di avvicinarmi a questa cosa, la stessa cosa il Lo Nigro, e lui ci spiega che lui è abbastanza preparato di questa materia. Quindi ci spiega che c'è in atto una situazione che se va a buon fine ne avremo tutti dei benefici, a cominciare dai carcerati. Quindi lì si chiude la situazione e ci spingiamo per l'attentato all'Olimpico, che poi grazie a Dio è fallito.

P.M. – Attentato all'Olimpico che significava allo stadio?

SPATUZZA – Lo Stato...

P.M. – Lo stadio.

SPATUZZA – Lo stadio... No, le persone comuni.

P.M. – Le persone comuni?

SPATUZZA – I Carabinieri, però parliamo (inc.) dei Carabinieri.

P.M. – Cioè di fare molto danno, un'espressione... detto nella vostra...

SPATUZZA – Sì. E se noi pensiamo che il Totuccio Contorno è un nostro nemico, a me mi lega per una questione familiare quindi ho dedicato tutta la mia vita, disgraziatamente, per seguire a 'sti soggetti. Se noi accantoniamo il Totuccio Contorno, che quando c'è l'appuntamento su Roma con Giuseppe Graviano che vado a prendere (inc.) nella Capitale, io faccio pressione per dirci "Colpiamo Contorno e... una volta che siamo tutti". Lui disse che innanzitutto non si deve fare Contorno per due motivi: uno per l'esplosivo, che si deve fare con l'esplosivo diverso di quello che già si è adoperato, e poi perché si erano mossi i calabresi; infatti quel giorno e il giorno prima era stato commesso un attentato contro due Carabinieri a Reggio Calabria.

Quindi se noi pensiamo Giuseppe Graviano c'ha un conto aperto, in sospeso con Totuccio Contorno, perché Totuccio Contorno ha ucciso il padre di Giuseppe Graviano. Quindi com'eravamo noi accaniti... ora se noi pensiamo che Giuseppe Graviano accantonare una questione perché persona... vai a vedere quello che c'è dietro.

P.M. – Quindi, per ricapitolare, lei dice "Oggi che leggo, che mi si dice per la prima volta qual è il contenuto di questa missiva", e cioè saranno collocate altre bombe, ci saranno centinaia di morti, lei dice "Non è che ora capisco, cioè questa è la riprova di quello che noi stavamo facendo".....omissis"

Spatuzza, dunque, del tutto spontaneamente, introduce riferimenti agli attentati in Calabria ai danni dei carabineri. E lo fa in quel contesto in cui riferisce della programmazione (la cui esecuzione era prevista per il mese di gennaio 1994) dell'attentato (poi fallito per il mancato funzionamento del telecomando ovvero dell'innesco dell'ordigno, che impedì l'esplosione di 120 kilogrammi di esplosivo collocati all'interno di una vettura opportunamente posizionata) ai carabinieri in servizio di ordine pubblico allo Stadio Olimpico di Roma, che avrebbe comportato decine e decine di morti, fornendo, in tal modo, una causale comune di tale episodio con quelli avvenuti in Calabria. Tale matrice comune consiste proprio nella comunanza delle vittime, in qualità di rappresentanti dello Stato, ma anche nella comunanza temporale degli episodi, in quanto, nell'arco temporale in cui furono commessi i delitti in Calabria, era in fase di programmazione l'attentato allo Stadio Olimpico di Roma.

Atteso il tenore dell'atto d'impulso, le indagini – che, per una parte, erano svolte in stretto collegamento investigativo con le DDA di Catania e Caltanissetta (e, per diversi motivi, con quella di Palermo) che, in quel periodo, pure svolgevano indagini su connessi episodi stragisti di matrice mafiosa – non potevano che partire da un nuovo ed approfondito esame di Gaspare Spatuzza (il rilievo della cui collaborazione è stato esaminato in precedenza). E così, in data 8.10.2013, si procedeva all'esame del collaboratore :

