"Caruso fece udienza durante sciopero: non poteva", a rischio annullamento un anno nel processo "Aemilia". E lui: "Nessuna illegittimità"

toghe 500altraColpo di scena nell'aula del Tribunale di Reggio Emilia, dove da oltre due anni si celebra il maxi processo Aemilia, contro le infiltrazioni della 'ndrangheta al nord. Una questione squisitamente giuridica, sollevata in punta di diritto quasi un anno fa dalla difesa, rischia infatti ora di cancellare con un colpo di spugna tutti gli atti prodotti nelle udienze dal 24 maggio del 2017 ad oggi. Riportando cosi' molto indietro le lancette di tutto il dibattimento, oggi giunto quasi alle battute finali. Tutto e' iniziato a maggio di un anno fa, quando gli avvocati penalisti italiani -compresi quelli della Camera penale di Reggio Emilia- hanno promosso una serie di scioperi (dal 22 al 25 maggio,ndr) in dissenso con la riforma del processo penale. Dopo quattro udienze di Aemilia saltate, la Corte, presieduta da Francesco Maria Caruso, aveva alla fine emanato un'ordinanza con cui, ritenendo in sostanza leso il diritto ad una ragionevole durata del processo, aveva disposto la prosecuzione delle udienze pur in costanza dell'astensione degli avvocati. Luca Andrea Brezigar del foro di Modena -difensore di Pasquale Riillo e Antonio Muto classe 1971- giudicando illegittimo il provvedimento di Caruso, lo aveva pero' impugnato con un ricorso in Cassazione. Caruso, in pratica, avrebbe -secondo il ricorso di Brezigar- limitato il diritto allo sciopero degli avvocati sancito dalla Costituzione. Il responso della Suprema Corte, arrivato il 5 giugno, ha dato ragione al legale. L'udienza che Caruso ha deciso di svolgere in concomitanza con lo sciopero non poteva tenersi e risulterebbe oggi pertanto nulla. Non solo: andrebbe a inficiare- in una sorta di effetto domino- anche tutte le altre che si sono svolte fino ad oggi.

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Il processo Aemilia continua regolarmente, senza "spade di Damocle" pendenti sull'attivita' svolta nell'ultimo anno. Lo ha deciso il presidente del collegio giudicante Francesco Maria Caruso che, dopo due ore di Camera di Consiglio, si e' espresso sulla sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato l'ordinanza emessa a maggio dell'anno scorso da Caruso stesso, in cui si disponeva la prosecuzione delle udienze del maxi processo contro la 'ndrangheta di Reggio Emilia nonostante lo sciopero in corso degli avvocati difensori. Un atto ritenuto illegittimo dai legali degli imputati, che lo avevano impugnato (sollevando perfino un rilievo di legittimita' costituzionale, ndr), e secondo cui la nullita' dell'udienza "forzata" da Caruso nel 2017, avrebbe fatto decadere la validita' anche di tutte quelle successive fino ad oggi. Per il presidente del collegio dei giudici reggiani invece la sentenza della Cassazione, annullando l'ordinanza, cancella anche tutti i suoi possibili effetti sullo svolgimento del processo.

Nello specifico Caruso, prendendo atto della sentenza della Suprema Corte che ha definito "abnorme" l'ordinanza del Tribunale, sottolinea come l'atto della Cassazione "non e' particolarmente perspicuo nella illustrazione delle ragioni della abnormita' del provvedimento impugnato e, soprattutto, sugli effetti del suo annullamento sul giudizio in corso". Citando fonti giurisprudenziali, il giudice eccepisce poi che la sentenza fa riferimento ad una fattispecie giuridica leggermente differente da quella rappresentata dai legali. E, infine, sottolinea: "Dovendo il Tribunale prestare ossequio alla decisione della Suprema Corte, si ritiene che dalla lettura combinata delle motivazioni e del dispositivo, l'effetto della sentenza non sia altro che il radicale e totale annullamento dell'ordinanza stessa, compresa la questione di legittimita' costituzionale". Da qui Caruso cala il suo asso nella manica: "Attraverso lo strumento del ricorso per abnormita'- dice- i difensori avevano introdotto una surrettizia impugnazione dell'attivita' istruttoria svolta successivamente all'ordinanza. Ed e' questa, all'evidenza, la ragione per cui la corte di Cassazione ha annullato l'intera ordinanza: eliminare il provvedimento giudicato abnorme per impedire effetti consequenziali sul processo principale". E ancora: "di questo vi e' traccia peraltro nell'ultima parte della sentenza che, pur nella sua difficolta' di lettura, fornisce comunque un'indicazione precisa sul fatto che bisogna in ogni caso prevenire nella valutazione del caso di specie la violazione del superiore principio di ragionevole durata del processo".

Insomma per Caruso la sentenza deve leggersi "proprio in funzione della salvaguardia degli atti processuali fin qui compiuti. Dall'annullamento dell'intera ordinanza, consegue che l'attivita' processuale, non piu' pregiudicata o condizionata dall'atto annullato per abnormita', continua a mantenere piena validita', essendo stato annullato il provvedimento nel suo insieme e i suoi effetti negativi sugli atti successivi". Con queste argomentazioni il Tribunale ha dunque disposto di "procedersi oltre nella discussione" ed ha respinto anche la nuova richiesta di rinvio delle udienze presentata oggi dalle difese, fino al 4 luglio. E' infatti in quella data che la Corte Costituzionale, dovrebbe esprimersi sul fatto che in Aemilia, si e' tenuta udienza anche durante lo sciopero dei penalisti. (Cai/ Dire)

Insomma una doccia fredda per il collegio giudicante e per i pm, che incassano pero' il colpo con stile. Il pubblico ministero Beatrice Ronchi, pur "rimettendosi alle decisioni del Tribunale", interpreta la sentenza della Cassazione come "tranquillizzante" nelle sue conclusioni. Del resto, sottolinea Ronchi, "abbiamo fatto attivita' processuale fino ad ora, non si vede perche' interrompere adesso". A dirimere la questione se l'udienza del maggio scorso sia valida o meno, infine, sara' poi il 4 luglio anche la Corte Costituzionale, a cui Caruso si era rivolto in autotutela chiedendo, nella stessa ordinanza che disponeva la prosecuzione del processo, un parere di legittimita' sulla stessa.