“Non si regionalizzano i diritti dei cittadini”, l’allarme dei movimenti civici di Catanzaro, Lamezia Terme e Vibo Valentia

"Nel silenzio generale, è in atto un processo che minaccia l'eguaglianza tra i cittadini di uno stesso Paese: si vogliono "regionalizzare" i diritti di cittadinanza. Tutto questo è inaccettabile". E' l'allarme comune lanciato da Lamezia Terme all'incontro promosso dall'associazione "Graziella Riga" insieme ai movimenti civici "Lamezia Insieme", "Cambiavento" di Catanzaro, "Progressisti per Vibo" per discutere delle conseguenze delle intese del governo con alcune regioni del Nord Italia e del "regionalismo differenziato".

"Senza alcun dibattito, si stava mettendo in atto un vero e proprio disegno eversivo", ha detto in apertura dell'incontro Gianni Speranza, che ha moderato il dibattito, evidenziando le conseguenze concrete del regionalismo differenziato che "comporterà una regionalizzazione dei servizi pubblici ai cittadini, lo sfascio del sistema sanitario nazionale e del sistema della scuola. Lo chiamano "regionalismo differenziato", nei fatti si mettono in discussione i diritti di cittadinanza tra i cittadini delle regioni più ricche e quelle delle regioni più povere". Riguardo alla situazione calabrese, Speranza ha parlato di "una situazione di paralisi istituzionale e di governo" lanciando l'allarme su due rischi in vista delle elezioni regionali: "si rischia di andare a votare alle Regionali senza la doppia preferenza di genere, determinando così una situazione paradossale: mentre nei nostri Comuni già da tempo abbiamo la possibilità di esprimere una doppia preferenza, alla Regione ancora non si è messa in atto quella che è una scelta di civiltà, già introdotta in molte regioni. Come cinque anni fa, anche alla fine di questaconsiliatura regionale stiamo assistendo a passaggi da una parte all'altra: cinque anni fa passavano dal centrodestra al centrosinistra, oggi dal centrosinistra al centrodestra. Segnale di un trasformismo e di una degenerazione della politica regionale: esiste un potere trasversale alla Regione che governa sempre. Per questo è importante ritrovarsi a discutere, tra esperienze associazionistiche, non espressione di partiti, che in questi anni, in tre città calabresi importanti, Catanzaro, Lamezia e Vibo, hanno portato avanti percorsi di buona politica e di partecipazione democratica". Per Antonio Lo Schiavo di "Progressisti per Vibo", "il rischio è quello di una rottura della Costituzione materiale, che va a mettere in discussione il principio costituzionale dell'uguaglianza tra i cittadini. Se, ad esempio, si arriva a pagare di meno un insegnante di una Regione rispetto a un insegnante di un'altra Regione, è chiaro che viene meno l'uguaglianza nel godimento di un diritto fondamentale dei cittadini e in particolare dei giovani". "Qui non è in atto una secessione" , ha chiosato Nicola Fiorita di "Cambiavento", "ma un processo di discriminazione dei cittadini su base regionale. In alcuni casi nella storia, la secessione è stata una legittima aspirazione dei popoli.

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Qui abbiamo di fronte soltanto un processo basato su questioni economiche ed egoismi. L'Italia è l'unico Paese dove governano dei partiti nazionalisti che non vogliono il rafforzamento della Nazione, ma la sua disgregazione, a meno che per nazione non intendano una pseudo "nazione padana". Si sta costruendo un Paese senza "centro", in cui aumentano le regioni a statuto speciale, e si mortificano invece i Comuni sottoposti ora ad un doppio centralismo, statale e regionale". Rivolge un appello direttamente ai cittadini Rosario Piccioni di Lamezia Insieme per il quale "ognuno di noi deve risvegliare l'attenzione dei cittadini su questioni cruciali, sulle quali vi è silenzio totale nell'opinione pubblica. Si stava rischiando una secessione in guanti di velluto, portando avanti intese "tutte in casa" tra un ministro leghista e regioni governate dalla Lega. Già oggi sappiamo quali disparità concrete ci sono tra le Regioni del Nord e quello del Sud sul fronte dei servizi fondamentali, come la sanità o i trasporti. Immaginiamo cosa potrebbe accadere se il Veneto, con un gettito fiscale che è il doppio della Calabria, arriverà a trattenere sul territorio circa l'80% del proprio gettito fiscale. Con la situazione politica attuale in Italia, c'è il rischio, come abbiamo visto sul caso Diciotti, che su questioni delicate come questa delle autonomie regionali decidano poco più di cinquantamila cittadini sulla piattaforma Rousseau".