".....Mi richiedete di ricostruire in sintesi il mio percorso criminale e collaborativo e rispondo che pur senza essere "combinato" negli anni '80 sono entrato in Cosa Nostra e, segnatamente, nella famiglia Graviano operante in Brancaccio agli ordini di Giuseppe GRAVIANO. Per tutti gli anni '80 ho operato nel descritto contesto criminale effettuando anche per conto della famiglia svariati omicidi. Solo agli inizi degli anni '90, fatto insolito fino a quel momento, sono stato incaricato di reperire materiale esplosivo senza che mi fosse spiegato il perché dal predetto GRAVIANO Giuseppe. Ovviamente in seguito compresi la ragione di tale attività in quanto, con un ruolo più defilato a Capaci e con un ruolo più incisivo a via D'Amelio partecipai alla stagione stragista avendo un ruolo anche nei successivi attentati nel continente.A vostra domanda preciso che non sono in grado di stabilire con esattezza la ragione per la quale non ero stato ancora "combinato". Diciamo che siccome operavo sempre all'interno del Mandamento di Brancaccio non se ne sentiva la necessità. Indubbiamente, peraltro, questa circostanza mi consentiva di operare in maniera più efficace, cioè in modo coperto e discreto. Tornando alla concatenazione dei fatti che riguardano la mia biografia criminale preciso che il 27 gennaio 1994 furono arrestati Giuseppe e Filippo GRAVIANO nella città di Milano, essendo i predetti latitanti. Mi fu detto che da quel momento avrei dovuto prendere gli ordini da Nino MANGANO che diventava il reggente del Mandamento; nel 1995, precisamente a giugno, venne arrestato anche Nino MANGANO. Due mesi o tre mesi dopo ebbi un incontro nel trapanese con Matteo MESSINA DENARO, BRUSCA ed altri esponenti di Cosa Nostra. All'esito di questo incontro essendo stato deciso che toccava a me reggere il Mandamento di Brancaccio venni anche formalmente "combinato". Nel 1997 sono stato arrestato e il mio pensiero fu quello di collaborare con la giustizia. Resistenze e problemi familiari mi impedirono di concretizzare questa scelta. Nel 2000 incontrai in carcere Giuseppe GRAVIANO nella casa circondariale di Tolmezzo. Avendo maturato una forte ripensamento sul mio passato gli comunicai che da quel momento mi doveva considerare dissociato da Cosa Nostra. Nel 2008 mi sono finalmente deciso ed ho iniziato a collaborare con la giustizia essendo in seguito riconosciutomi il programma speciale di protezione. Mi chiedete se ho conosciuto Gioacchino PENNINO e vi rispondo che l'ho conosciuto egli era vicinissimo ai fratelli Gravianocosì come lo era Sebastiano LOMBARDOche era l'anello di congiunzione tra i Graviano ed il dott. PENNINO. Io stesso quando ebbi un problema di famiglia, dovevo far riassumere mia nipote che era stata licenziata dal dott. PENNINO, entrai in contatto con quest'ultimo tramite Iano LOMBARDO. Mi viene chiesto di riferire tutto quanto è a mia conoscenza, sia diretta che de relato, sui rapporti fra Cosa Nostra e la 'Ndrangheta calabrese. Rispondo che ebbi conoscenza dell'esistenza di tali rapporti a metà degli anni '80 in particolare venni a sapere dai fratelli Graviano che i "calabresi" ed in particolare sentii il nome di due fratelli mi sembra che di nome facciano Notargiacomo rifornivano di armi la nostra famiglia. Parliamo di un traffico di "armi pesanti" cioè mitragliatori ed altre armi da guerra. In questo contesto venni a sapere da Vittorio TUTINO che era ed è un componente della famiglia GRAVIANO, che peraltro partecipava in prima persona a questo traffico di armi, che i fratelli NOTARGIACOMO erano coinvolti in una faida in Calabria durante la quale uno dei fratelli era stato ferito. Il TUTINO mi disse che i due fratelli si erano rifugiati presso il villaggio "eurovillage" ubicato a Campo Felice di Roccella villaggio gestito da Tullio CANNELLA che alla fine di una complessa vicenda di cui ho già parlato divenne anche proprietario del villaggio che, comunque, era un bene della famiglia Graviano. Su questo traffico di armi potrà probabilmente riferirvi sia Emanuele