L’imprenditore che collabora volontariamente con la Dda per liberarsi dai De Stefano

Pentito500di Angela Panzera - Le sue aziende erano diventate il "bancomat" della cosca De Stefano. L'imprenditore Roberto Lucibello titolare, della "ECOMAC S.r.l". e della" TECNOCOMPAT S.r.l.", società coinvolte nell'indotto del settore della raccolta dei rifiuti, nell'estate scorsa però decide di tagliare qualsiasi legame con la 'ndrina e soprattutto di non sottostare più al suo volere criminale. Ed è per questo che spontaneamente si reca presso gli uffici della Direzione Distrettuale Antimafia reggina. Ad ascoltarlo ci sarà il pm Stefano Musolino. A suo carico non c'erano procedimenti penali. Ma ormai l'imprenditore ha deciso di rendere dichiarazioni, integrate da un manoscritto dalla lettura del quale emergevano per un verso le reiterate vessazioni subite per altro verso il suo tentativo – fallito e frustrato dall'arroganza mafiosa – di volgere a suo favore questa relazione, beneficiando della capacità della cosca De Stefano di influenzare le dinamiche economiche ed imprenditoriali del settore della raccolta dei rifiuti. Gli inquirenti reputano "lodevole, quanto ostinata e perciò apprezzabile" la sua volontà collaborativa che non recedeva quando la Dda lo ha messo a conoscenza delle valutazioni svolte in ordine a quanto sin lì da lui appresso e alle condotte oggetto del manoscritto e delle sue dichiarazioni. "Il Lucibello, infatti, è scritto nelle carte dell'inchiesta "Trash" consapevole dei suoi diritti, continuava a rispondere alle domande rivoltegli anche quando assumeva la veste di indagato del procedimento, manifestando così una speciale e genuina volontà di riferire quanto a lui noto, anche a costo di subire da ciò perniciose conseguenze penali".

Le sue dichiarazioni erano quindi il frutto di una volontà collaborativa che nasceva dall'impellente esigenza di liberarsi dall'opprimente fardello che la 'ndrangheta lo aveva costretto a sopportare, sino ad anestetizzare le sue capacità imprenditoriali ed economiche e generare il fallimento delle sue aziende.

Roberto Lucibello è un imprenditore reggino che, nel corso della propria carriera professionale, attraverso la costituzione di svariate società, ha tentato la scalata nel comparto relativo alla progettazione e produzione di mezzi d'opera funzionali al settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Ha iniziato la sua attività nel 1992 e nel corso degli anni ha fondato tante società e alcune di queste però hanno registrato il fallimento. Nell'estate dello scorso anno infine, chiede aiuto all'Antimafia reggina riferendo inoltre, le sue conosce apprese dall'interno e in modo diretto, riguardanti le dinamiche sottese alle infiltrazioni della 'ndrangheta nel settore dei rifiuti. Sarà la Squadra Mobile della Questura reggina ad individuarlo come uno dei soggetti coinvolti nelle dinamiche relative alla latitanza di Paolo Rosario De Stefano, anzi sarà proprio lui ad essere il "formale" datore di lavoro di Paolo Caponera, uomo di fiducia dell'ex latitante, chiamato a gestire l'infiltrazione della cosca nel citato settore economico, proprio grazie al ruolo derivantegli dall'assunzione. "Quest'ultima- scrivono gli inquirenti- non era affatto occasionale, ma piuttosto il frutto di una programmata estorsione, volta proprio a consentire ad un esponente della cosca di gestire dall'interno le dinamiche necessarie a perfezionare la citata infiltrazione criminale e rendere efficiente il sistema delittuoso su cui si fondava".

--banner--

Interrogato dal pm Musolino il 29 novembre dello scorso anno riferirà anche di essere stato in pericolo di vita.

Lucibello: "mia moglie non è uscita da casa per sei mesi...siccome ormai la vita non era più tranquilla vivevo...ripeto hanno tentato di speronarmi, per fortuna ho sempre avuto macchine un pochettino veloci, e mi sono, un pochettino, salvato. Poi le devo dire altre cose relativamente a questo fatto dello speronamento..perché non solo hanno cercato di fare lo speronamento, l'hanno fatto pure a un'altra persona che avevo presentato a De Caria( l'ex direttore operativo della Leonia finito in manette ndr). Perché loro pensavano che stavamo cercando di portare De Caria da un'altra parte...

Lucibello: "sull'autostrada hanno cercato di speronarmi con la macchina".

Pm Musolino: "speronarla, vuol dire buttarla fuori strada?"

Lucibello: "Sì".

