Da Falcomatà a Sala, i sindaci scrivono al premier Conte: “Preoccupa stretta su spese correnti”

"Caro presidente Conte noi sindaci pur apprezzando l'inserimento nella legge di Bilancio di importanti disposizioni normative che affrontano nodi strutturali che interessano il sistema degli enti locali, come l'alleggerimento del debito, siamo molto preoccupati per il mantenimento in vita di norme, per le quali auspichiamo o l'abrogazione o il ridimensionamento degli effetti, che determinano una ulteriore 'stretta' sulle spese correnti che sono necessarie ad assicurare servizi alla comunita' amministrata". Con queste parole i sindaci rivolgono il loro appello al presidente del Consiglio. La lettera, su iniziativa del presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, e' sottoscritta da 57 sindaci, ma l'elenco di firmatari e' in continuo aggiornamento.

Nella lettera inviata al presidente del Consiglio e firmata dal presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro insieme a numerosi altri sindaci - tra cui Virginia Raggi per Roma, Chiara Appendino per Torino, Marco Bucci per Genova, Giuseppe Falcomata' per Reggio Calabria, Dario Nardella per Firenze, Beppe Sala per Milano, Leoluca Orlando di Palermo, Luigi Brugnaro per Venezia e Virginio Merola di Bologna - si fa riferimento "a un concorso di norme vigenti - dall'aumento della percentuale di accantonamento del Fondo crediti di dubbia esigibilita' (Fcde), all'introduzione a partire dal 2020 di un Fondo di accantonamento di risorse correnti, il 'Fondo di garanzia crediti commerciali', con percentuali che possono raggiungere il 5% delle spese intermedie - che potrebbe ulteriormente determinare riflessi negativi sui nostri bilanci a scapito dell'erogazione dei servizi essenziali, in particolare quelli socio-assistenziali. E' ben noto infatti che il Fcde obbliga attualmente i Comuni a un accantonamento complessivo di ben 4,5 miliardi di euro.

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"In moltissimi casi - scrivono ancora i sindaci - l'accantonamento eccede le reali esigenze di allineamento delle procedure di spesa rispetto all'effettiva capacita' di realizzo delle entrate annualmente stanziate in bilancio e che, a regole vigenti, in fase previsionale, e' calcolato senza tenere conto della fisiologica capacita' di riscossione dei residui attivi". Ad aggravare la situazione, rilevano ancora i primi cittadini firmatari della lettera-appello al premier Conte, "si somma il mancato ripristino nel 2019 del taglio, pari a 563,4 milioni di euro, previsto dal decreto-legge n. 66 del 2014 fino al 2018. In merito a cio', l'Anci ha avviato ricorso davanti al giudice amministrativo - e alcuni Comuni davanti al giudice civile - per far valere le proprie legittime ragioni che attengono alla evidente temporaneita' della riduzione di risorse. In altre occasioni il legislatore e' intervenuto in caso di proroga con norme espresse ed e' sempre intervenuta la prassi per cui, in seguito allo spirare del termine di vigenza di una riduzione, le relative risorse sono state riassegnate al Fondo di solidarieta' comunale. Nel 2019 Province e Citta' metropolitane hanno beneficiato della restituzione del taglio senza l'intervento di alcuna ulteriore norma, a conferma inequivocabile dell'automatismo del venir meno del taglio, mentre questo non e' avvenuto per i Comuni. E' del tutto evidente il paradossale trattamento diseguale di situazioni analoghe". "Anche in ragione di cio' e in virtu' dei principi costituzionali di leale collaborazione che hanno sempre ispirato il rapporto tra noi e il Presidente del Consiglio - sottolineano i sindaci nella parte finale della lettera - Le chiediamo un incontro per rappresentarLe le nostre esigenze per poter garantire che il nostro mandato possa corrispondere delle aspettative dei nostri concittadini".