DE FILIPPO che DRAGO Giovanni entrambi collaboratori di giustizia della famiglia di Brancaccio. Altro episodio che collega Cosa Nostra alla 'Ndrangheta, da quello che ho appreso nel corso della mia detenzione nell'anno 1998. Successe che nell'ambito del noto procedimento Golden Market da cui sono derivati numerosi stralci dei diversi processi si era arrivati almeno per quello che riguarda il filone in cui ero imputato al grado di appello. All'epoca ero detenuto a Tolmezzo insieme a Giuseppe e Filippo GRAVIANO. In tale contesto i Graviano, da una parte, mi dissero che dovevo ricusare il presidente della Corte di Assise di Palermo proprio all'ultima udienza, cosa che io feci e che determinò lo stralcio della mia posizione cui seguì tempo dopo la mia condanna solo per associazione e qualche reato satellite con l'assoluzione per gli omicidi, dall'altra mi dissero che due tranche di 500 milioni di lire l'una per il tramite di AGATE Mariano erano state messe a disposizione degli amici calabresi che "avrebbero" aggiustato un processo che io dedussi essere uno dei filoni del Golden Market. In particolare si trattava di aggiustare questo processo in Cassazione e Giuseppe GRAVIANO mi spiegò che gli amici calabresi, in particolare il riferimento era alla cosca Molé-Piromalli si sarebbero mossi su richiesta di Mariano AGATE.Mariano AGATE esponente di vertice di Cosa Nostra è certamente da considerarsi, così come mi spiegarono i fratelli Graviano e così come ho compreso stando in Cosa Nostra, l'anello di congiunzione fra Cosa Nostra e la 'Ndrangheta. Questa informazione che ho avuto a suo tempo mi è stata confermata nel corso degli anni durante i quali sono stato sottoposto al 41 bis. In particolare ho potuto rilevare come tutti indistintamente i capi 'Ndrangheta a partire da Mommo MOLE'avessero una venerazione per Mariano AGATE. Voglio anche ricordare come Pasquale TEGANO con me detenuto ad Ascoli Piceno unitamente a Mariano AGATE così come lo stesso Franco COCO TROVATO quando si rivolgevano a Mariano AGATE mostravano un rispetto che si riserva ai capi. Lo chiamavano "zu Mariano. Lo stesso ARENA detenuto ad Ascoli quando si rivolgeva a Mariano AGATE lo chiamava vossia .Mi chiedete se AGATE fosse massone vi rispondo che ho informazioni in questo senso. Segnatamente tra il 1995 ed il 1996 ebbi ad incontrarmi con Mariano ASARO. Eravamo entrambi latitanti e questa latitanza la trascorrevamo insieme dormendo negli stessi rifugi in località Marausa. Entrammo in grande confidenza e l'ASARO nel riferirmi delle grandi opportunità che derivavano da Cosa Nostra dai rapporti con la massoneria mi disse che Mariano AGATE massone ne era un esempio. Prima di riferirvi della vicenda degli attentati dei carabinieri in Calabria posso riferirvi di un altro episodio che evidenzia i collegamenti tra Cosa Nostra e la Ndrangheta.In particolare mi riferisco ad un traffico di armi e droga che nel corso del '93 la famiglia Graviano sviluppò in sinergia con i calabresi appartenenti della famiglia Nirta. Preciso che il contatto con NIRTA (ho conosciuto due fratelli NIRTA di circa trent'anni all'epoca di cui uno chiamato Pino) fu ottenuto grazie ai buoni uffici di SCARANO Antonio colui che si occupò di approntare le basi logistiche per gli attentati a Roma, persona di origine calabrese. Il traffico avviato dai GRAVIANO si concluse quando divenne reggente Nino MANGANO. Il trasporto dell'hashish che arrivava dalla Spagna giungeva via mare a Palermo grazie all'imbarcazione messa a disposizione da Cosimo LO NIGRO. A Palermo lo stupefacente veniva suddiviso tra noi ed i calabresi. Parliamo di quintali di hashish. Quanto alle armi era tale Pietro CARRA che mi risulta essere attualmente collaboratore di giustizia che ne curava il trasporto con un camion. Le armi erano da guerra mini uzi ed altro. Preciso che Giuseppe GRAVIANO mi disse di andarci piano con i Nirta in quanto noi avevamo un rapporto privilegiato con un'altra famiglia calabrese contrapposta ai Nirta che operava nel medesimo territorio.

