Urbs Reggina: più che spendere poco, a volte è meglio non spendere affatto

logo1914di Paolo Ficara - L'orchestra del Titanic sta suonando l'ultima canzone. E c'è chi ha deciso, forse inconsapevolmente, di affondare con la bacchetta in mano. L'assemblea tenuta qualche ora fa dai soci della Urbs Reggina, oltre a far denotare rapporti ormai molto diversi rispetto agli albori della Asd Reggio Calabria, non ha prodotto soluzioni utili ad offrire una prospettiva di rinascita. Semmai, a prolungare l'agonia.

Partiamo da tre assunti. Il primo: chiunque, al giorno d'oggi, sottragga somme dalla propria attività professionale o dalle disponibilità familiari per buttarli letteralmente nel calcio, va rispettato a prescindere dall'entità di tale impegno. Secondo: i debiti se li paga chi li crea, altrimenti c'è il fallimento. Terzo: più si vuole comandare e più si paga in proporzione, specie se il parere altrui non viene tenuto nella dovuta considerazione.

La proposta, seria in quanto messa a verbale, di ricapitalizzazione pari a un milione di euro, è stata prontamente cassata dalla maggioranza. Si procede con uno zero in meno. Pensare di arrivare a giugno 2019 con 100.000 euro, affrontando il campionato di Serie C con annesso settore giovanile, è un po' come recarsi a Londra con 5 euro in tasca: puoi sempre prelevare sul posto o farti mandare i soldi da casa, ma rischi di non avere nemmeno la possibilità di uscire dall'aeroporto in metropolitana.

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A questo dato di fatto, va messa in relazione la considerazione sul bilancio approvato in perdita al 30 giugno 2018. Lasciando stare il proclama circa l'obiettivo del pareggio, facciamo un rapido conto. Si è andati in rosso di oltre 300.000 euro, dopo un campionato in cui col minutaggio sono stati racimolati circa 450 mila euro (su un massimo di mezzo milione erogabile dalla Lega Pro) e dove è stato venduto il centravanti (mai smentita la cifra di 300 mila euro per il cartellino di Bianchimano al Perugia), costruendo la squadra con un budget da salvezza per gli stipendi netti. E con un aumento di capitale, poi versato nella somma di poco più di 400 mila euro nell'inverno scorso.

Peggior ammissione tanto implicita quanto pubblica di inadeguatezza nel gestire una società di calcio, francamente non crediamo possa esistere.

Quest'anno ci sono decisamente meno under in campo, anche se Mastrippolito per qualche partita ha azionato più volte la slot machine essendo un 18enne di proprietà. Ed a gennaio non c'è la prospettiva di monetizzare piazzando il bomber giovane sul mercato. Una eventuale cessione del centrocampista Marino potrà coprire al massimo l'aumento di capitale.

Le deduzioni sono ovvie. Portare i libri in tribunale avrebbe avuto più senso, anziché impiegare l'ennesima somma utile a rattoppare un buco momentaneo. Di buchi se ne possono creare facilmente altri, visto l'andazzo. Poi resta aperta la partita fidejussione, con altri club di Lega Pro sul piede di guerra a chiedere l'estromissione dal campionato. Alzare bandiera bianca adesso, a novembre, avrebbe consentito un fallimento pilotato con annesso esercizio provvisorio, utile a far conservare il titolo sportivo. Lasciare un cadavere calcistico a giugno 2019 nelle mani della città, non ha alcun senso. Di spendere più di ciò che si ha, non lo ha chiesto nessuno. Ma il senso del rispetto verso la piazza nonché verso sé stessi, auspicavamo producesse una volta tanto delle scelte meno presuntuose.

Chissà, a tre anni e mezzo di distanza dall'ultima situazione di coma calcistico, cosa ne pensa il primo cittadino.