Sanità, cure fuori dalla Calabria: i parlamentari 5Stelle insorgono contro l'ipotesi tagli

«È inammissibile la proposta, avanzata dalla commissione Salute della Conferenza delle Regioni, di un piano di ridimensionamento circa il rimborso delle cure fuori regione». Lo affermano, in una nota, i parlamentari calabresi Cinquestelle Anna Laura Orrico, Rosa Silvana Abate, Bianca Laura Granato, Massimo Misiti, Francesco Sapia, Giuseppe D'Ippolito, Paolo Parentela e Alessandro Melicchio commentando la recente notizia, che sta allarmando operatori della sanità, associazioni e comitati di tutela. «Si tratterebbe – proseguono i pentastellati – di una prospettiva assurda, contraria al buon senso, al diritto alla salute che la Costituzione tutela come fondamentale, alla libertà di cura e al principio dell'universalità del Servizio sanitario nazionale. All'assessore alla Salute del Piemonte Antonio Saitta, del Partito democratico, chiediamo di conoscere le reali intenzioni della predetta commissione di cui è coordinatore, la quale a suo avviso sta lavorando per individuare modalità e strumenti che "rispetto ad eccessi della mobilità sanitaria fissino una regolamentazione delle strutture sanitarie del privato accreditato al Servizio sanitario nazionale ai fini di una maggiore appropriatezza. Nel Sud, e in particolare in Calabria, l'emigrazione sanitaria – continuano i parlamentari M5s – comporta assieme drammi e speranze, per la Regione ha un costo annuo di circa 300 milioni e nasce dalle pessime gestioni politiche e amministrative del Servizio sanitario regionale, come dalla minore disponibilità di risorse statali in rapporto al fabbisogno di cure per i malati cronici.Nello specifico, il Movimento – concludono i parlamentari 5stelle – ha da tempo avviato una battaglia per una diversa ripartizione del Fondo sanitario alle Regioni, basata, cioè, sui dati certificati di morbilità e co-morbilità, che alla Calabria garantirebbe circa 130 milioni all'anno in più, l'uscita dal commissariamento e dal Piano di rientro e la possibilità di riprogrammare l'assistenza sanitaria in modo da valorizzare le professionalità in servizio e migliorare le strutture esistenti al fine di ridurre l'emigrazione sanitaria".

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