Viscomi: “Parco delle Serre? Utilizzare bene politiche attive del lavoro”

"Le politiche attive del lavoro sono uno strumento utile per aiutare le persone a rimettersi in gioco. Questo e' certo. Ma bisogna utilizzarle in modo corretto. E non sempre succede. Per rendersene conto e' sufficiente osservare cio' che succede al Parco Naturale regionale delle Serre". Lo afferma, in una nota, il deputato del Pd, Antonio Viscomi. "Qui, infatti - prosegue Viscomi - con un avviso pubblico approvato nel mese di novembre 2018 sulla base di un precedente accordo di programma con la Regione, e' stata indetta una procedura per la selezione di 100 soggetti disoccupati / inoccupati residenti nel territorio del Parco da inserire in un percorso di riqualificazione professionale nell'ambito del progetto 'Politiche attive a supporto dello sviluppo dell'area protetta del Parco Naturale Regionale delle Serre'. In particolare l'avviso prevede due diversi profili professionali interessati all'iniziativa: 70 operatori diplomati 'per le attivita' relative alla silvicoltura, alla salvaguardia dell'ambiente e alla gestione di macchine, attrezzature ed impianti'; 30 operatori laureati 'per la comunicazione, la promozione di servizi/prodotti da una struttura pubblica o privata e per la facilitazione di servizi telematici'". "Le cento persone prescelte - sostiene il parlamentare - dovranno svolgere, per 500 euro al mese, 480 ore di lezioni in aula (si, in aula) e 320 ore di stage. Con un recente provvedimento sono state ritenute ammissibili al bando quasi cinquecento domande. Come saranno scelti i cento beneficiari? Ecco, questo e' il punto. Anzi, uno dei punti da valutare. Come usuale, il bando prevede una griglia di valutazione e di punteggio. Si tratta di 35 punti cosi' distribuiti: quindici punti al colloquio personale, ma solo quattro allo stato di disoccupazione (e di questi quattro e' assegnato solo un punto a chi e' disoccupato da un periodo compreso tra 6 e 12 mesi e solo due se l'anzianita' di disoccupazione e' compresa tra 13 e 35 mesi, e cosi via fino a quattro punti) e ugualmente quattro punti sono correlati all'eta' (cioe' se hai 40 anni ti danno un punto, se invece di anni ne hai 18 di punti te ne danno quattro). E la cosa e' un po' strana. Da un lato, si assegnano piu' punti se l'eta' e' bassa e dall'altro si assegnano piu' punti a chi e' disoccupato da piu' tempo e quindi a chi e' piu' anziano. E ancora: si assegna il massimo dei punti a chi ha diciotto anni e poi si prevede come titolo di partecipazione, per uno dei due profili, la laurea: pero' a quella eta', e' ovvio, non si e' laureati. Il fatto e' che operando in questo modo i punti da assegnare su dati oggettivi e verificabili di fatto diminuiscono e cresce il peso relativo del colloquio".

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