Corruzione alla Corte d’Appello di Catanzaro: tra gli arrestati Giuseppe Tursi Prato, l’ex consigliere regionale che voleva riottenere il vitalizio

consiglioregionaleaula600Emilio Santoro detto Mario, medico in pensione e dirigente dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza; Luigi Falzetta; Giuseppe Tursi Prato, ex consigliere regionale; l'avvocato Francesco Saraco; Vincenzo Arcuri; Giuseppe Caligiuri e l'avvocato Maria Tassone detta Marzia (quest'ultima finita ai domiciliari).

Sono i nomi - riporta l'Agi - delle persone arrestate, insieme al giudice della Corte d'Appello di Catanzaro, Marco Petrini, per corruzione in atti giudiziari.

Le indagini sono state coordinate dalla Dda di Salerno e sono culminate con l'emissione di un'ordinanza cautelare emessa dal Gip salernitano ed eseguita da personale del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Crotone, dello Scico e di altri reparti delle Fiamme gialle.

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Figura centrale del sistema corruttivo era proprio l'insospettabile medico in pensione ed ex dirigente dell'Azienda sanitaria di Cosenza. Il medico, secondo quanto emerso, "stipendiava" mensilmente il magistrato per garantirsi il suo asservimento e procacciava nuove occasioni di corruzione proponendo a imputati in primo grado o loro parenti, e a privati soccombenti in cause civili, decisioni favorevoli in cambio di denaro, beni o altre utilita'.

Le attivita', documentate attraverso intercettazioni audio e video, hanno portato anche alla luce un'azione corruttiva riguardante l'ottenimento di un vitalizio da parte di un ex consigliere regionale, Tursi Prato, condannato nel 2004 a sei anni di reclusione e a interdizione perpetua per reati tra i quali 110 e 416 bis, percio' decaduto dal beneficio, ma anche ad agevolare alcuni candidati impegnati per il superamento del concorso per l'abilitazione alla professione di avvocato.

Le indagini hanno inoltre accertato, grazie a ricostruzioni bancarie e conversazioni intercettate, la grave situazione finanziaria del magistrato alla base della sua costante necessita' di approvvigionarsi di denaro. Durante una perquisizione nell'abitazione del magistrato e' stata trovata e sequestrata la somma contante di 7 mila euro custodita all'interno di una busta. Numerose le perquisizioni condotte nei confronti di altri coindagati, di terzi e di societa'.

Nelle intercettazioni anche la consegna di doni direttamente a casa del magistrato, che per i periodi di festa avrebbe potuto contare su regali come cassette di pesce e di altre derrate alimentari. Il giudice avrebbe permesso di ottenere assoluzioni o consistenti riduzioni di pena rispetto ai processi di primo grado, alterando anche provvedimenti di misure di prevenzione gia' definite in primo grado.  Le indagini hanno evidenziato la condizione economica precaria del giudice Petrini, sempre alla ricerca di nuove somme di denaro per mantenere l'elevato tenore di vita a cui era abituato. A casa del giudice sono stati sequestrati 7.000 euro in banconote contenute in una busta. L'indagine e' stata condotta dalla guardia di finanza di Crotone e dallo Scico ed ha permesso di definire l'atteggiamento del presidente di Sezione della Corte d'appello di Catanzaro e presidente della Commissione provinciale tributaria come quello legato ad una "sistematica attivita' corruttiva".