Pm Musolino: "stringerla".

Lucibello ": sì, mi hanno inseguito, mi hanno quasi affiancato e cercavano di stringermi, io ho accelerato".

Lucibello quindi per la Dda guidata da Federico Cafiero De Raho, rappresenta anche un conoscitore di fatte e dinamiche avvenute all'interno della 'ndrina di Archi. Paolo Caponera, secondo le sue dichiarazioni, nell'estate del 2009, gli dirà di aver ricevuto una sorta di investitura criminale dal Giorgio De Stefano- l'avvocato, arrestato e attualmente imputato nel maxiprocesso alla masso-mafia "Mammasantissima": in considerazione del periodo di detenzione che stavano scontando i ben più importanti esponenti dell'omonima cosca mafiosa. Così racconterà al pm Musolino il 15 marzo scorso:

Lucibello :"In merito alla famiglia DE STEFANO ed alla figura di Paolo CAPONERA, mi preme chiarire che alla fine dell'estate del 2009, durante una passeggiata sulla via marina, in compagnia di quest'ultimo, lo stesso quasi sfogandosi e confidandosi tese a precisarmi che era stato interpellato da alcuni soggetti di punta facenti parte della famiglia DE STEFANO, tra cui l'avvocato DE STEFANO Giorgio, al fine di essere investito della gestione degli affari criminosi della medesima famiglia su Reggio Calabria. Lo stesso CAPONERA, precisava in quella sede che qualora avesse accettato tale incombenza, avrebbe dovuto agire rispettando in maniera scrupolosa le indicazioni dategli, motivo per cui, palesava il suo disagio, non sentendosi libero di agire, preferendo svolgere una mera attività lavorativa dipendente, senza alcuna responsabilità connessa".

Come fatto per la "Fatamorgana" anche nella "ECOMAC S.r.l". i De Stefano avevano allungato i propri tentacoli imponendo prima l'assunzione di Paolo Caponera fino poi, a disporne in tutto e per tutto. La 'ndrina di Archi quindi si muove sulla scena per conseguire il medesimo risultato: avviare l'infiltrazione della cosca nella due società al punto che, nei successivi periodi, la capacità d'influenza della cosca nelle dinamiche dirigenziali delle imprese, giustificava la loro indicazione e percezione diffusa, quali aziende riferibili alla cosca De Stefano. "Lucibello - scrive l'Antimafia- è stato al centro di una campagna di condizionamento posta in essere in suo danno da parte di alcuni emissari della famiglia De Stefano per costringerlo ad operare nel rispetto delle regole imposte dalla 'ndrangheta, consistenti principalmente nelle assunzioni di persone gradite alla cosca e nel pagamento di mazzette su forniture e sugli utili dell'azienda. Le vicissitudini narrate dal Lucibello trovano, in prima battuta, quale autore delle condotte criminali di minacce, danneggiamenti, furti e intimidazioni ai suoi danni, la persona Andrea Saraceno, affiliato di rilievo della cosca De Stefano, essendo un uomo di fiducia di Orazio De Stefano".

Pm Musolino: "va bene. Ma cosa voleva Andrea Saraceno?"

Lucibello: "voleva, allora, voleva entrare in società".

Pm Musolino: "perché collega Andrea Saraceno alla famiglia De Stefano?"

Lucibello: "perché un giorno lui mi ha detto che era mafioso, mi ha detto, io sono mafioso".

Pm Musolino: "questo sempre quando le chiedeva di entrare in società?

Lucibello: "sì, sì...dopo, perché poi, un giorno, ci siamo presi male..."

Pm Musolino: "c'è stato un alterco?"

Lucibello:"c'è stato un alterco e lui mi ha detto io sono un mafioso. Una cosa del genere mi ha detto".

Pm Musolino: "sì, e perché il mafioso lei lo collega ai De Stefano?"

Lucibello: "perché me l'hanno detto".

Pm Musolino: "chi?"

Lucibello: "tutti".

Pm Musolino: "e, poi, lei dice, ho avuto conferma pure da lui che, in questo alterco si è dichiarato..."

Lucibello: "sì, sì, me l'ha detto, me lo ricordo, io sono un mafioso e me ne vanto, una cosa del genere. E poi, successivamente, mi hanno scaricato, non mi ricordo se nel mezzo o tra i due furti o dopo, hanno scaricato un intero carico di detriti di fronte al cancello, ma una montagna, proprio, non si poteva entrare, ho dovuto chiamare..."

Pm Musolino: "detriti intende?"

Lucibello: "mattoni rotti, tipo, demolizione..."

