Reggina: Falcomatà chieda a Praticò quanto vuole per il disturbo

FalcomataPraticodi Paolo Ficara - Oggi, la delusione ve la diamo noi. Ci asteniamo, infatti, dal commentare a freddo Reggina-Francavilla. Un allenatore convinto di essere arrivato ad Ischia o Pagani, ignaro del fatto che qui abbiamo visto calcio ad alti livelli mentre lui faceva altro nella vita, tenta di far passare escrementi per cioccolato. Ci prova in campo, oltre che nelle dichiarazioni. È l'unico tesserato a cui Praticò abbia rinnovato il contratto, in oltre un anno e mezzo di Urbs Reggina. Le domande ce le siamo già poste. Le risposte, speriamo arrivino da chi di competenza.

Se persino il Corriere dello Sport mette 4 in pagella al tecnico ed a gran parte dei calciatori, significa che non c'è nulla da aggiungere. È giusto che vengano trattati alla stessa maniera gli "attori", costretti in campo a seguire il copione dettato dalla panchina.

E di chi parliamo allora? Di Praticò? Spiacenti, argomento ormai superato. Dopo le dichiarazioni di chi distingue tra veri tifosi ed altri, ossia che la sua famiglia non potrà mai promettere la promozione in B, anche in questo caso è inutile girarci attorno. La piazza ha il dovere di guardare molto più lontano. Una figura imprenditoriale, capace quantomeno di non far scappare ulteriormente il pubblico dagli spalti, va coinvolta il prima possibile.

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Le condizioni del manto erboso andavano segnalate a tempo debito. Ormai è chiaro che non si interverrà, attendendo il sole primaverile per una ricrescita naturale dell'erba. La gestione è del comune, ok. La Urbs deve corrispondere un canone, ok. Se il canone sia stato corrisposto, lo sanno solo loro. Un manto erboso all'altezza è pur sempre una questione di decoro, davanti a telecamere nazionali.

Ma a volte, è il silenzio a produrre il rumore più fragoroso. E l'assenza del sindaco dagli spalti, per le ultime gare interne della Reggina, è rumorosissima. Mancanza di tempo? O gesto di distacco dall'attuale gestione sportiva?

Falcomatà è sempre più intenzionato a "vendere" lo stadio Granillo, assieme ad una concessione prolungata del Sant'Agata. Lunedì si disputerà Cosenza-Reggina: sarebbe utile se si recasse lì, evitando di essere messo in mezzo durante qualche consegna di targhe, per farsi spiegare a menadito dal collega Occhiuto i passaggi utili a reperire i fondi per riedificare il San Vito-Marulla. Il progetto stadio, a prescindere se si tratti di rimodernare l'esistente o, forse con meno sforzo, erigerne uno ex novo, è l'unico che può realmente attirare un investimento.

Ed è anche la scintilla che può riaccendere la curiosità attorno alla Reggina, e non solo.

Chi ha a cuore la città, oltre che la Reggina, ha il dovere di svegliarci da questo incubo. Le istituzioni e le forze private si mobilitino. O stendendo il tappeto rosso a qualche imprenditore di origine calabrese, facendo leva sul legame territoriale oltre che su concreti progetti legati alle strutture. Oppure, rimanendo fermi a questa seconda opzione, ci si rivolga a chi detiene grossi capitali (puliti, ovviamente): i fondi esteri d'investimento.

Tornando ai Praticò. Ennesima promozione per attirare gente allo stadio, ennesimo flop alla biglietteria. Senza pubblico, in Serie C si va incontro al suicidio economico. Figuriamoci se dovessero perdere anche il nome Reggina. Il Catanzaro è stato ceduto gratis, la Paganese è in vendita a zero euro. Se la famiglia che detiene il titolo sportivo, ritiene che ci stia rimettendo economicamente, ci dispiace enormemente e gli auguriamo di trovare presto qualcuno a cui cedere l'incombenza.

Se, invece, il gioco gli sta valendo la candela, significa che si stanno divertendo solo loro in mezzo alla sofferenza (calcistica) della piazza. Qualora ritenessero di dover avanzare pretese economiche per la cessione del titolo sportivo, ci permettiamo di suggerire da semplici pennivendoli quali siamo, di stabilire fin da ora un prezzo. Oltre i cinque zeri, equivarrebbe a mettere in fuga qualsiasi imprenditore serio.