I tirocinanti Mibact: "Non siamo soggetti a ricatto"

"Non siamo soggetti a ricatti da chicchessia parte politica, ne' tantomeno da alcun gruppo sindacale. Dall'inizio di questo percorso abbiamo dimostrato quotidianamente di lavorare con competenza e diligenza. '[?]indotti dal bisogno a credere a tutto", '[?] il tirocinio svolto o da svolgere rappresenti una sorta di passaporto umanitario per entrare nei ranghi dell'Amministrazione dalla porta di servizio' sono espressioni che non ci rappresentano e che, ci duole dirlo, non dovrebbero essere pronunciate da una senatrice della Repubblica". E' quanto si afferma in un comunicato diffuso dai tirocinanti calabresi del Ministero per i Beni e le attivita' culturali Mibac in replica ad un comunicato della senatrice Margherita Corrado. "Da tempo, come gia' indicato alle assessore regionali Maria Francesca Corigliano e Angela Robbe - e' scritto nel comunicato - sosteniamo, leggi alla mano, che il nostro percorso formativo prevede nelle modalita' d'accesso alla pubblica amministrazione anche l'assunzione attraverso il ricorso alle liste di disoccupazione dei Centri per l'impiego territoriali proprio grazie alla qualifica conseguita attraverso il tirocinio da noi svolto. Cio' in virtu' della delibera di giunta regionale della Calabria n. 613 dello 11 dicembre 2017, con esplicito riferimento all'articolo 8 del D. 13/2013 e a i sensi dell' art. 35 del D. Lgs n. 165/2001 lettera b. A fine febbraio il nostro iter formativo cessera' e, nonostante le rassicurazioni ricevute in maniera informale, ad oggi non abbiamo l'ufficialita' di poter proseguire tale percorso che, ribadiamo nuovamente, e' sempre stato finalizzato all'inserimento lavorativo". "La situazione attuale, tra l'altro - riporta ancora il comunicato - non puo' che favorire tale inclusione visto che il Ministero presso cui prestiamo servizio si caratterizza per una forte carenza di personale che vedra' da qui a breve un aumento del fenomeno in vista dell'attivazione ai fini pensionistici della cosiddetta 'Quota 100' promossa dal governo nazionale. Al reddito di cittadinanza preferiamo di gran lunga un lavoro dignitoso che ci spetta per diritto costituzionale".

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