Pm Musolino: "materiale edile?"

Lucibello: "infatti mi hanno detto questo è stato Saradeno con un camion che ti li ha portati qua. Per dirti che ti fa chiudere. Questo era un messaggio. Anche perché...perchè poi mi vengono in mente...(...)

Pm Musolino: "okay. E, quindi, il messaggio che le arrivò è che era ancora Andrea Saraceno?

Lucibello: "Sì"

Pm Musolino: "che pretendeva di entrare in società con lei?"

Lucibello: "sì, sì, sì, o di farmi chiudere ecco, perché, poi, si era fissato, quando aveva visto che non c'era niente, si era fissato che mi doveva fare chiudere".

L'esasperazione del Lucibello era tale da avere ingenerato un forte stato di tensione e paura anche negli altri membri della sua stessa famiglia. Nello specifico come riferito nell'interrogatorio del novembre scorso, l'anziano padre dell'imprenditore, stanco delle presunte vessazioni esercitate dal Saraceno nei suoi confronti, era arrivato persino a scagliare all'indirizzo di quest'ultimo un martello.

Pm Musolino: "Cos'altro ricorda di questi rapporti burrascosi diciamo con Andrea Saraceno?"

Lucibello: "l'episodio che mi hanno riferito un po' tutti in azienda e mio padre pure, che un giorno è andato Andrea Saraceno, è entrato nell'officina, non so che cosa è successo con mio padre, lui ha preso e gli ha tirato il martello, non l'ha preso per pochissimo"

Pm Musolino: "nel senso che c'era stato un alterco..."

Lucibello: "era andato lì per deridere, era molto strano Andrea Saraceno. È andato lì e mio padre gli ha tirato un martello, non l'ha preso fortunatamente..."

Nello stesso periodo temporale, ossia tra il 2000 e il 2001, e contestualmente al presunto comportamento vessatorio di Andrea Saraceno, l'imprenditore Lucibello si trovava anche a dover affrontare le problematiche aziendali insorte, nel frattempo, con la famiglia mafiosa dei Fontana e quindi con la "LEONIA" di Bruno De Caria, in merito alla fornitura dei compattatori che la" ECOTHERM" aveva richiesto - tramite la stipula di un regolare contratto - alla ditta di Lucibello. Nello specifico, l'imprenditore riferiva in merito ad una serie di intimidazioni ai suoi danni consistite sia in minacce telefoniche ("ditegli a Lucibello di fare quello che dice De Caria sennò gli stacchiamo la testa")che in condotte che mettevano a serio repentaglio la sua incolumità, come nel caso del tentativo di speronamento da lui subìto in autostrada proprio in quel periodo, nel tentativo di farlo desistere dal continuare la vertenza che egli aveva iniziato nelle sedi legali, denunciando il mancato rispetto, da parte della "ECOTHERM", del contratto di fornitura dei mezzi per la raccolta dei rifiuti, essendo stata favorita la ditta Mazzocchiadi Frosinone. Anche nelle dichiarazioni rese in il 3 Dicembre del 2016, Lucibello espone il clima di generale intimidazione che si era creato nei suoi confronti nonostante egli avesse provveduto a spostare gli impianti di produzione e la sede della propria azienda da quel di via dei Monti di Catona (zona di più diretta incidenza della cosca) alla via Consortile della Zona Industriale di Campo Calabro. Lucibello infatti, spiega, ancora una volta, quale erano stati i timori per la sua incolumità che lo avevano portato a modificare radicalmente le sue abitudini di vita, adottando una condotta alquanto guardinga e vigile, financo dotando le proprie strutture di nuovi impianti di sistemi di sicurezza.

Le dichiarazioni rese dal Lucibello il 3 dicembre 2016 iniziano poi, a palesare la strategia della cosca De Stefano tesa ad ottenere il pagamento di somme di denaro, mettendo anche in evidenza l'influenza e la pressione mafiosa operata, secondo la Dda, in prima persona da parte di Paolo Rosario De Stefano, nei confronti dell'allora Direttore Tecnico della società "FATAMORGANA", Salvatore Aiello, attuale collaboratore di giustizia e dallo stesso riferite nel corso del proprio percorso collaborativo.