Venendo ora alla vicenda degli attentati, successe che verso la fine del '93 io e Cosimo LO NIGRO che era il "bombarolo" utilizzato da Cosa Nostra anche per precedenti fatti stragisti, fummo incaricati da Giuseppe GRAVIANO di individuare nella città di Roma un obiettivo che ci consentisse di uccidere molti carabinieri. Io e LO NIGRO iniziammo subito a preparare l'esplosivo. Ricorremmo al materiale esplodente che ci rifornirono i pescatori che reperivano con la pesca a strascico pescando vecchi ordigni bellici mentre come detonatori ci rifornimmo di un salsicciotto di gelatina e di un altro detonatore confezionato con un involucro di strisce rosse. Di seguito trasportammo il materiale esplodente in Roma ed iniziammo i sopralluoghi per individuare il luogo dove piazzare l'ordigno. Tenga presente che Giuseppe GRAVIANO ci aveva detto che dovevamo fare alla svelta ma che prima di muoverci dovevamo parlare con lui direttamente. La cosa era insolita perché normalmente quando partivamo per fare gli attentati il GRAVIANO ci indicava direttamente giorno, luogo ed ora in cui effettuare l'attentato. Dopo che individuammo lo stadio olimpico quale luogo ideale per fare la strage vi fu l'incontro nel Donay bar in via Veneto a Roma tra me e Giuseppe GRAVIANO. Da lì ci muovemmo per andare in un villino a Torvaianica dove c'era il gruppo di fuoco. Nel corso di questo incontro GRAVIANO Giuseppe mi disse che avevamo ottenuto quello che volevamo, riferendosi all'accordo con dei nuovi referenti politici da individuarsi in DELL'UTRI e BERLUSCONI, ma che bisognava dare comunque il colpo di grazia allo Stato. Io cercai di convincere GRAVIANO, visto che avevamo ottenuto quello che volevamo, di lasciar perdere con l'attentato ai carabinieri e di procedere invece all'eliminazione di Totuccio CONTORNO che casualmente io e Cosimo LO NIGRO avevamo individuato in Roma località Formello riuscendo anche a capire quale era la sua abitazione. Feci leva sul fatto che il CONTORNO era un nemico mortale sia mio che di Giuseppe GRAVIANO in quanto ritenuto responsabile sia della morte di mio fratello che della morte del padre di GRAVIANO Giuseppe. Giuseppe GRAVIANO fu irremovibile. Mi obiettò in primo luogo che per ammazzare CONTORNO non si sarebbe potuto utilizzare l'esplosivo che avevamo preparato per i Carabinieri in quanto del tutto analogo a quello usato nei precedenti attentati sul continente sicchè si sarebbero immediatamente individuati nei nemici di CONTORNO gli autori delle stragi sul continente, poi mi disse, in secondo luogo, che bisognava agire per dare il colpo di grazia allo Stato e che i calabresi già si erano mossi. Non mi specificò che genere di attività contro lo Stato avessero fatto i calabresi. Lo compresi giorni dopo non ricordo come dell'attentato in cui erano morti due carabinieri in Calabria.Preciso che l'incontro con GRAVIANO Giuseppe di cui ho detto sopra si è svolto con certezza nella settimana precedente il giorno 22 gennaio del 1994. Ciò è certo in quanto il giorno dell'attentato programmato all'olimpico era proprio il 22 gennaio data che è stata anche individuata sulla base della circostanza che la targa da collocare sull'auto bomba venne rubata, come di consueto ( vedi strage di Via d'Amelio ) il giorno prima del programmato attentato e il giorno in cui venne rubata la targa è stato individuato proprio nel giorno 21 gennaio 1994. A vostra domanda preciso che non mi fu specificato dal GRAVIANO quale gruppo calabrese si fosse mosso, nè con chi lui avesse preso accordi. Io capii che il duplice omicidio dei carabinieri era quello commesso dalla 'Ndrangheta d'intesa con Cosa Nostra – episodio cui genericamente aveva fatto riferimento il GRAVIANO con quella frase che ho detto sopra - in quanto proprio in quel periodo anche noi eravamo impegnati a fare attentati contro i carabinieri. La conferma di un complessivo accordo tra Cosa Nostra ed altre organizzazioni di stampo mafioso nel periodo delle stragi ho potuto dedurlo in quanto, nel 1998, nel carcere di Tolmezzo Filippo GRAVIANO ebbe a dirmi a seguito di quanto io stesso gli avevo detto circa le rimostranza degli affiliati alla 'Ndrangheta ed alla Camorra sulla durezza del 41 bis da imputarsi alla strategia stragista di Cosa Nostra. Filippo GRAVIANO mi disse che questi soggetti avevano ben poco che lamentarsi e che potevano chiedere spiegazione di quello che era successo ai loro "padri".....omissis

