Un Mondo di Mondi: "La modifica della legge regionale sugli alloggi popolari garantisca il diritto di tutti"

Resta aperta la discussione in Consiglio regionale per la modifica della legge regionale 32/96, in tema di alloggi popolari, di nuovo in aula il prossimo 12 dicembre. Un settorenevralgico, quello dell'edilizia residenziale pubblica, per garantire il diritto fondamentale all'abitare per le famiglie a basso reddito. Un diritto purtroppo ad oggi non garantito,nonostante sul territorio regionale esista un elevato numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Un'inefficienza dovuta anche ai limiti evidenti dell'attuale testo della legge, risalente a 21 anni fa.

Pertanto le associazioni riunite nell'Osservatorio sul disagio abitativo- COSMI, CSOA A. Cartella, CSC Nuvola Rossa, ASIA-USB Reggio Calabria , Società dei Territorialisti e Un Mondo Di Mondi- insieme al Movimento Reggio Non Tace e alla Collettiva AutonoMia, invitano il Consiglio Regionale ad operare la modifica considerando, prima di tutto, le problematiche più importanti del settore.

Il problema principale consiste nell'incongruenza tra i numerosi alloggi popolari non abitati e le migliaia di famiglie prive di un alloggio adeguato, dovuto alla mancanza di una gestione legale del patrimonio ERP. I Comuni infatti non esercitano il potere di controllo sull'effettiva permanenza dei requisiti degli assegnatari, come previsto dalla legge. La mancanza dei controlli impedisce il meccanismo del turn-over delle assegnazioni e quindi la piena applicazione della norma.

La mancata applicazione della legge ha come conseguenza una serie di illegalità, in particolare quella di lasciare gli alloggi nella disponibilità di coloro che non ne hanno diritto, negando la casa alle famiglie bisognose che invece quel diritto lo hanno . L'assenza di controlli sui requisiti è un problema centrale nella gestione degli alloggi popolari e nelleultime settimane anche presente nel dibattito sui media nazionali.

Il testo stesso della legge è una delle tante cause che determinano questo problema. Difatti, l'articolo 12 della legge regionale nr 32/1996, pur prevedendo i controlli sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari, non obbliga i comuni ad effettuarli, non prevede una precisa cadenza e tantomeno una procedura per ovviare alla mancata azione dei comuni. Ma i tre aspetti sarebbero necessari per garantire la piena legalità del settore e quindi il diritto all'alloggio a chi ne ha bisogno. Pertanto sarebbe opportuno che iConsiglieri regionali apportino questa importante modifica.

Altro punto critico è l'aspetto economico- finanziario del settore. Troppo spesso è orientato ad impegnare le risorse ERP come "bancomat" per altre finalità e non per la manutenzione e lo sviluppo del patrimonio ERP e di conseguenza per garantire il diritto alla casa delle fasce più deboli.

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Per questo si chiede ai Consiglieri regionali l' abrogazione del comma 7 bis dell'articolo 59 ter della legge 32/1996 che - contrariamente a quanto stabilito dalla Legge 24 dicembre 1993, n. 560 - consente, ai comuni dichiarati in dissesto finanziario e a quelli che abbiano deliberato l'adesione al piano di riequilibrio finanziario pluriennale, didestinare prioritariamente i proventi delle vendite degli alloggi erp al risanamento finanziario del bilancio comunale.

Sarebbe anche necessario prevedere un sistema di controllo stringente sull'effettiva destinazione delle entrate del settore per lo sviluppo dell'edilizia residenziale pubblica.

Tra le altre modifiche da apportare con urgenza, anche quella della ridefinizione del concetto di "alloggio adeguato". Secondo il diritto internazionale infatti, l'alloggio adeguato non può essere definito soltanto dalle caratteristiche fisiche dell'edificio-casa (numero e ampiezza vani, impianti a norma, salubrità dei locali), come prevede l'attuale testo di legge, ma anche da un ambiente abitativo (il quartiere in cui si trova l'alloggio) che abbia i requisiti di piena inclusione sociale. Questa modifica consentirebbe un primo passo verso il superamento dei ghetti urbani di case popolari costruiti in tutti i territori della Regione e che, negli ultimi decenni, hanno costituito un gravissimo problema di esclusione sociale, fornendo a volte la manovalanza per le attività criminali della 'ndrangheta.

Sarebbero necessarie tante altre modifiche ma, purtroppo, è impossibile farlo nella fase finale del procedimento legislativo. La previsione di un secondo step appare quindi inevitabile. Per questo auspichiamo l'avvio di un tavolo di confronto serio che coinvolga Regione e comuni, le Università e l'associazionismo impegnato quotidianamente ad affrontare gli effetti negativi di una politica abitativa purtroppo troppo approssimativa.