Nel particolare, Lucibello ha affermato di aver saputo tramite Paolo Caponera che il cugino di quest'ultimo, Paolo Rosario De Stefano, aveva una certa influenza su Aiello. Lucibello: "Paolo Caponera mi dice che ci sono dei discorsi nuovi, diversi, adesso non ricordo per bene l'espressione che disse con esattezza, che c'erano dei nuovi discorsi...che suo cugino aveva influenza su Aiello...". Ad ogni modo, 'ndrina non si accontentava dell'estorsione di 15 mila euro che, da lì a poco, avrebbe imposto mensilmente a "FATAMORGANA" per tramite dell' Aiello, considerato che Lucibello espone l'esistenza di un'analoga vicenda da lui subita nella qualità di manager delle ditte che operavano per conto delle menzionata società mista

È nel verbale del 3 dicembre scorso che l'imprenditore fornisce un quadro delle modalità in merito alle percentuali versate a titolo estorsivo sugli importi delle fatture che le sue ditte emettevano verso "FATAMORGANA" per forniture o manutenzioni. Queste somme estorte venivano calcolate sui ricavi o utili che si aggiravano interno al 20% o 30% per cento del volume di affari delle società. Ricorda l'imprenditore che, in alcuni anni, le sue ditte fatturavano non meno di un milione e mezzo e che, quindi, le somme da versare alla cosca De Stefano erano di notevole entità. I soldi, come affermato da Lucibello, venivano consegnate direttamente a Paolo Caponera. "In tal modo- è scritto nelle carte dell'inchiesta "Trash" il denaro estorto finiva nelle mani di Paolo Rosario De Stefano, vertice dell'omonimo sodalizio criminale, di cui ne era parte integrante il cugino Paolo Caponera". Lucibello: "li prendeva lui, io glieli davo a lui, poi, se glieli dava a Paolo Rosario... sì, glieli dava a Paolo Rosario perché altre volte, successivamente, perché le cose a me non è che me le venivano a dire, io riuscivo a captare, mi diceva, Roberto devo scendere da OMISSIS che, poi, mi devo vedere con Paolo").

Pm Musolino: "e, allora, che cosa le disse Caponera? Oltre a dirle questa cosa, stai tranquillo che mio cugino garantisce..."

Lucibello Roberto: "mi ha detto che aveva instaurato un ottimo rapporto con..."

Pm Musolino: "e avrebbe tutelato i suoi interessi..."

Lucibello Roberto: "sì. Sostanzialmente."

Pm Musolino: "in cambio?"

Lucibello Roberto: "in cambio del 5%, del 5% del fatturato di Fatamorgana".

Pm Musolino: "di che cifre parliamo?"

Lucibello Roberto: "al mese?"

Pm Musolino: "sì. O all'anno".

Lucibello Roberto: "non me lo ricordo".

Pm Musolino: "neanche al mese..."

Lucibello Roberto:"guardi c'è stato un periodo che fatturavamo intorno ai 5 mila euro al mese. Ma lei consideri che io fatturavo, minimo, un milione e mezzo".

Pm Musolino: "quali erano i guadagni che traeva?"

Lucibello Roberto: "in che senso?"

Pm Musolino: "il fatturato era uno e mezzo..."

Lucibello Roberto: "uno e mezzo, due, adesso non mi ricordo".

Pm Musolino: "quello che ricavava?"

Lucibello Roberto: "intorno al 20%, 30%. Io non è che seguivo molto le schede di riparazione perché facevamo..."

Pm Musolino: "no, ma mi interessa così a campione, e in questo 20, 30...da questo 20 o 30 detraevate il 5 che dovevate dare, giusto?"

Lucibello Roberto: "sì."

Pm Musolino: "quindi, il vostro utile finale era tra il 15 e il 25..."

Lucibello Roberto: "sì."

Pm Musolino: "che lei consegnava a chi?"

Lucibello Roberto: "a Caponera".

Pm Musolino: "direttamente?"

Lucibello Roberto: "sì".

Pm Musolino: "in contanti o anche con assegni circolari...."

Lucibello Roberto: "no, quello l'ho fatto successivamente, perchè a un certo punto mi ero seccato di questa..."

Pm Musolino: "successivamente alla cattura?"

Lucibello Roberto: "successivamente alla cattura".

Pm Musolino: "in questa prima fase..."

Lucibello Roberto: "in questa prima fase ero molto ingenuo diciamo, perché dovevo documentare tutta questa situazione".

Pm Musolino: "lei accetta questa cosa?"

Lucibello Roberto: "sì".

Pm Musolino: "però l'accetta, mi faccia capire, l'accetta anche perché è conveniente per lei, anche se lei dice non troppo, mi faccia capire meglio".

Lucibello Roberto: "allora, l'ho accettata per le prospettive che ci potevano essere visto che...2

Pm Musolino: "le prospettive potevano essere anche di produzione? E di vendita di macchinari?"

Lucibello Roberto: "sì, sì".