Dei rapporti con i calabresi potrebbe forse riferire notizie utili Giovanni GAROFALO, mio uomo di fiducia, ed ora collaboratore di giustizia; era lui che curava i rapporti con i NIRTA.

Si da atto che viene consegnato, priva di legenda, al collaboratore di giustizia, fascicolo fotografico composto da nr. 46 foto confezionato dai C.C. della D.N.A.( album che viene allegato all'interrogatorio ) depositato in data 7.10.2013. Il collaboratore dopo aver visionato attentamente l'album per maggiore speditezza indica le sole foto dei soggetti che ha riconosciuto: riconosco la foto nr. 25 che rappresenta TEGANO Pasquale che ho conosciuto ad Ascoli Piceno nel 2007-2008 prima della mia collaborazione. L'Ufficio da atto che così è.

Adr: Il TEGANO, come mi sembra di aver già detto, aveva un totale rispetto verso Mariano AGATE. Entrambi facevano insieme i colloqui familiari circostanza significativa perché potevano così scambiarsi notizie ed informazioni....omissis...."

La pur Spatuzza raccolta da questo Ufficio sul punto specifico del tema degli attacchi in Calabria ai Carabinieri (...bisognava agire per dare il colpo di grazia allo Stato e che i calabresi già si erano mossi...") secondo elementari principi di logica, che tengano conto sia del tenore letterale della frase che del contesto e del momento in cui la stessa venne pronunciata da Graviano, postula l'esistenza di una intesa fra Cosa Nostra ed i calabresi che avevano disposto, ordinato ed organizzato gli assalti ai Carabinieri avvenuti fra il dicembre 1993 ed il febbraio 1994 nel reggino. Nel momento in cui Graviano pronunciava la frase in questione, per un verso, il suo gruppo aveva commesso in "continente", nei mesi precedenti, una serie di atti criminali di cui era evidente la finalità terroristica tesa a fiaccare la resistenza dello Stato e, per altro verso, il medesimo gruppo, stava per commettere un ulteriore atto terroristico a Roma, dove ci sarebbe stato un massacro di decine e decine di militari italiani appartenenti all'Arma, che non avrebbe avuto pari nella storia repubblicana, tanto che, per trovare precedenti analoghi, bisognava risalire all'ultimo conflitto mondiale. Dunque Graviano e i suoi uomini – su mandato dei vertici di Cosa Nostra – in quel periodo non solo si stavano muovendo, inequivocabilmente, in una direzione chiara, quella dell'attacco frontale allo Stato, ma agivano nell'ambito di una strategia (esclusivamente) terroristica, ancorchè di matrice mafiosa.

