Mafie, Toscana quarta in Italia per arresti e denunce. Rossi: "Non saremo la Calabria, ma c'è da essere preoccupati"

rossi enricoNegli ultimi tre anni la Toscana è la prima regione in Italia, dopo quelle a presenza storica di mafie - Campania, Calabria e Sicilia -, per arresti o denunce con l'aggravante del metodo mafioso. E secondo il Rapporto sulla criminalità organizzata in Toscana realizzato dalla Normale di Pisa, presentato a Firenze, sono state 223 le persone coinvolte, oltre il 30% del totale nazionale al netto delle tre regioni 'storiche'. Grosseto, Livorno, Prato e Massa Carrara sono le province a più alto rischio di penetrazione mafiosa. Crescono in regione i danneggiamenti per incendio, gli attentati e le rapine in banca. Per denunce di estorsione Livorno è tra le prime in Italia per tasso di crescita annuale. Prato svetta invece per riciclaggio. Secondo il Rapporto, i gruppi criminali "mirano ad un controllo più dei mercati che del territorio e frequenti sarebbero appunto gli scambi e i legami tra compagini criminali di origine differente, che fanno pensare a possibili integrazioni anche di natura organizzativa".

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"Non siamo la Calabria, ma c'e' da stare preoccupati lo stesso". Sintetizza cosi' il senso del proprio intervento il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, commentando la presentazione del rapporto sulla criminalita' organizzata e la corruzione stilato dalla Normale di Pisa. Il governatore rammenta che una convinzione diffusa sul fenomeno e' che la presenza della mafia sarebbe isolata in nicchie particolari in un contesto toscano complessivamente sano. Tutto questo anche per merito di un controllo sociale dall'alto che preserva la legalita' e funziona da deterrente. "Voglio difendere la Toscana, credo che ci sia ancora un tessuto economico sano, lo dimostrano anche certe reazioni che vediamo di fronte alle emergenze criminali- premette-. Tuttavia, se ad esempio a Livorno si aprono delle indagini perche' passa un pezzo del traffico nazionale della droga e' evidente che esiste un pezzo dell'economia locale infiltrata". La strategia per contrastare la mafia deve far leva, sostiene, "anche attraverso una discussione politica sia sul segmento sano dell'economia che sui cittadini. Diversamente- avverte-, il rischio e' che la criminalita', la corruzione infettino il nostro territorio". Il proposito dell'intervento del presidente della Giunta regionale e' di ridefinire anche l'immagine di una regione descritta abitualmente come la Toscana Felix.

Rossi e' colpito dall'emersione di possibili penetrazioni della grande criminalita' nel settore privato, nell'immobiliare specialmente. E sprona anche i sindaci a tenere gli occhi aperti: "È legittimo l'entusiasmo di un amministratore quando qualcuno viene a investire nella propria realta'- sottolinea-, ma questa reazione deve essere temperata dalla necessita' di capire da dove viene l'investimento". Assumendo il tema da quest'angolazione, sarebbe positivo per il presidente della Toscana non solo chiedere la certificazione antimafia alle aziende, ma anche "verificare l'equilibrio economico-finanziario dell'investitore. In maniera tale da capire se sta in piedi con le proprie gambe o se puo' avere dietro un flusso di denaro che viene dal mercato illecito". Il rapporto della Normale richiama anche i casi di latitanti arrestati di recente in Toscana. Una cornice che dovrebbe spingere a una maggiore attenzione, fa notare il governatore. Anche perche' il racconto della Toscana e' di una regione relativamente al riparo da un vero e proprio insediamento mafioso pone dei quesiti: "Dobbiamo cullarci o preoccuparci di questo? Forse non siamo interessati solo noi, ma anche la criminalita' organizzata a mantenere questo marchio? A pensare male anche in questo caso si farebbe bene".

In Toscana come in Italia "ci sono infiltrazioni" delle mafie "che purtroppo via via si sviluppano, anche in considerazione di un'economia che ha difficoltà in Italia a tornare a livelli accettabili, con la conseguenza che non di rado l'impresa ricorre a danaro di cui non è certa la provenienza". Lo ha affermato Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia.

"Il pericolo maggiore oggi - ha detto - è proprio quello di una economia che viene sempre più infiltrata dalle mafie: e le mafie, soprattutto la 'ndrangheta, oggi hanno una ricchezza enorme se pensiamo soltanto al traffico di cocaina, alle migliaia e migliaia di chili di cocaina che soltanto sulla costa tirrenica la 'ndrangheta sbarca". Cafiero de Raho ha parlato di "tonnellate di cocaina che arrivano sulla costa tirrenica, che vengono sbarcate e immesse nel mercato, che si convertono in denaro" il quale poi "finisce nell'economia nostra, europea, nell'economia mondiale: e quanto danaro oggi viene coperto da operazioni che risultano invisibili proprio grazie a un'impresa che avendo bisogno di denaro è pronta e disponibile ad accoglierlo".