'Ndrangheta, Dalla Chiesa: "A Brescello marea silenziosa"

Non un'alluvione, ma una marea salita lentamente fino a sommergere tutto. Cosi' la 'ndrangheta ha attuato la "conquista dal basso" di Brescello, paese della provincia di Reggio Emilia reso celebre dai personaggi di Guareschi e il cui Comune, sciolto per mafia nel 2016 e poi commisariato, e' ora governato da una nuova giunta non discontinua da quella dell'ex sindaco Marcello Coffrini. Cioe' il primo cittadino che con le sue dichiarazioni su Francesco Grande Aracri, condannato per mafia residente Brescello ("e' gentilissimo, molto tranquillo e ha sempre vissuto a basso livello"), ha innescato il tracollo dell'amministrazione comunale di cui aveva ereditato il timone dal padre. A sviscerare nei dettagli come la 'ndrangheta si sia sostituita a Peppone e Don Camillo e fino a che punto abbia avuto la strada spianata da cittadini e isitituzioni e' una ricerca dell'osservatorio sulla criminalita' organizzata dell'universita' di Milano, diretto da Nando Dalla Chiesa, commissionata da Cgil, Anpi e Auser di Reggio Emilia. Il dossier e' stato presentato stamattina nella sede reggiana della Camera del Lavoro. La genesi della ricerca, spiega il segretario generale della Cgil Guido Mora, "parte dalle difficolta' che le nostre organizzazioni, anche nel rapporto con gli attivisti presenti sul territorio di Brescello, hanno da subito incontrato nell'incidere dal punto di vista sociale sul tema delle infiltrazioni". Con "il momento di studio e approfondimento di oggi- aggiunge il segretario- vogliamo gettare le basi per una nuova fase di impegno e tornare a Brescello per superare con la comunita' quel clima di negazione e autoassoluzione che altrimenti continuera' a inquinare la societa'".

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Un punto confermato da Dalla Chiesa: "Quando le organizzazioni mafiose arrivano in un territorio tendono ad instaurare un modello mafioso. E se ci riescono e' poi molto difficile uscirne", dice il professore.
Passando ai risultati del rapporto di studio, il primo dato emerso e' che- in linea con quanto emerso anche dalle requisitorie dei Pm del processo Aemilia- dopo gli omicidi legati alle faide del 1992 la 'ndrangheta in Emilia ha mostrato quasi sempre solo il suo "volto buono". Il rapporto parla di un inserimento "omeopatico", a "piccole dosi, in modo indolore e non aggressivo". Una trappola sottile a cui i cittadini di Brescello non sono sfuggiti anche perche' "reputare gli affiliati alla 'ndrangheta persone normali" puo' "giustificare, di fronte agli altri e addirittura a se stessi, i propri atteggiamenti di tolleranza, di indifferenza, di accettazione e di convenienza rispetto ai soggetti mafiosi".
Insomma una sorta di alibi per non occuparsi del problema e per evitare eventuali pericoli che potrebbero sorgere, o per usufruire dei vantaggi offerti dall'organizzazione. A cio' si aggiunge che gli 'ndranghetisti residenti sono riusciti talvolta a porsi addirittura come "benefattori" della comunita', come nel 2002 quando fornirono sabbia gratis in occasione dell'alluvione del paese.

Infine di fronte al "trauma" dello scioglimento del Consiglio comunale, si legge nella ricerca, i brescellesi si sono divisi tra i sostenitori della tesi "del sacrificio", e chi vi ha visto un'occasione di cambiamento e di rottura rispetto al passato. Per i primi, largamente maggioritari, il paese di Brescello sarebbe stato un capro espiatorio per distogliere l'attenzione dal caso di Reggio Emilia, ancora stordita dagli arresti di 'ndrangheta del gennaio 2015. "Chi sostiene questa tesi- osserva il rapporto dell'universita' di Milano- considera ingiusto e ingiustificato lo scioglimento, minimizza le esternazioni dell'ex sindaco Marcello Coffrini su Francesco Grande Aracri e biasima lo scioglimento in quanto infangherebbe la reputazione del paese creando un danno alla sua vocazione turistica". Chi ha reagito positivamente allo scioglimento, invece, si e' saldato con alcune associazioni antimafia (Libera Reggio Emilia, Agende rosse di Modena) nel promuovere attivita' di sensibilizzazione. Da ultimo la ricerca osserva che "molte difficolta' a interloquire con le agenzie educative come la scuola e la parrocchia si sono registrate, non solo prima ma anche dopo che Brescello divenisse un caso nazionale". 

"Credo che nessuno a Brescello sottovaluti la presenza di persone e figure della 'ndrangheta.
Non e' vero che si nega questa situazione o che la comunita' non e' cosciente". A dirlo e' Stefano Storchi, vicesindaco con delega alla Legalita' della nuova giunta comunale brescellese guidata da Elena Benassi, che replica cosi' ai risultati della ricerca della ricerca (promossa da Cgil, Anpi e Auser di Reggio Emilia) condotta dall'universita' di Milano nel Comune reggiano sciolto due anni fa per infiltrazioni mafiose. "Per come ho sentito finora illustrati i risultati della ricerca- dice Storchi- credo che ci sia una lettura strana della realta' locale: sono convinto e so che i cittadini hanno ben chiaro che alcuni elementi all'interno della vita di Brescello sono individuati come pericolosi. Poi, se deve passare il tema che la comunita' e' 'ndranghetista, tutti diranno di no. Ma questo non vuol dire che non ci sia coscienza, non si puo' parlare di non accettazione quando la comunita' si e' sentita sotto accusa ed etichettata come mafiosa". Insomma "anche se su queste tematiche il dibattito non si e' sviluppato in modo aperto, e questo e' vero, la consapevolezza di quello che e' accaduto la comunita' locale l'ha acquisita", aggiunge Storchi. Il vicesindaco dissente dalla ricerca che afferma tra l'altro lo scarso ruolo giocato da scuola e parrocchia come presidio di legalita'.

"C'e' stato un grande lavoro che e' stato sviluppato anche nella scuola. La scuola ha posto un'attenzione forte in questi anni a questi temi", ribatte Storchi. In questo momento, chiosa, "c'e' l'esigenza di allargare e aprire il dibattito. Infatti la sfida, anche mia personale, e' fare di Brescello un punto di osservazione piu' vasto sul tema delle infiltrazioni. Farlo diventare da epicentro e luogo immagine della malavita a luogo di studio. In questa direzione va la consulta per la legalita' che nascera' a breve e a cui mi fa piacere che anche l'Anci (associazione dei Comuni) regionale ha comunicato di voler aderire". Rivolgendosi a Nando Dalla Chiesa, direttore dell'osservatorio sulla criminalita' dell'universita' di Milano che ha steso la ricerca, Storchi conclude: "In questo momento Brescello e' il simbolo di tutto quanto e' accaduto in questo territorio: professore dateci una mano a sbloccare questa situazione, l'aspettiamo quando vuole". (Cai/Dire)