In questo contesto Graviano, per fare comprendere a Spatuzza (cioè a colui che più di ogni altro aveva collaborato con lui, coordinando e svolgendo materialmente le attività criminali connesse alla esecuzione delle stragi continentali) che non si poteva più indugiare oltre e che si doveva procedere, celermente, alla esecuzione dell'attentato allo Stadio Olimpico, faceva il (noto) riferimento alla consumazione (appena avvenuta) degli omicidi dei Carabinieri commessi in Calabria, atto che imponeva, per l'appunto, una rapida esecuzione dell'attentato romano. Dunque, alla stregua del riferimento fatto da Graviano, gli omicidi dei Carabinieri in Calabria erano un antecedente logico che fungeva da fattore di accelerazione di un altro e più eclatante delitto (l'attentato contro decine di carabinieri allo stadio olimpico) sicchè i due episodi (quello calabrese e quello romano) risultavano, alla stregua di una lettura logica e "contestualizzata" della frase del Graviano, programmati all'interno di una strategia omogenea ed unitaria ( e, del resto, a contrario, se gli episodi calabresi si fossero collocati in un contesto non omogeneo rispetto all'attentato dell'Olimpico e rispetto a questo fossero stati eccentrici e, quindi, estranei alla stretegia terroristica in atto, il riferimento fatto dal Graviano a Spatuzza sarebbe stato privo di senso). Ne segue, già in via logica, che non appare neppure astrattamente ipotizzabile che tasselli di rilievo di tale strategia, quali (alla stregua della esposta ricostruzione) furono gli attentati calabresi - che, non a caso, erano sia perfettamente calibrati cronologicamente con l'eclatante attentato programmato a Roma che omogenei a questo quanto all'obbiettivo attinto o da attingere ( i Carabinieri) - fossero stati concepiti senza un previo concerto con chi aveva organizzato il predetto attentato romano e, cioè, con Giuseppe Graviano. Nel momento in cui Graviano parlava a Spatuzza degli omicidi dei carabinieri in Calabria (notizia, peraltro, che, di norma, sarebbe passata inosservata agli occhi di un mafioso di Brancaccio) e cioè il giorno dopo la consumazione del duplice omicdio Fava-Garofalo, nulla, concretamente, ancora si sapeva, da un punto di vista investigativo in ordine alla loro effettiva natura, alle loro esatte modalità, alla loro scaturigine, ai loro autori, ed in cui, addirittura, non solo, non era stato ancora fatto dagli inquirenti il collegamento fra quel duplice omicidio (di cui parlava il Graviano) ed il duplice tentato omicidio del 2.12.1993. Graviano, invece, nonostante questa assenza d'informazioni anche in capo agli inquirenti, mostrava di conoscere benissimo il contesto in cui era avvenuto il duplice omicidio, chi fossero gli autori ( gli amici calabresi) e soprattutto che si trattava non di un "normale" anche se tragico, conflitto a fuoco fra forze dell'ordine e malviventi ma di una azione eversiva/terroristica contro i Carabinieri, omogenea a quella in programmazione a Roma. E solo chi (come evidentemente il Graviano) era stato in diretto contatto con gli organizzatori di quell'agguato, poteva immediatamente, il giorno dopo i fatti, e senza indugi, collocare tale vicenda in un contesto terroristico/eversivo, che, peraltro, solo oggi appare palese.

Del resto, anche esaminando gli episodi calabresi e quello dello Stadio Olimpico, in modo asettico, senza tenere conto cioè delle propalazione di Spatuzza, non può non essere rilevata una loro perfetta e non casuale coerenza all'interno di un disegno criminale che, nella sua ferocia, era chiaro e lineare . E ciò si rileva già sul piano dell'uso della violenza. Che, simmetricamente ma in modo progressivamente più incisivo e grave, doveva colpire l'Arma dei Carabinieri. Prima in Calabria e, poi, al cuore, a Roma, dove ci sarebbe stato un vero e proprio massacro di militari italiani.