“Aemilia”, il pm: “Condannare Giuseppe Iaquinta anche per calunnia”

L'autodenuncia presentata nel dicembre del 2013 alla Dda di Bologna lo ha salvato dal carcere. Tre anni piu' tardi, infatti, la Corte di Cassazione ha interpretato quel gesto come un "atteggiamento collaborativo" e ribaltato il pronunciamento del tribunale del Riesame che per Giuseppe Iaquinta, arrestato nel 2015 nell'inchiesta Aemilia contro la 'ndrangheta (la misura non era stata eseguita proprio in attesa della Cassazione), aveva disposto invece la custodia cautelare. Ma la "mossa diabolica" (come l'ha definita il pm Beatrice Ronchi) messa in atto dall'imprenditore edile di origine cutrese residente a Reggiolo, alla sbarra nel maxi processo di Reggio Emilia, gli si e' ritorta contro come un boomerang. Per quello stesso documento con cui aveva chiesto "accertamenti preventivi" sul suo conto ed espresso la volonta' di "collaborare alle indagini in corso", Ronchi ha infatti chiesto oggi nella sua requisitoria per Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore campione del mondo Vincenzo, anche la condanna per "calunnia aggravata dal metodo mafioso". (Dire)

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